Catania Calcio avanti in Coppa Italia …battuto al Cibali il Crotone dopo i calci di rigore.
Dovessimo riportare la corposa cronaca del successo del Catania in Coppa Italia col Crotone, sicuramente non basterebbe l’intera pagina di un quotidiano, per quanto avvincente, combattuta, rocambolesca e ricca episodi si è rivelata la gara.
Lasciamo con piacere ai Colleghi più avvezzi alle disamine tecniche e tattiche degli incontri e soffermiamoci invece su ciò che ha significato questo passaggio di turno in termini di impatto e beneficio psicologico, se vogliamo anche scaramantico, che può aver costituito questa vittoria.
Inevitabilmente, i ricordi ci riportano allo scorso uno settembre, prima di campionato, guarda caso proprio contro la squadra calabra. Abbiamo già ricordato le mirabilie di quel primo tempo di cui l’undici etneo, allora targato Tabbiani, si seppe rendere artefice. Purtroppo, l’epilogo, colpa anche di due pali (Rapisarda e Zammarini) ed una clamorosa traversa di Chiricò, sancì una vittoria degli ospiti e diede la stura ad una lunga sequela di altri legni colpiti nelle gare successive, che, unitamente ad una carenza di varietà di schemi palesata sul campo ed un’evidente mancanza di polso dell’allenatore, finirono col determinarne la sua rimozione, che la piazza caldeggiava da tempo, forse con tempistiche per certi versi anche stranamente ed ingiustificatamente premature.
Quando ci siamo soffermati sui diversi segnali che hanno connotato questo primo scorcio di gestione Lucarelli, non abbiamo potuto sottacere quanto la squadra abbia palesato un grado di volitiva determinazione, ben superiore ai recenti trascorsi, atteggiamento, questo, assai gradito dal pubblico, che ha finito l’instillare, in seno ai giocatori, un sicuro innalzamento della propria personale autostima.
E poiché, laddove la si pensi come il Machiavelli, l’uomo, in parte, è anche l’artefice delle proprie fortune, questo nuovo modo di affrontare le partite ha recato con se una buona porzione di fato positivo, clemente, prodigo, diverso da come manifestatosi in passato. Prova ne è che il Catania dell’esordio finì col perdere quella partita, ampiamente nominata, mentre, per contro, l’attuale undici etneo, rimontato per tre volte lo svantaggio ai calabri, finisce col vincere ai rigori (ben tre sbagliati dagli ospiti !), e ciò, nonostante il rientrante Livieri, la cui prova oseremmo definire quantomeno imbarazzante, nonché intrisa da una banale spocchia nei forzati quanto pericolosi dribbling in piena area di rigore, vis a vis con gli attaccanti ospiti, giocate, queste, non certo consigliabili da far vedere ai deboli di cuore.
In definitiva, quindi, allorché ci si limiti alla disamina dei citati aspetti positivi, alla stretta analisi degli ambiti sui quali i miglioramenti sono stati palesi, contribuendo a far volgere gli eventi per il verso giusto in casa Catania, le deduzioni non possono che essere positive.
Se, però, poniamo ad un sereno vaglio critico la complessiva qualità del gioco espressa, non può negarsi come, in questo senso, la perfettibilità appaia anch’essa in tutta la propria evidenza. Sotto questo aspetto, tempi e modi per migliorare ci sono, perché un efficace impianto di gioco non si crea con la bacchetta magica, ma è frutto di impegno, costanza, perseveranza.
La dicotomia che separa il concetto di raggiungimento degli scopi attraverso il perseguimento dei valori, ad esempio la ricerca del bel gioco, in antitesi alla gretta specularità del risultato, concetto etico assai ben caro al Vice presidente Grella, e, per contro, la necessità di un utilitarismo, magari meno nobile ma di certo più realistico, che porti agli agognati esiti in tempi molto più contenuti, fanno per ora propendere la bilancia per questa seconda opzione. Solo il tempo potrà dirci se il buon Vincent riuscirà a giungere al successo con il proprio credo, invero di non facile accezione per tutti gli addetti ai lavori, per molti dei quali vige sempre quella ben nota storiella catanese secondo la quale è solo un determinato tipo di pasta che riesce a saziare le persone …