Mercoledì 19 aprile, nel Coro di Notte del Monastero dei Benedettini, organizzato dall’Università di Catania e dall’Associazione Idrotecnica italiana, si terrà il convegno “Acquedotti in pietra e in celluloide”.
In pochi forse sanno che il cosiddetto “acquedotto greco catanese”, che da anche il nome ad una famosa via cittadina, fu in realtà la maggiore opera di convogliamento idrico nella Sicilia romana e attraversava per circa 23 km il territorio compreso tra le fonti sorgive di Santa Maria di Licodia e l’area urbana dell’antica Katane, percorrendo gli attuali territori comunali di Paternò, Belpasso e Misterbianco prima di giungere al capoluogo etneo. La sua storia comincia intorno al I secolo, quando le risorse idriche nel territorio cittadino iniziarono a scarseggiare a causa delle eruzioni dell’Etna che limitarono la portata del fiume Amenano e del lago di Nicito. Questa maestosa opera ingegneristica sarà uno degli argomenti al centro del convegno “Acquedotti in pietra e in celluloide”, che si terrà mercoledì 19 aprile, alle 17, nel Coro di Notte del Monastero dei Benedettini, organizzato dall’Università di Catania e dall’Associazione Idrotecnica italiana, con il patrocinio dell’Assessorato regionale dei Beni culturali e dell’Identità siciliana, dell’Ordine degli Ingegneri di Catania e dell’Ordine degli Architetti pianificatori, paesaggisti e conservatori di Catania e con l’adesione di Italia Nostra onlus e della delegazione di Catania del Fondo ambientale italiano (Fai).
“Vi sono molti esempi di importanti acquedotti nell’antichità – ha spiegato il prof. Bartolomeo Rejtano, ordinario di Infrastrutture idrauliche al dipartimento di Ingegneria civile e Architettura (Dicar) – ma quelli costruiti dalla civiltà romana hanno rappresentato per molti secoli esempi insuperati. Queste opere sorprendono ancora oggi, sia per l’arditezza della concezione e della progettazione, sia per la qualità dei materiali e delle tecniche costruttive”.
Tra le opere che saranno analizzate nel corso del seminario ci sarà anche l’acquedotto di Cifali, realizzato nel 1625 (su una sorgente già utilizzata in periodo greco) dal Monastero Benedettino di San Nicola L’Arena e di cui beneficiava gran parte della città, oltre a vari apprezzamenti agricoli lungo il tracciato. Si trattava di un’opera talmente importante che già nel 1649 gli stessi monaci benedettini iniziarono la costruzione del più importante acquedotto della Leucatia.
Il convegno sarà aperto dagli indirizzi di saluto del rettore Francesco Basile, del presidente dell’Associazione Idrotecnica italiana (sezione Sicilia orientale) Salvatore Alecci, del direttore del dipartimento di Scienze umanistiche (che ospita l’iniziativa) Maria Caterina Paino, del soprintendente per il Beni culturali e ambientali di Catania Maria Grazia Patanè, del presidente dell’Ordine degli Ingegneri di Catania Santi Maria Cascone, del presidente dell’Ordine degli Architetti di Catania Giuseppe Scannella, del capodelegazione Fai Catania Antonella Mandalà e del presidente di Italia Nostra onlus (sezione di Catania) Tania Paternò La Via.
Dopo l’intervento introduttivo del prof. Rejtano, si terranno le relazioni dell’ing. Catello Masullo (Associazione Idrotecnica italiana) dal titolo “Gli antichi acquedotti di Roma”, della dott.ssa Laura Maniscalco (soprintendenza per i Beni culturali e ambientali di Catania) che parlerà dell’acquedotto romano di Catania e della prof.ssa Lavinia Gazzè (dipartimento di Scienze umanistiche) che illustrerà la storia e le caratteristiche dell’acquedotto di Cifali.
A conclusione degli interventi verrà proiettato il filmato antologico a cura dell’ing. Masullo “Acquedotti romani in celluloide”, con spezzoni di film con antichi acquedotti di epoca romana. Anche l’arte cinematografica, infatti, è stata attratta dal fascino di queste opere: sono diversi gli esempi di film la cui fotografia si è arricchita della solenne presenza degli acquedotti.