Biennale della Cittadinanza attiva: dal 7 al 9 aprile per riscoprirsi cittadini

Tre giorni per discutere e ripensare la cittadinanza attiva  come partecipazione consapevole e responsabile fondata sul senso (e sull’orgoglio) dell’appartenenza ad una comunità. Nasce con questo spirito la “Biennale della cittadinanza attiva” dal 7 al 9 aprile a Palazzo della Cultura a Catania.

 catania dall'alto (ph Mannoia)

“La libertà non è uno spazio libero. Libertà è partecipazione” cantava Giorgio Gaber qualche anno fa.

Questa prima edizione della Biennale della Cittadinanza Attiva nasce per iniziativa di un gruppo di Associazioni («Actionaid», Gruppo Locale di Catania, «ANPE», «CittadinanzAttiva Sicilia Onlus, «Gruppo IdeaAzioni», «Fondazione Èbbene»,«Inspire», «Officine culturali») costituitisi in Comitato Promotore, e del Cedoc (Centro di ricerca dell’Università degli Studi di Catania) in partenariato con l’Amministrazione Comunale di Catania.

L’evento si pone nella prospettiva di sviluppare e diffondere un’idea di cittadinanza intesa come la condizione non soltanto dell’«essere» cittadini titolari di diritti e doveri, bensì, soprattutto, dell’«agire da» cittadini. Una declinazione dinamica, dunque, che punta sulla possibilità/capacità delle persone, sia a titolo individuale che in forma organizzata, di incidere direttamente sulla vita della comunità di appartenenza evitando la delega passiva e progettando con responsabilità in funzione dei bisogni personali e collettivi.

In questa semplice formula, il principio della partecipazione alle iniziative politico/sociali della comunità abbandona il piano formale dell’astrazione per approdare al binomio della consapevolezza (del patrimonio comunitario nel quale hanno corso le proprie azioni) e della responsabilità (per gli effetti che quelle stesse azioni sono in grado di determinare sul patrimonio comunitario) dell’agire; il tutto saldamente ancorato a quel senso di appartenenza alla comunità che costituisce la condizione fondante della stessa cittadinanza.

Al centro sta il patrimonio comunitario come insieme di risorse materiali e immateriali che alimentano l’identità locale, in un’azione permanente di custodia e rigenerazione della sua memoria collettiva, sino a comporre quell’idea di bene comune che deve guidare i processi di sviluppo. Ed è in questa prospettiva che risulta strategico il tema del «capitale sociale», ovvero di quell’insieme di norme che regolano la convivenza di reti di associazionismo civico come risorsa morale di una società, condizione non economica dello sviluppo essenziale a migliorare l’efficienza dell’organizzazione sociale, promuovendo iniziative di carattere collettivo.

 Ecco perché la cittadinanza implica l’attivazione spontanea, deliberata e autonoma da parte dei cittadini, di azioni orientate ad influenzare le procedure delle istituzioni e, perciò, in grado di favorire un cambiamento endogeno e dal basso all’interno della comunità nella prospettiva di processi virtuosi di sviluppo. L’azione partecipativa va oltre il veicolare voci, proposte, esigenze nate all’interno della comunità. Essa è orientata a influenzare le procedure delle istituzioni democratiche attraverso azioni concertative e deliberative.
L’azione dei cittadini che scelgono autonomamente e attivamente di “farsi carico” del patrimonio comunitario non può prescindere, tuttavia, da un ruolo altrettanto attivo delle istituzioni pubbliche.
Tutt’altro. Le istituzioni pubbliche sono chiamate a recuperare il loro ruolo di custode del bene comune ridefinendolo come guida non autoritaria né esclusiva bensì autorevole e inclusiva nel quadro di un progetto complessivo di sviluppo integrato e di un sistema di regole e procedure che ne consentano il pieno esercizio: si tratta, da una parte, di sollecitare la cittadinanza ad agire per la cura e valorizzazione del «bene comune»; dall’altra, di rispondere alle sollecitazioni provenienti dai cittadini che partecipano attivamente alla vita comunitaria.
È dunque nel solco di questa relazione tra cittadinanza attiva e ruolo delle istituzioni, tra capitale sociale e processi virtuosi di sviluppo locale che intende porsi la “Biennale della cittadinanza attiva”, quale luogo d’incontro e scambio di conoscenze ed idee provenienti da singoli cittadini o da formazioni sociali, già costituite o che si costituiranno grazie all’evento, insieme con le parti sociali e le istituzioni pubbliche locali.

 Dal 7 al 9 aprile, nelle sale del Palazzo della Cultura a Catania, tre giorni per discutere di “cultura della legalità”, inclusione sociale, Patrimonio Culturale e turismo, ambiente. Concerti e mostre d’arte per valorizzare il patrimonio culturale e i talenti artistici.

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