Catania; Testa alla Coppa ma a Taranto riaffiora la sindrome del “Gambero”

Ci risiamo. Il Catania non riesce proprio a trovare un percorso stabile e venir fuori dalle montagne russe. La prestazione di Taranto è simile ad altre, tante, troppe.

Ci si aspettava una conferma, una prova di maturità e carattere, dopo la  vittoria casalinga contro la capolista Juve Stabia di sette giorni prima.

Allo “Iacovone” contro una formazione in salute, ma non trascendentale, i rossazzurri hanno palesato tutti i limiti emersi nel corso di questo tortuoso cammino.

Un gol episodico, scaturito da un batti e ribatti in area etnea sugli sviluppi di un calcio d’angolo, risolto dalla conclusione di De Marchi che regala il vantaggio

ai rossoblu pugliesi dopo appena 12 minuti. La reazione del Catania è flebile, inconsistente, contratta dall’asfissiante pressing esercitato  dagli uomini di Ezio Capuano che, nonostante l’assenza per squalifica del bomber Kanoute, mette in campo una formazione agonisticamente aggressiva e capace di insidiare la porta di Albertoni anche ad inizio ripresa, sempre su calcio d’angolo, con un preciso colpo di testa del difensore Micelli che colpisce la parte bassa della traversa a portiere battuto sfiorando il raddoppio. Poche e confuse le trame offensive degli etnei nella parte centrale del match. L’azione più incisiva dei rossazzurri si sviluppa intorno al 25’ quando Cicerelli serve in orizontale Welbech che dai 25 metri prova il tiro piazzato sotto il set alla sinistra del portiere tarantino Vannucchi, pronto e reattivo a deviare in angolo. Dopo i cambi operati da Lucarelli, il Catania tenta il forcing finale con un paio di conclusioni di Cianci e Costantino che non vanno a bersaglio e non cambiano il risultato.

Una storyboard che ricalca, quasi senza variazioni, le precedenti narrazioni: approccio alla gara timoroso, gol subito e conseguente poca reattività  nel tentativo di rimediare e controbattere  la contingenza sfavorevole e poi la preoccupante sterilità offensiva che sta incidendo negativamente su risultati e prestazioni della squadra.

Tanti  i vulnus emersi in una compagine che, nel frattempo, ha cambiato pelle ma non è riuscita a cambiare passo.

I numeri certificano impietosamente il trend altalenante del Catania, che racconta di dodici sconfitte subite nelle ventotto gare sin qui disputate, otto delle quali in trasferta; di nove vittorie ottenute, l’ultima in casa contro la Juve Stabia è l’unica nelle ultime otto giornate, e di sette pareggi.

A completare questo quadro, di per se già deficitario, il magro bottino di gol realizzati, appena ventisette , poco più di Foggia (26) e Virtus Francavilla (25), formazioni anche esse poco prolifiche che seguono i rossazzurri in classifica.

Se guardiamo alla graduatoria del Girone C appare evidente come, al momento, la situazione sia delicata. I rossazzurri si trovano al quattordicesimo posto con trentaquattro punti totalizzati e ad una distanza più o meno equivalente, in termini numerici, dalla zona play off  – distante cinque punti –  e dai play out a quattro.

Nulla quindi, pragmaticamente, di irreparabile se solo si riuscisse a spezzare quel filo invisibile che sembra avvolgere la squadra in una spirale concentrica.

Per liberarsi dalla “Sindrome del Gambero” servirebbe un plus di energia mentale, al quale da qualche giorno sta lavorando il mental coach Eugenio Vassale.

Oltre all’aspetto motivazionale servirebbe anche un pieno recupero nella condizione fisica del gruppo guidato da Cristiano Lucarelli, altro nodo delicato in questo scorcio di stagione, caratterizzato non solo da infortuni, alcuni gravi, ma anche da situazioni impreviste come l’elevato numero di casi influenzali e stati febbrili che ha decimato l’organico, una situazione oggettivamente difficile da affrontare e risolvere al meglio, quella che si è prospettata nell’ultimo periodo.

C’è poi il fattore tempo. Per risalire la china i rossazzurri debbono tener conto di questo elemento imprescindibile che si può affrontare solo con la determinazione e la capacità di rincorrere il tempo, con accelerazioni progressive ed intense in termini di rendimento.

Tra mille tribolazioni il Catania ha coltivato un sentiero parallelo al campionato, conquistando, strada facendo, la semifinale di Coppa Italia di categoria.

Una chances non da poco, non un ripiego,che potrebbe aprire nuovi scenari.  

Mercoledì sera, in un “Massimino” sold out, si giocherà l’attesa gara di ritorno contro il Rimini che all’andata vinse per 1-0.

Inutile sottolineare come questa gara rappresenti da sola motivo di riscossa per tutto l’ambiente che finora ha raccolto magre soddisfazioni.

Ci sarà da lottare, con le unghie e i denti, contro i romagnoli che a Catania venderanno cara la pelle.  La squadra di Emanuele Troise sta attraversando un buon momento di forma e psicologicamente avrà poco da perdere, visto  che può sfruttare il vantaggio, seppur esiguo, ottenuto al “Romeo Neri” un mese fa.

Non ci sarà appello per Lucarelli e i suoi, chiamati a disputare la partita perfetta per agguantare un traguardo importante e rimettere in sesto una stagione giunta al bivio.

Adesso serve imboccare la strada giusta.

a Cognita Design production
Torna in alto