Dopo Cipollina e Castelnuovo-Tedesco, il Tango del Duo “Opus Ludere”

La sua musica, avendo influenzato compositori come Igor Stravinskij e Paul Hindemith, ha conquistato dignità artistica, entrando a pieno titolo nelle sale da concerto, grazie alle composizioni di importanti musicisti

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Il Tango, è definito dalla Treccani come «Danza popolare argentina nata nei sobborghi di Buenos Aires in ambienti di guappi e delinquenti, diffusasi in tutta l’Europa nei primi decennî del Novecento».

La sua musica, avendo influenzato compositori come Igor Stravinskij e Paul Hindemith, ha conquistato dignità artistica, entrando a pieno titolo nelle sale da concerto, grazie alle composizioni di importanti musicisti tra i quali spicca sicuramente Astor Piazzolla. Il fascino che da esso trabocca ha, però, contagiato tantissimi artisti d’ogni latitudine e d’ogni genere musicale, tra cui – solo per citarne qualcuno – Goran Bregovic e Tullio De Piscopo.

Domenico Testaì e Davide Sciacca, componenti del Duo “Opus ludere”, non “pescano” nel repertorio di questi mostri sacri ma gli autori di questa musica sono andati a cercarseli; o, forse, è avvenuto il contrario; oppure no, si sono incontrati sul terreno della comune fascinazione “tanguera”… Certo è che hanno allestito un programma, dedicato esclusivamente al Tango da concerto, tralasciando il già ampiamente noto e scegliendo composizioni direttamente a loro dedicate ea loro affidate da importanti compositori, quali Joe Schittino (“Sdebitango”), Francesco Santucci (“La Luna y lo Ruisenor”) e Andrea Amici (“El Tango”), arricchendo il tutto con la Sonata per Flauto e chitarra (in tre tempi: AllegroAdagio e Vivo) di Roberto Di Marino e con altre composizioni di Santucci, “Habanera e Tango” e “La Bruja Loca”, quest’ultima mai ancora eseguita in pubblico e che sarà proposta come “novità assoluta” proprio nel prossimo appuntamento che il Duo ha fissato a Catania per domenica 30 settembre al Castello Ursino (inizio: ore 21).

I due artisti, dotati di rilevanti curricula, si conoscono musicalmente da tanto tempo e non sono nuovi neanche nell’ambito dei programmi allestiti dal Centro Magma di Catania, sotto la direzione di Salvo Nicotra, con cui – tra l’altro – Sciacca collabora intensamente da alcuni anni firmando l’allestimento di interessanti progetti insieme a Salvatore Daniele Pidone.

Il concerto di domenica è inserito nelle iniziative – intitolate “Dalla Sala Magma al Castello Ursino”, curate dalla citata associazione e inserite nel ricco programma “Estate in Città” del Comune di Catania – che hanno preso il via domenica scorsa con l’apprezzatissima conferenza-concerto di Roberto Cipollina dedicata a Mario Castelnuovo-Tedesco (“Dall’analisi filologica delle edizioni alla scrittura della nuova musica per chitarra”). Con tale manifestazione (l’ideatore – appunto Sciacca – ha sfidato il festoso bailamme delle iniziative di “teatro di strada” che contemporaneamente si svolgevano nell’intera area circostante, all’infuori del maniero federiciano. Grossa sfida, sicuramente vinta. A dargli ragione è stato il per niente esiguo e attentissimo pubblico che ha dimostrato di avere gradito la proposta con gli applausi e soffermandosi a lungo, dopo la conclusione, con il relatore e con il Duo Ten Strings (esecutore di alcune composizioni dello stesso Cipollina).

Il variegato racconto della vicenda umana ed artistica del compositore fiorentino (nato nell’aprile del 1895 e morto a Beverly Hills il 16 marzo 1968), è apparso molto accurato (corredato, com’era, da copiose e preziose proiezioni), affascinante e alquanto gradevole. Particolare guarnitura è stata la colorita aneddotica collegata all’emigrazione negli Stat Uniti (con conseguente naturalizzazione), cui Castelnuovo-Tedesco fu costretto, a seguito dell’emanazione delle leggi razziali fasciste, ai rapporti con i più importanti compositori coevi con particolare rilievo per il suo insegnante Ildebrando Pizzetti (colpevole, però, di avere impedito l’esecuzione dell’opera lirica “Il mercante di Venezia” nella sua Firenze).
Particolare attenzione è stata riservata al fatto che, non essendo un chitarrista e riconoscendo le difficoltà compositive per lo strumento a corde, Castelnuovo-Tedesco si affidò alla revisione editoriale (ed esecutiva) di Andres Segovia, traendone lustro ma anche frustrazioni. Cipollina ha rilevato come di recente si sia iniziato un notevole certosino lavoro – soprattutto per opera di Angelo Gilardino – di ricostruzione e di esecuzione degli originali, fornendo – nel merito – anche qualche significativa esemplificazione comparativa.

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