Biofeedback e Day Therapy: rivoluzione nella cura delle psicosi

Presentato ad Acitrezza approccio integrato per il trattamento dei disturbi psichici

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Una buona palestra per il cervello, alimentazione equilibrata e affrontare la vita con un po’ ironia. Ma non solo. Bisogna nutrire il nostro cervello con un ‘fertilizzante magico’- come lo ha definito lo statunitense John Arden (Università del New Mexico, Albuquerque) giorno 8 luglio al Marina Palace Hotel di Acitrezza in occasione del convegno ‘Vulcanica…Mente 2016, Neuroterapia, Psicoterapia e Riabilitazione.Verso un approccio integrato al trattamento del disagio psichico’, dove il Professor Tullio Scrimali insieme ad altri relatori hanno presentato un nuovo orientamento integrato per i disturbi psichici.

Tra questi, la Day Therapy, da attuare in strutture diurne, agili ed economiche come il Centro Clinico ALETEIA di Enna e Catania, fondate e dirette dallo stesso prof. Scrimali ed oggi all’avanguardia, in ambito internazionale, per il trattamento delle psicosi.

Dunque, riattivare il cervello, raccomanda Arden, “con esercizio cognitivo per evitare il suo deterioramento, sostituire pasta e farina bianche con quelle integrali per evitare che le cellule grasse si accumulino e portino a un deterioramento e infiammazioni nella materia grigia”.

E comunque, non disperate. Se proprio non sapete rinunciare alla tentazione della nostra gustosa ed allettante cucina, rimane sempre il cortisolo, ormone prodotto dalle ghiandole surrenali deputato a controllare il metabolismo, a regolare la pressione sanguigna e a favorire il corretto funzionamento del sistema immunitario. Lo stesso ormone gioca un ruolo importante nel regolamento delle risposte adattative, delle capacità di coping e nello sviluppo sano del cervello. Un ritmo fisiologico del cortisolo favorisce un coping attivo e con un attaccamento sicuro nella crescita del bambino, l’ormone della sopravvivenza e dell’adattamento biofisico sarà ancora più sviluppato. “Grazie all’attaccamento sicuro- spiega infatti Arden- il nostro cervello avrà a disposizione più recettori di cortisolo”.

Spiega , ricercatrice di Clinica delle Dipendenze all’Università di Catania:-“Il modulo ‘day therapy’ per il deterioramento cognitivo può essere applicato a varie patologie, è un modulo di riabilitazione in cui vengono condivisi diversi momenti della giornata. Tra questi, quello più importante – continua la Tomasello- è il ‘fare’, ovvero, aiutare il paziente che non ricorda più il processo ‘fare la spesa’ o ‘cucinare il piatto preferito’. Insomma, la stimolazione alimentazione, la farmacoterapia, la psicoterapia e la riabilitazione neurospicologica, devono essere accompagnati dal ‘fare’, ovvero, la base della riabilitazione”.

“Il primo deficit della memoria- le fa eco Simona Ingrà, Centro Clinico ALETEIA, Enna– è quello riguardante la memoria a breve termine ed episodica, deputato cioè all’acquisizione di nuove informazioni. Si lavora dunque sul mantenimento delle procedurali già esistenti.

La professoressa Tomasello descrive dunque la tecnica del Biofeedback col relativo setting “Consiste in una scrivania e due monitor, uno rivolto verso il paziente e l’altro verso il terapeuta con una strumentazione che consente di rilevare processi psicofisiologici. Ma cosa accade nel disturbo del comportamento alimentare? Ci sono tre momenti diversi. Dopo sei minuti di registrazione in cui la paziente cerca di autoregolarsi, quando si presenta il cibo che lei reputa fobico -perché ingrassante- ecco che si attiva. Gli altri tracciati – continua la ricercatrice- mostrano determinati momenti della terapia in cui il paziente impara ad autoregolarsi di fronte allo stimolo attivante, che in questo caso citato è il cibo. Per introdurre gradatamente il pasto nella routine quotidiana della malata si lavora su due livelli, e cioè: il primo, di analisi funzionale rispetto ai processi relativi alla restrizione dietetico/cognitiva, ovvero quei tentativi da parte della paziente di diminuire l’alimentazione. Si devono cioè smontare le logiche dietetiche della stessa, lavorando a livello cognitivo e consigliando nuove strategie di dialogo interno durante il momento del pasto.

Per esempio- spiega la Tomasello- si dirà che la merenda reputata dalla paziente ‘ingrassante’, non avrà conseguenze sul suo peso. Bisogna cioè- spiega ancora la professoressa- iniziare a modificare il dialogo interiore della paziente. Grazie alla tecnica del biofeedback analizziamo non solo il momento del pasto ma proponiamo un’autoregolazione emozionale facendo immaginare il momento del pasto stesso attraverso un coping cognitivo inserendo un altro monitor verso il paziente.

I monitor presenti sono infatti tre, uno verso il terapeuta e due verso il paziente. Nel primo, quest’ultimo osserverà ciò che accade dal punto di vista della sua condizione psicofisiologica, nell’altro monitor verranno presentati cibi considerati ingrassanti dalla paziente e che ella stessa tenderà ad evitare nella sua alimentazione per i motivi di cui sopra. Quando la paziente avrà ottenuto una discreta competenza emotiva nella fase precedente, si passa allo step successivo, si porta cioè in seduta il cibo. Seguirà un’autoregolazione in cui la paziente inizierà a mangiare gestendo i processi sopra descritti. Al centro clinico ‘ALETEIA’- continua la Tomasello- abbiamo un modulo operativo per inserire tutto questo e riusciamo a fare l’esplorazione entro venti minuti. La ‘DAY THERAPY’ fa proprio rifermento a questo modello: condividere una volta a settimana con lo staff curante un’intera giornata insegnando al paziente diverse cose, come mangiare ma anche digerire e modificare il suo dialogo interno. L’ultimo step sarà quello di generalizzare qualsiasi competenza che il paziente riesce ad acquisire nel setting terapeutico, sia psicoterapico che di Day Therapy, nel contesto della sua vita”.

La sfida del domani? “Andare a ricercare segnali molto precoci di diagnosi funzionale– dice ancora il prof. Scimali- perché se ci troviamo di fronte ad una la Beta-amiloide- considerata la causa principale della malattia di Alzheimer, n.d.r.-  ci sarà gia un danno consolidato, ma se applichiamo una diagnosi precoce, sappiamo come comportarci. Avremo infatti a disposizione- continua il docente-  strumentazioni attraverso cui gli over cinquantenni potranno essere sottoposti a vari assestment neuropsicologici e neuroscientifici (che comprendono elettroencefalografia quantitativa ed attività elettrodermica), alla ricerca di segnali precoci di disfunzioni cerebrali.

Un’esigenza, questa motivata dal fatto che avremo nei prossimi vent’anni una popolazione anziana smisurata con costi incredibili e dovremo riuscire a svolgere una diagnosi precoce e trattamenti efficaci ed economici”.

Come possiamo combattere le fobie odierne che oggi stanno terrorizzando le nostre azioni quotidiane? “Con un approccio integrato– spiega Scrimali- perché l’approccio dicotomico fatto da terapia farmacologica e psicoterapia è oggi da superare in vista di un’integrazione, qualunque sia la problematica essa va trattata in maniera integrata. Ciò significa che lo psicologo e lo psichiatra devono lavorare fianco a fianco in maniera ordinata. E grazie alle neuroscienze si sono create oggi nuove prospettive nella diagnosi e nel trattamento dei disturbi psichici. Nella diagnosi abbiamo la possibilità di visualizzare il funzionamento del cervello e quindi non ci limiteremo ad osservare i sintomi ma avremo una misurazione oggettiva. Abbiamo cioè strumenti che ci consentono di valutare qualitativamente e quantitativamente il disagio stesso. Inoltre disponiamo di strumenti che ci derivano dalle neuroscienze che integrati con la psicoterapia e il trattamento farmacologico consentono di cambiare lo stato della mente. Dunque- conclude Scrimali- siamo alla vigilia di una rivoluzione in quanto queste nuove metodiche consentiranno di attuare trattamenti sempre più efficaci economici per affrontare tante patologie. Una patologia particolarmente diffusa oggi è quella fobica. I dati di cronaca portano infatti a focalizzare l’attenzione su attentati, disastri aerei, con un aumento notevole della fobia del volo. Queste tecniche possono essere inserite nel trattamento delle fobie e rendere così più i pazienti più consapevoli ed in grado di affrontare le difficoltà senza ricorrere all’evitamento.

Insomma, grazie a nuove metodologie e approcci, cureremo il disagio psichico e l’atteggiamento fobico causato dai fatti di cronaca recenti”.

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