Covid Time. Tra recessione e investimenti, come finirà il 2020 tra perdite e utili?

Il Coronavirus ha avuto la capacità di scombussolare i mercati a marzo ma, dopo un mese di panico, ad aprile si sono registrati progressi tra i migliori dell’ultimo periodo. image1Di conseguenza, l’Osservatorio Mensile sui mercati di Moneyfarm ha reso noto i primi dati economici, tutt’altro che edificanti in base alle aspettative. Quando gli USA hanno annunciato una contrazione del PIL del +4%, a Wall Street si registrava una performance positiva di oltre il 2%.
Discrepanza simbolica, ma indicativa sul funzionamento dei mercati soprattutto nei prossimi mesi. La prima considerazione da fare è sul focalizzarsi su investimenti a lungo termine, a maggior ragione nei periodi di crisi. La seconda rilevazione è che le previsioni sulla contrazione dell’economia sono già “apprezzate” dai mercati. La terza, riguardo la volatilità, l’indice migliore per misurare le reazioni dei mercati, e che di conseguenza ha raggiunto un livello piuttosto alto. Tutto ciò apre ad una discrepanza tra Europa ed USA.
Questa discrepanza potrebbe, in prospettiva, diventare uno dei motivi dominanti per i prossimi mesi, andando ancora una volta a premiare la scelta di un’allocazione diversificata. L’andamento dei mercati ha sorpreso molti: questo riflette alcune dinamiche tipiche delle economie nei periodi di crisi. Le istituzioni, da par loro, hanno risposto con immediatezza, dando prova di grande rapidità per tamponare l’emergenza.
Chart-3_eng-1-scaledParticolarmente interessante è notare come la politica monetaria abbia preso un’azione efficace a sostegno del mercato di credito, evitando una crisi di liquidità. In paesi come gli USA, la Cina o la Germania, la politica fiscale ha messo in campo enormi strategie per rilanciare l’economia.
Più negli USA che in UE, come dimostrano i prezzi azionari.
Entra in gioco una nuova politica, quella del “whatever it takes”, ormai considerata come un nuovo pilastro del binomio politica-economia, non certo solo nelle democrazie.

Tutto ciò va in contrasto con una politica quarantennale di limite alla politica monetaria e fiscale, sempre meno sostenuta a livello istituzionale. Si va verso un cambio di paradigma, nonostante la realtà rimanga alquanto complessa. Debito e inflazione infatti esistono ancora, e non è detto che non torneranno. Inoltre, avendo i mercati aspettative alte, c’è maggior possibilità di cadere nel ribasso anziché nel rialzo.
In un contesto così frastagliato, quanto successo a marzo ha rappresentato un buon punto di ingresso per gli investitori. Molti, infatti, hanno parlato dell’effetto positivo dell’abbondanza di liquidità sui mercati azionari. Questo effetto si trasmette per via di due direttrici: tramite la percezione del rischio e il calo dei rendimenti delle asset class obbligazionarie, in questo momento legate all’incertezza dell’emergenza. Intanto, la dispersione sui mercati azionari, nel 2020, ha toccato livelli molto alti.
La crisi insomma è andata ad accentuare le differenze tra diversi modelli di business nelle capacità di generare profitti. In questo contesto vengono premiate le società quotate in borsa, rispetto all’economia reale. In questo contesto di crisi c’è un mercato, quello tecnologico, in netto vantaggio, a conferma della sovraperformance Usa rispetto a quella europea. Una dispersione confermata dai risultati delle aziende, premettendo che però sarà il prossimo il trimestre in cui meglio si vedranno gli effetti delle misure di lockdown: poteva andare peggio, decisamente. In questa situazione così dispersiva si sta assistendo ad un duplice calo, negli USA e nell’Eurozona: gli utili perdono il 7% da una parte e il 25% dall’altra. Ed emerge con tutta chiarezza la sofferenza dell’Europa in questo momento, complice un’economia storicamente meno dinamica prima già prima del Covid-19.
I profitti aziendali però non hanno toccato quota zero, e questo è un buon segnale. In periodi di crisi, circa il comportamento di consumatori ed aziende, bisogna essere bravi ad individuare i cambiamenti di breve termine: la sensazione è che negli scorsi mesi si siano cristallizzati cambiamenti digitali già in atto da anni. Come sono intanto i prospetti per il 2021? Molti sostengono che la crescita sarà maggiore del 2019.
Ma i futures sui tassi d’interesse della FED prezzano un’eventualità di tassi negativi anche per l’anno venturo, il che significa necessariamente che la politica monetaria dovrà rimanere accomodante: una stonatura, rispetto alla visione così ottimistica del 2021, indicato come l’anno del recupero. Sul fronte degli utili è prevedibile un continuo del calo già in atto, e per questi sarà fondamentale il trimestre in corso. 

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