“Alkantara Fest”, a Pisano i suoni della tradizione di Sicilia, Calabria e Persia

Per la settima giornata del festival, al Sotto i pini il concerto della formazione siculo calabro-iraniana Sangumit

 

 Sangumit

Domani, mercoledì 1 agosto settimo giorno dell’Alkantara Fest 2018, XIV edizione del festival internazionale di folk e world music, rassegna itinerante nel comprensorio etneo che ha fatto della world music la sua cifra stilistica. Il festival organizzato dall’Associazione Culturale Darshan e diretto artisticamente da Mario Gulisano, e in programma fino al 5 agosto, vuole dimostrare come la Sicilia, un così grande melting pot di stili, influenze, razze e culture, possa essere profondamente e intimamente connessa a un filo ideale per ogni diversa tradizione popolare. Alkantara Fest quest’anno trova la sua forza vincente nella sinergica collaborazione con alcune realtà del territorio etneo vocate al turismo e ad un’offerta qualitativamente alta del territorio siciliano.
Mercoledì 1 agosto
la carovana dell’Alkantara Fest torna al Sotto i pini di Pisano, frazione di Zafferana Etnea per una serata di amicizia tra tre popoli dei Sud del mondo, siciliano, calabrese e persiano. Alle 20, infatti, si comincia con un assaggio di cucina persiana, mentre alle 22 seguirà il concerto dei Sangumit formazione siculo-calabro-iraniana. Dopo il concerto seguirà una jam session.

Sangumit è un progetto musicale nato a Catania nel 2015, formato da Karim Alishahi voce e corde, musicista iraniano da anni cittadino etneo, dal calabrese, anch’egli catanese acquisito, Maurizio Cuzzocrea (fondatore dell’associazione Areasud) voce e corde, e dagli etnei Franco Barbanera ai fiati, e Enrico Grassi Bertazzi alle percussioni. Sangumit nasce con l’obiettivo di riunire i diversi repertori musicali dei 4 musicisti i quali sono stati molto attivi nelle loro ricerche sia personalmente che in collaborazione tra loro per questo progetto ribattezzato Il suono della tradizione e il suo rapporto con la vita quotidiana di tutti i giorni. Tarantelle, strine (una forma tradizionale di canto calabrese) e serenate formano il corpo principale del concerto, che sviluppa un flusso magico di musica dalla Calabria, dalla Sicilia e dalla Persia. La musica sopravvissuta al passato è in grado di ricreare continuamente sé stessa; il suo potere di adattarsi come è stato tramandato attraverso uomini di diverse età, per diventare pienamente contemporaneo. Gli strumenti utilizzati nel concerto sono interamente acustici, i suoni sono quelli delle cornamuse e tamburi a cornice del sud Italia, la chitarra battente e la lira calabrese, il setar e il tombak persiano, il friscaletto siciliano e il marranzano, e altri strumenti che contribuiscono a donare bellezza al repertorio.

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