Al Teatro Valentino di Catania va in scena Pirandello

Rilettura “Tutto per bene” un classico di Pirandello con la regia di Costantino Carrozza

È andato in scena, al Teatro Valentino di Catania, lo spettacolo dal titolo “Tutto per Bene” di Luigi Pirandello, diretto e interpretato da Costantino Carrozza. Commedia tratta dall’omonima novella del 1906, rappresentata per la prima volta nel 1920 al Teatro Quirino di Roma dalla compagnia di Ruggero Ruggeri (a Palermo ebbe anche una versione siciliana dal titolo Ccu’ i nguanti gialli).

La trama, intricata, è ricca di imprevedibili coincidenze e malintesi che si spiegano solo nello svolgimento dell’azione, ma i fatti lasciano spazio a una profonda riflessione sull’universo misterioso dell’animo umano, troppo spesso vittima e artefice di inganno e finzione, commedia e tragedia si fondono tra loro senza confini definiti. Martino Lori è il protagonista: un uomo triste perché non è mai riuscito a riprendersi dopo la morte della adorata moglie; incapace di ricostruirsi una vita, egli è un funzionario di Stato, da tutti considerato con sufficienza e disprezzo perché creduto vile, falso e calcolatore. In realtà non è così; scopre dopo la morte della moglie Giulia, teneramente amata e dopo diciannove anni di certezze sulla sua fedeltà, sull’onestà del suo superiore e amico senatore Manfroni, di essere stato tradito tre volte: con la moglie, la figlia, facendole credere che egli era a conoscenza dei fatti e approfittava della situazione per interesse personale di carriera, e la terza col rubare gli appunti del padre di Giulia, il fisico Agliani, appropriandosi così indebitamente di  un’ importante opera scientifica. Dopo  il matrimonio di Palma (la figlia) col marchese Flavio Guardi, matrimonio combinato dal senatore che ha riccamente dotato a tal scopo la figlia, questa, stufa della presenza importuna  nella casa del marito di Martino Lori, “falso padre”, gli spiega la “verità”: cioè che tutti sanno che egli è in  una posizione irregolare e che deve solo andarsene e non farsi più vedere; al povero Martino crolla il mondo addosso: finalmente comprende che è stato il cornuto zimbello di tutti, che tutti gli hanno sempre fatto capire che esagerava, che era un miserabile e imbecille!: «Lori: Ma io, ho potuto essere un imbecille, finché ho creduto a cose sante e pure: all’onestà! All’amicizia! Ora non più».

Lori adesso potrebbe vendicarsi del miserabile Manfroni portandolo alla rovina ma capisce l’inutilità di rispondere al male con il male e preferirà cogliere l’affetto della figlia non sua che, riconciliatasi con lui, comprenderà che il finto padre ritrovato, è sincero, giusto e buono, ed era all’oscuro degli avvenimenti; si recupera il rapporto familiare e la commedia termina con: “… tutto per bene, sì, tutto per bene”.

Il regista è un appassionato conoscitore di Pirandello e sa cogliere con emozione lo spirito introspettivo che trasmigra dalla novella e attraversa lo spettacolo, rifrazione della vita ordinaria, mentre l’impeto e la poesia, si congiungono a distanza di poche battute. Tutto questo si è avvertito chiaramente e gli applausi del pubblico catanese sono stati calorosi e prolungati. Suoni, luci, costumi, musica si intrecciano di passioni che hanno avvinto l’attenzione dell’uditorio e il pubblico è stato accontentato.

La memoria di chi scrive corre nella regia di Carrozza, attraverso sfumature e palpiti di ispirazione con un’arte e un gioco di regia … la maschera è tolta. Teatro del grottesco che evidenzia problemi esistenziali che non hanno soluzione: il personaggio si arrovella nel tentativo di trovare una dimensione, mentre in realtà si sente scisso, sdoppiato, privo di una identità personale. … così gli attori si guardano fra loro sbalorditi.

Carrozza sottolinea “rendere contemporaneo un testo teatrale come questo credo sia il modo migliore per farlo arrivare al pubblico. In fondo, se non si stuzzica l’immaginario del nostro vivere quotidiano il rischio diventa quello della ripetizione di stilemi e forme già dette”.

Quello del regista Carrozza con la contemporaneità è un rapporto stretto e indissolubile, spesso manifestato con intelligenza critica, nelle sue messe in scena. Non fa eccezione alla regola il suo ultimo spettacolo: il classico di Luigi Pirandello “Tutto per bene”. La produzione ha coinvolto un cast di attori di livello e lo spettacolo trascina lo spettatore in una riflessione sull’oggi.

Si respira l’arte umoristica, un’arte paradossale, che rivela il “contrario” e ciò che la riflessione umoristica scopre, l’”ombra” il lato nascosto delle cose, e solo l’umorista può vederle; essa rappresenta anche “l’altro” me stesso, l’”io” segreto che affiora in certi momenti di “vuoto” interiore. Per il personaggio che ha osato tanto lo aspetta un destino di esclusione dalla vita sociale, ma in fin dei conti, ad avere ragione sono proprio gli esclusi o meglio i saggi-folli e umoristi. Il regista riesce, in sintonia con l’autore Pirandello, a denunciare l’ambiguità e l’irrazionalità del reale, viene meno la fedeltà al vero ed esplode l’assurdo.

Partecipano allo spettacolo, oltre a Costantino Carrozza (Martino Lori), Elisa Franco (Palma Lori), Tony Gravagna (Senatore), Daniela Fernandes (la Signorina Cei), Angela Paterniti (la madre), Marco Cutrona (marito di Palma), Marco Spitaleri (Conte Bongiani e Fratellastro di Palma), Giuseppe Randis (Il Maggiordomo). Regia di Costantino Carrozza, direzione Lina Gnani.

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