“Dahmer”, spopola la serie Netflix sulla vita del cannibale di Milwaukee

La serie “Dahmer” sta letteralmente spopolando sulla piattaforma Netflix. È stata rilasciata il 21 settembre 2022 e racconta la storia di uno dei criminali più efferati degli Stati Uniti, ovvero Jeffrey Dahmer.

Se siete facilmente impressionabili, questo caso non fa per voi. E no, non si tratta di pura fantasia, ma di una storia realmente accaduta e che ebbe inizio a partire dal 1978. Jeffrey Lionel Dahmer è stato uno tra i criminali più spietati mai esistiti, conosciuto anche come “il cannibale (o mostro) di Milwaukee“. Infatti, non si trattava di un comunissimo serial killer, ma di una persona particolarmente sadica e incline a crimini efferati come appunto il cannibalismo, la necrofilia, lo squartamento e la violenza sessuale. Dahmer crebbe in un clima familiare molto turbolento (a causa dei litigi dei genitori e della depressione della madre) e a sua volta fu vittima di violenze da parte del vicino di casa. A causa di tutto ciò, sviluppò una personalità molto apatica e a nutrire interesse per la collezione di resti di animali morti, che solitamente seppelliva nel bosco. Il padre, convinto che il figlio fosse interessato alla tassidermia in quanto scienza, gli insegnò come conservare gli scheletri animali. In realtà, Jeffrey provava piacere nello squartamento, infatti, la prima avvisaglia della sua infermità mentale fu la decapitazione della carcassa di un cane investito da un’auto. Quest’ultima fu poi inchiodata barbaramente a un albero. All’età di tredici anni, iniziò anche a coltivare fantasie sessuali in cui l’oggetto del suo desiderio erano persone morte, e tre anni più tardi, a consumare regolarmente massicce quantità di alcolici anche nelle ore scolastiche. In seguito, Dahmer acquisì consapevolezza del suo orientamento sessuale e capì di essere gay, ma scelse di non dirlo ai genitori. Essi, dopo anni di litigi, si separarono e ognuno di loro prese la propria strada. Jeffrey, decise così di tornare nella sua prima casa in Ohio. Nel 1978, si consumò il suo primo omicidio. La vittima fu un autostoppista 19enne, Steve Hicks. Il povero malcapitato fu invitato in casa di Dahmer, il quale gli offrì dell’alcool, prima di ucciderlo con un manubrio da palestra e infine soffocandolo. Il suo corpo venne prima abusato sessualmente e poi sciolto nell’acido. Alcuni dei resti del ragazzo furono seppelliti nel bosco dietro casa. Jeffrey, come se nulla fosse, continuò a vivere la sua vita, prima iscrivendosi all’università e poi arruolandosi come volontario nell’esercito, in cui si specializzò come medico.

Nel 1981, il padre Lionel lo mandò a vivere a casa di sua nonna, la quale fu l’unico membro della famiglia a cui mostrava affetto. Inizialmente, la sistemazione nella casa della nonna sembrò proseguire bene, ma non fu così. Dahmer continuò a sciogliere animali morti, nell’acido, e iniziò a custodire manichini nell’armadio. Adescava le sue vittime nei bar gay della città, le invitava nel suo appartamento, le drogava per poi infine squartarle e cibarsi delle loro carni. I vicini scoprirono poco dopo i suoi omicidi perversi, in quanto dal suo appartamento giungeva un costante odore nauseabondo di carne putrefatta. Da lì, venne scoperto dalla polizia in possesso di alcuni resti umani e di foto macabre scattate con la Polaroid. Nel 1990, gli fu concessa la libertà condizionata, ma questo non fu sufficiente per fermare la sua furia omicida. Intanto, la lista delle vittime continuò ad allungarsi.

Il processo di Dahmer iniziò  a Milwaukee nel 1992, in cui dovette rispondere ai 15 capi di imputazione. Egli si dichiarò infine colpevole e nonostante la difesa avesse richiesto l’infermità mentale, egli fu riconosciuto colpevole e condannato all’ergastolo, totalizzando 957 anni di prigione.

Fu trasferito nel Columbia Correctional Institute di Portage, nello Stato del Wisconsin, dove visse il resto dei suoi giorni. Proprio lì, si convertì al Cristianesimo, ma nel 1994, un detenuto tentò di ucciderlo, tagliandogli la gola con un rasoio. Dahmer sopravvisse e rifiutò di essere portato in isolamento. Il 28 novembre del 1994, fu aggredito da un altro detenuto, malato di schizofrenia, il quale lo colpì ripetutamente con un manubrio della palestra del carcere. Jeffrey Dahmer morì durante il trasporto in ospedale a causa del gravissimo trauma cranico subito. Il suo corpo fu cremato e il suo cervello fu prelevato durante l’autopsia, per scopi scientifici.  Le vittime di Jeffry Dahmer furono in totale 17: Stephen Hicks, Steven Tuomi, Jamie Doxtator, Richard Guerrero, Anthony Sears, Eddie Smith, Ricky Beeks, Ernest Miller, David Thomas, Curtis Straughter, Errol Lindsey, Tony Hughes, Konerak Sinthasomphone, Matt Turner, Jeremiah Weinberger, Oliver Lacy e Joseph Bradehoft.
La serie è composta da 10 episodi ed è vietata ai minori di 18 anni. È oggetto di numerose critiche, soprattutto da parte delle famiglie delle vittime, che ne avevano richiesto la cancellazione. Jeffrey Dahmer è stato interpretato dall’impeccabile Evan Peters, che è riuscito a calarsi in modo eccellente nella parte, impressionando il pubblico di Netflix.
a Cognita Design production
Torna in alto