Catania F.C. DOPO LA BATOSTA COL CROTONE, L’AMBIENTE MORMORAVA MA TACERE BISOGNAVA E ANDARE AVANTI !

Nel consueto processo che l’ambiente etneo instaura sistematicamente all’indomani di ogni sconfitta, chi si trova ad essere additato, di volta in volta, quale responsabile dell’evento, viene puntualmente “arrostito” a dovere, e, fino al successivo e sperato successo, viene “posto al rogo” ed esposto al pubblico ludibrio.

Il che  – si dirà – è abbastanza normale a Catania, laddove, però, si eccettui come i toni con cui si stanno ormai esprimendo in molti, tanti, troppi commentatori /giornalisti /pseudo tifosi, sono ormai divenuti davvero insopportabili, travalicando quella linea del minimale bon ton e della buona creanza, che dovrebbe sempre accompagnare e contrassegnare le esternazioni di tutti. Peraltro, nella girandola dei “colpevoli” di volta in volta individuati, c’è chi viene tirato in ballo più o meno sistematicamente e c’è chi gode invece di discutibili “guarentigie”, sovente figlie di posizioni pregresse di difesa oltranzista, ieri declarate con grande pomposità e sulle quali viene difficile oggi tornare indietro, pena l’essere sbugiardati dinnanzi a tutti. Ciò detto, appena rilevando le contraddizioni tra chi ha (giustamente) stigmatizzato il tardivo completamento della campagna acquisti estiva, ma oggi, invece, punta il dito sulla presunta frettolosità del mercato di riparazione, evidentemente senza cogliere i rischi di natura economica cui si sta esponendo il sodalizio, che corre seriamente il pericolo di doversi tenere sul groppone l’onere finanziario di possibili giocatori che, oltre il numero massimo previsto da regolamento, da febbraio andranno obbligatoriamente posti fuori rosa ma ugualmente pagati, una necessaria disamina si impone sulle tre sconfitte patite con Messina, Sorrento e Crotone. 

A nostro avviso, giustificata la sfortunata battuta d’arresto interna ad opera dei campani, nel surreale silenzio di uno Stadio Massimino ingiustamente vuoto per colpa di una piccola frangia delinquenziale, ma anche per cervellotiche nonché pavide decisioni altrui, in relazione alle altre due partite paiono assai evidenti gli errori di formazione, i cambi tardivi, l’ossessione di uno schema tattico, specialmente difensivo, che non pare si attanagli al meglio alle caratteristiche ed alla personalità di taluni giocatori che operano abitualmente dinnanzi l’estremo difensore.

Ora, delle due l’una: o si sta – oseremmo aggiungere pericolosamentepuntando solo alla Coppa Italia, per rientrare d’ufficio in quei play off che, oggi, stante l’attuale classifica, parrebbero difficilmente raggiungibili, o si stanno caricando eccessivamente i giocatori sotto l’aspetto caratteriale/mentale/nervoso, ponendo in secondo piano l’ambito meramente tecnico/tattico. Se, per un verso, il doppio incontro col Rimini potrebbe costituire il viatico apparentemente più semplice (sempre nel rispetto della valenza degli avversari) per rientrare nella roulette dei play off, laddove, però, non si giungesse a questo ambito traguardo con una squadra che sia di per se in piena salute psico/fisica ed in grado di adottare, anche nel corso della stessa partita, una varietà di soluzioni tattiche che ne acuiscano la duttilità nelle prestazioni, sin qui spesso monocordi, allora sì che le speranze di successo nel mini torneo post regular season si affievolirebbero e non di poco.

Ciò, sempre ricordando come il piano d’azione societario, forse non sufficientemente esternato nelle giuste modalità comunicazionali, non avesse mai previsto o sventolato ai quattro venti il possibile salto di categoria in questa stagione, concetto, quello della pianificazione, che sarebbe bene che l’ambiente, tutto, cominciasse a recepire come abituale, perché non è scritto da nessuna parte che ogni anno si possa ottenere una sistematica promozione al palcoscenico superiore.

Pur con tutte le superiori premesse, confidiamo comunque che, alla fine, la squadra, “metabolizzati” gli apporti tecnici dei nuovi innesti, sappia esprimersi con maggiore continuità, sì da potersi approcciare e poter quindi affrontare le prossime partite con piena consapevolezza dei propri mezzi, evitando però di caricare di eccessive aspettative il doppio incontro col Rimini, laddove non si sia raggiunta prima una ragionevole certezza di aver imboccato la strada giusta verso un ritrovato quanto irrinunciabile equilibrio prestazionale tattico/fisico/nervoso.

Fino ad allora, probabilmente, il testo della Leggenda del Piave già suggeriva a tutti quale potesse essere la strategia più giusta da adottare: pur se l’ambiente mormorava,  “Tacere bisognava e andare avanti” ! …Adeguiamoci.

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