Bipolarismo, ambivalenza, doppiezza. Potremmo sciorinare una lunga sequela di terminologie che ben si attestano a ciò che è stata la squadra del Catania nel corso di questo campionato.
Accantonate le sterili polemiche che hanno attribuito ai festeggiamenti post finale di Coppa Italia la colpa per la scialba prestazione in terra di Puglia (gioire per un successo, peraltro storico, non ha mai fatto male a nessuno), laddove ci addentrassimo in una disamina, ancorché la più approfondita possibile, non è affatto scontato che riusciremmo a trovare le remote motivazioni “scientifiche” che giustifichino questo ambiguo altalenarsi prestazionale fra Campionato e Coppa.
Ad onor del vero, però, dinnanzi alle dicotomiche variabilità di rendimento palesate dalla squadra, forse un barlume di giustificazione lo si riesce pure a trovare. Ed è presto detto. Questo undici, cui poi vanno aggiunti gli innesti in corso di partita, rende meglio solo quando arriva alla cosiddetta “ultima spiaggia”. Giunto al punto “di non ritorno”, quando non c’è più possibilità di controprova, di appello, perché l’esito, il verdetto, saranno quelli finali (o fatali, che dir si voglia), come per incanto il gruppo riesce a trovare nel proprio intimo quella forza, quelle motivazioni che, solitamente, hanno poi portano ai successi che hanno permesso di aggiudicarci, per la prima volta nella storia della Società, l’importante ed ambito trofeo.
Come ben ha detto Mister Zeoli al termine della sedicesima sconfitta in campionato, nonostante tutto, nonostante un quintultimo posto in “coabitazione”, “la squadra, tuttavia, è ancora padrona del proprio destino”. E, nei fatti, così è, con due gare casalinghe ed una esterna, che dovrebbero poter consentire al gruppo di contare sulle proprie sole forze, senza dover necessariamente sperare negli altrui inciampi.
Sicuramente, però, quale imprescindibile crocevia per evitare i play out (termine che il sodalizio tutto non annoverava nel proprio lessico ad inizio campionato …), occorrerà battere quel Messina che ci umiliò all’andata e che ora veleggia con la serenità di salvezza virtualmente già messa in cascina.
Ce la faremo, ne siamo certi, pur con la lingua di fuori ! Ma, per favore, non parliamo di play off. Se li raggiungessimo,la squadra non avrebbe più il piglio da dentro o fuori.