Aumenta il consumo mondiale dei metalli. L’Unep lancia l’allarme

Aumento spropositato del consumo dei metalli. Questo l’allarmante dato che emerge dall’Unep, l’agenzia dell’ONU per l’ambiente. Nell’arco di pochi anni, il consumo mondiale è destinato ad aumentare fino a nove volte in più rispetto al valore attuale. È chiaro che le conseguenze avrebbero un impatto non solo ambientale ma anche antropologico. L’elevata pressione nella catena di produzione e consumo di metalli danneggerebbe l’ambiente per via dello sfruttamento delle miniere e, soprattutto, le persone coinvolte nelle attività di estrazione, spesso sfruttate e poco tutelate ai fini della sicurezza sui luoghi di lavoro. La crescente richiesta metallica, specie nel settore dell’elettronica, è supportata dal cambiamento sociologico nello scacchiere globale. Sempre più individui delle cosiddette “economie emergenti”, attratti dai modelli e stili di vita “occidentali”, ne imitano i consumi e le richieste. Se per fabbricare un iPad di circa 650 grammi, occorrono circa 1,5 grammi di lega di stagno – tralasciando altri metalli – si ha contezza di quanto sta diventando insostenibile la domanda.

Afferma Achim Steiner, direttore dell’agenzia ONU per l’ambiente: “Man mano che le popolazioni delle economie emergenti adottano tecnologie e stili di vita simili a quelli che attualmente hanno i paesi ricchi, la richiesta globale di metalli aumenterà da tre a nove volte. Chi progetta i prodotti deve fare in modo che questi materiali possano essere facilmente recuperati quando gli oggetti arrivano alla fine del ciclo di vita”. Secondo quanto reso pubblico dal rapporto dell’Unep, una soluzione praticabile sarebbe il riciclo dei metalli utilizzati. Per far ciò occorrerebbe ripensare al modello economico dominante, in cui il ricavo e lo sfruttamento ad ogni costo dettano legge. Già adesso l’8% dell’energia globale consumata è destinata all’estrazione di 40 tipi differenti di metalli. Utilizzare un nuovo piano di approvvigionamento con un occhio all’ambiente è l’unica scelta sostenibile e percorribile.

In base all’inchiesta condotta dal Guardian e da “Friends of the Earth”, una grande multinazionale dell’elettronica reperiva lo stagno dalle isole Bangka, in Indonesia, le quali vessanno nel dramma del lavoro minorile e della deforestazione selvaggia. Cosa ancor più raccapricciante è che il 90% delle estrazioni su scala mondiale, proviene proprio da questi territori indonesiani. È dunque opportuna una seria riflessione sul problema: perseverare in scellerate politiche economiche oppure investire nella tutela ambientale, i cui benefici si estenderebbero sui mercati globali?  

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