Lorenzo Fontana: «Le famiglie gay? Non esistono. Ora più bambini e meno aborti»

È considerato “il più a destra” del governo Conte. “Veronese e cattolico” come si presenta su Twitter, è accumulatore di incarichi: parlamentare, vicesindaco di Verona, vicepresidente della Camera dei deputati, vice segretario federale della Lega

imageTrentotto anni, laurea in scienze politiche, sposato con doppio rito (tridentino, celebrato da don Wilmar Pavesi sacerdote pre-conciliare vicino ai tradizionalisti cattolici; e civile, celebrato dall’ex sindaco di Verona Flavio Tosi con Matteo Salvini testimone). Paladino degli ultracattolici veronesi nella città dove la “difesa delle tradizioni” è sempre stata appannaggio di un fronte che vede mischiarsi le associazioni iper-religiose e l’estrema destra dell’odio e dell’intolleranza. Eccolo, il neo ministro della famiglia e della disabilità Lorenzo Fontana.

E’ già polemica sulla prima uscita pubblica del ministro della Famiglia del governo Conte. In alcune interviste rilasciate a diversi quotidiani, Lorenzo Fontana indica le sue priorità: arrivare a più nascite, con incentivi di vario tipo a chi fa figli, e meno aborti, potenziando i consultori e dissuadendo le donne dal fare questa scelta. Ma a far discutere è soprattutto una frase: le famiglie arcobaleno “non esistono”. Parole che fanno insorgere le associazioni Lgbt e l’opposizione, provocando la prima fibrillazione nel governo.

logo-FA3“A sinistra”, ha scritto su Facebook, “vorrebbero compensare il calo demografico importando immigrati, ma la società multiculturale ha fallito, è la società ideale per chi vuole arrivare a comandare senza che nessuno dia fastidio, è una dittatura leggera”. Fontana è amico e sostenitore del sindaco Federico Sboarina con cui lo scorso febbraio ha partecipato al “Festival per la vita” (organizzato da Pro Vita vicina a Forza Nuova) e ha applaudito l’arrivo del “Bus per la Libertà”, un pullman con la scritta “Non confondete l’identità sessuale dei bambini”.

Il ministro è conteso da altre due associazioni: la neofascista Fortezza Europa (“Festung Europa” in tedesco, era il termine impiegato dalla propaganda del Terzo Reich durante la Seconda guerra mondiale per indicare l’Europa nazista: la parte di Europa continentale dominata dalla Germania in contrapposizione con gli alleati anglosassoni),e  l’ultracattolica di destra Reazione Identitaria.

Esterrefatte si dichiarano le Famiglie Arcobaleno (associazione italiana fondata nel 2005 sul modello dell’associazione francese Association des Parents Gays et Lesbiens per promuovere, per la prima volta in Italia, il dibattito pubblico sull’omogenitorialità e la tutela di tali formazioni sociali): “esistiamo e porteremo avanti le nostre istanze, senza passi indietro”. “Siamo pronti alle barricate”, assicura anche Imma Battaglia. Reagisce anche l’opposizione. “Le famiglie arcobaleno esistono. E sono bellissime”, scrive in un tweet Matteo Orfini (Pd).

image (1)“Promettono il cambiamento e ci propinano l’antiquariato: caro Premier, così si inizia proprio male” reagisce l’Arcigay che punta l’indice su parole che sembrano tratte da “un giornale di mezzo secolo fa” e chiede a Conte di istituire invece il ministero delle Pari opportunità.  Monica Cirinnà, “madre” della legge sulle unioni civili trova “gravissimo che un ministro della Repubblica neghi la realtà” e invita Fontana a “non disconoscere la Costituzione” e ad essere “il ministro di tutti non solo della sua parte politica”.

Dal centrodestra parla Giorgia Merloni: “sarò d’accordo con Fontana se vuole rendere la pratica dell’utero in affitto, che è abominevole, un reato universale e stabilire il divieto di adozione per le coppie gay”.

“Fontana è libero di avere le sue idee» ma «non sono priorità e non sono nel contratto di governo”, interviene  Matteo Salvini sulle polemiche sollevate, “non è contro unioni civili o aborto, difende il concetto di mamma e papà, senza togliere niente a nessuno. Un bambino ha bisogno di una mamma e di un papà”. Dunque, assicura Salvini, unioni civili e aborto non sono leggi in discussione”

 Il ministro nella bufera riduce il caso a polemiche strumentali, ribadendo che il suo
obiettivo è promuovere la natalità: “pensavo di dire una cosa condivisa”, si sfoga. “Voglio intervenire per potenziare i consultori così da cercare di dissuadere le donne ad abortire.  Ed è per questo che credo e dico anche che la famiglia sia quella naturale, dove un bambino deve avere una mamma e un papà..ma evidentemente a qualcuno dà fastidio se uno è cattolicMatteoSalvini-1o”.

Eppure il dogma della famiglia naturale è ormai insostenibile. La biologia, l’anatomia cosa mai possono assicurare dal punto di vista morale? La storia e la cronaca ci insegnano forse che la famiglia tradizionale è sempre sicura, buona, integra? La natura è anche quella che ci regala le malattie, il predominio della forza maschile su quella femminile, le morti premature: immaginiamo di più, spezziamo la retorica della paura che ci condiziona.

Non è la natura che deve guidare, nel 2018, la politica e la vita civile: dobbiamo imparare e immaginare e diffondere visioni e orizzonti più credibili e concreti di cosa debba e possa essere la famiglia oggi. Perché, ad esempio, fare figli è, non un diritto, ma una possibilità degli esseri umani. E oggi semplicemente le possibilità si sono ampliate, si possono fare figli in modo nuovo, diverso.

Usciamo dalle fiabe antiquate e dalle leggende arcaiche che ci fagocitano la mente. I criteri per decidere dalla vita delle persone più che ispirarsi a una qualche idea di natura devono, soprattutto in Italia, fare i conti con il rispetto – oggi particolarmente a rischio – per la vita degli altri.

Rispetto che le istituzioni europee ci invitano sempre più a riconoscere: proprio in queste ultime ore un’importante sentenza della Corte di Giustizia dell’Unione Europea sui matrimoni omosessuali ha stabilito che i diritti dei coniugi sul ricongiungimento valgono anche nei paesi della UE che non riconoscono il matrimonio egualitario. I Paesi europei che scelgono di non legalizzare le unioni omosessuali, per la Corte “non possono ostacolare la libertà di residenza di un cittadino dell’Unione Europea rifiutando di concedere al suo coniuge dello stesso sesso, cittadino di un paese non UE, un diritto derivato di residenza sul loro territorio”. Una decisione storica, che forse attenua un po’, in tutte le persone, le coppie e le famiglie LGBT italiane, lo sconforto e i timori degli ultimi giorni.

 

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