Ieri si è abbattuto uno tsunami sulla commissione tributaria etnea con l’arresto del presidente di sezione Filippo Impallomeni, dell’imprenditore Giuseppe Virlinzi, dello storico commercialista della Virauto Spa, Giovanni La Rocca e, del direttore commerciale della stessa società Agostino Micalizio, tutti responsabili del reato di corruzione in atti giudiziari. Inoltre, è stata disposta la misura cautelare degli arresti domiciliari per il cancelliere della commissione tributaria provinciale di Catania, Antonino Toscano, con il reato di favoreggiamento personale.
Il procuratore della Repubblica, Michelangelo Patanè, ha sottolineato che il dato più significativo registrato è l’asservimento della giustizia tributaria verso il gruppo economico Virlinzi. Si presuppone un danno all’erario di circa 800.000 Euro.
Sono state notate una serie di sentenze favorevoli al gruppo imprenditoriale in relazione a ricorsi dallo stesso proposti innanzi alla Commissione Tributaria di Catania. In cambio il giudice Impallomeni aveva a disposizione gratuita, per uso personale, una Ford Bimax, per la quale la concessionaria Virauto pagava tutti i costi della mautenzione, assicurazione e riparazione in caso di guasti e incidenti, in più nell’autovettura veniva apposto l’adesivo con lo stemma della ‘giustizia tributaria’. Inoltre, la stessa concessionaria era utilizzata dal giudice per riparare la macchina della moglie, con spese a carico del gruppo.
La dottoressa Barbara Tiziana Laudani, giudice delle indagini preliminari, ha evidenziato che le indagini condotte hanno richiesto un lavoro certosino, in collaborazione con il G.I.Co. del Nucleo di Polizia Tributaria della Guardia di Finanza. Particolarmente significativo è stato il tentativo posto in essere dal giudice, con l’aiuto del cancelliere Toscano di recuperare una sentenza favorevole, emessa e depositata, per il gruppo Virlinzi per l’ammontare di 80.000 Euro, dopo aver subodorato possibili indagini, c’è stato il tentativo di sostituire alla sentenza di accoglimento del ricorso presentato dalla società una sentenza di condanna per ‘smontare’ il possibile impianto accusatorio. Ma la decisione era stata già depositata e registrata, pertanto, non hanno potuto commettere ulteriore azione criminosa.