Daniela Cecchini presenta il libro di poesie “Sinestesie dell’Io”

Daniela Cecchini, giornalista  del Corriere del Sud, vive a Roma e ci  espone il suo ultimo lavoro culturale, il libro di poesie  dal titolo ” Sinestesie dell’io”.

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Intervistare Daniela Cecchini è come parlare con un’amica di vecchia data. Da subito si è instaurata, tra di noi quella complicità, tutta al femminile, che è propria di spiriti sensibili. Lei dolce, bella, intelligente, si è rivelata da subito una persona vera.

Daniela Cecchini, da oltre trent’anni,  esprime la sua fertile vena creativa fra cinema, televisione, pubblicità e moda. Le Arti letterarie, ed in particolare la poesia, rappresentano una sincera passione, che coltiva sin dall’infanzia. Dagli anni ’80 frequenta assiduamente i migliori salotti culturali romani ed è iscritta a  movimenti letterari di una certa levatura, fra essi  “La Camerata dei Poeti di Firenze”, l’”Accademia V. Alfieri” di Firenze, il “Circolo Smile” di F. Mulè,  l’Associazione “Lo specchio di Alice di Bologna” di cui è membro e l’Accademia internazionale “Il Convivio”, che l’ha nominata Accademica per meriti artistici e culturali.

In riferimento alla sua attività giornalistica, scrive per il quotidiano “Il Corriere del Sud”, dove si occupa delle sezioni afferenti l’arte e la cultura, per la rivista bimensile d’informazione culturale “Quaderni”, per la rivista degli italiani in Francia “La Voce”, per la rivista trimestrale di poesia, arte e cultura “Il Convivio” ed, occasionalmente, per altra stampa letteraria, anche di profilo internazionale.

Inoltre, si dedica alla poesia e alla prosa, ottenendo prestigiosi Premi letterari, Premi alla Cultura e riconoscimenti per la promozione letteraria e l’informazione giornalistica. Anche membro di giuria e comitati d’onore nei premi letterari nazionali ed internazionali, è presente in diverse antologie.

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In questi ultimi anni, la sempre più attenta e sofferta osservazione del mondo circostante, l’ha indirizzata verso la poesia d’impegno civile a sostegno dei diritti umani. Nelle sue liriche, grazie ad una sensibilità, acuita dai quotidiani accadimenti,  denuncia ogni forma di violenza e di ingiustizia sociale perpetrate ai danni dei bambini, delle donne e di tutta l’umanità.

Dai ai lettori una notizia inedita sulla tua vita professionale? “Di recente ho pubblicato un libro di poesie dal titolo”Sinestesie dell’io”.

“Il libro di poesie “Sinestesie dell’io” (La Caravella Editrice) raccoglie le liriche che attraversano la mia vita, sin dall’infanzia. Infatti, già in quarta elementare, la mia insegnante, intuendo in me l’innata predisposizione verso le Arti letterarie, per il Carnevale, mi concesse di rappresentare la trasposizione scenica di una storia di fantasia, che scrissi nel corso dell’anno scolastico e l’anno successivo, in occasione della festa di licenza elementare, un traguardo estremamente significativo per tutti noi bambini, mi fece declamare alcune liriche di mia creazione, davanti al Direttore didattico e ai compagni delle altre classi, accompagnati dalle maestre. Ancora oggi, a distanza di tanti anni, rileggendo i miei pensieri  di bambina sensibile, emotiva ed assetata di affetto, provo un’infinita tenerezza. Successivamente, nel periodo universitario, sono entrata nel mondo del teatro, che mi affascinava da sempre, per poi recitare anche in cinema e televisione. Ma, nel frattempo, ho sempre continuato a prendere appunti, a scrivere poesie, racconti, brevi copioni e a frequentare i migliori salotti letterari, consapevole della mia necessità di comunicare attraverso una contaminazione di diverse  accezioni artistiche. L’incontro con persone di notevole caratura intellettuale e culturale è stato fondamentale per alimentare il mio interesse verso la poesia, ma solo recentemente,  sollecitata da cari amici, ho deciso di pubblicare un libro. Così è nato “Sinestesia dell’io”, il cui titolo vuole sintetizzare l’insieme delle percezioni sensoriali che, raccolte in un’unica sfera, accompagnano i ricordi, le emozioni, le gioie e i dolori del mio vissuto. Il passaggio alla poesia d’impegno civile, avvenuto nel 2012, credo sia riconducibile all’intrinseca evoluzione della mia coscienza critica, che ha determinato l’accrescimento del livello di sensibilità verso le ingiustizie sociali, portandomi per mano a concentrare la mia attenzione sulle violazioni dei diritti umani e civili”.

In quarta di copertina la sintesi del contenuto di questo libro di poesie: un toccante viaggio a ritroso della propria anima pensante, alla ricerca di un’intima coscienza, che non può tacere. 

“Gocce di tempo” e frammenti di riflessione, si susseguono e confondono in un vorticare di sensazioni nette, di sentimenti di libertà, di pulsioni irregimentabili. Rifiuto di ogni qualunquismo e integra volontà di affrontare a viso aperto e senza infingimenti, il piacere e l’amaro, la gioia e la sofferenza, che si tratti del proprio vissuto o dell’universale umano travaglio.

Anelito di dolcezza e luce, ma anche composto gemito di dolore, che si fa denuncia, mai rabbia, in questa poesia coraggiosa, densa e vitale.

Chi ha realizzato la copertina del libro? 

“La copertina di “Sinestesie dell’io” è stata realizzata dall’artista Massimo Patroni Griffi e l’opera si intitola “Le stanze dell’anima”. All’interno del libro sono presenti alcune opere, che  si coniugano straordinariamente alle tematiche delle mie poesie.  Colgo anche stavolta l’occasione per ringraziare gli  artisti Antonio Ciarallo, Angelo Cortese, Maurizio Gabbana, Massimo Patroni Griffi, Anna Zulla e Mirella Zulla, lieta dell’empatia spontaneamente rivelata dal nostro comune “sentire”.

 Alcune poesie di denuncia sociale sono state tradotte dall’italiano all’albanese dal prof. Arjan Th. Kallço, stimato amico e grande studioso di “Letteratura italiana”.

Che cosa suggeriresti ad un giovane che vorrebbe intraprendere la carriera giornalistica?

La storia ci insegna che tutte le epoche sono state difficili, ma il Terzo Millennio è iniziato con una gravissima crisi economica, spesso paragonata a quella del 1929. Ciò ha generato danni all’economia globale, con conseguenze sulle condizioni di vita e sull’occupazione. I giovani sono disorientati e spesso abbandonano gli studi, poiché le prospettive lavorative risultano precarie. In questo diffuso clima d’incertezza, che si ripercuote anche sulle persone della mia età, non è facile dare consigli. Tuttavia, continuo a consigliare i giovani a studiare, ad approfondire le proprie conoscenze. Nel mio bagaglio c’è anche l’insegnamento, quindi, per coerenza ma soprattutto per convinzione, sprono sempre le nuove generazioni verso l’autodeterminazione, quale riconoscimento della propria capacità di scelta, ad ogni costo. La cultura riveste un ruolo fondamentale, dal quale è impossibile prescindere per affermare le proprie opinioni e confrontarsi dialetticamente con gli altri in modo costruttivo. La professione giornalistica è difficile, ma affascinante, poiché consente di esplorare, ogni giorno, nuovi mondi, di imparare sempre qualcosa, di soddisfare le proprie curiosità. Quindi, il mio messaggio, ai giovani, è di perseverare nella direzione verso la quale provano interesse e passione. Parafrasando il  titolo del famoso prologo del Maestro Eduardo gli esami non finiscono mai. Ma, probabilmente, questo è il bello della vita, che quando meno ce lo aspettiamo ci riserva le giuste gratificazioni”.

Di recente sei stata protagonista, giorno 19 Gennaio e giorno 25 Gennaio, di due eventi culturali, ce ne vuoi parlare? “Quello del 19 gennaio si è tenuto alla Casa dell’Aviatore presso il Circolo Ufficiali dell’Aeronautica. Premiazione “Il Sensivismo” del Maestro Aldo Del Bianco e vernissage della sua mostra di pittura. Invitata all’evento, ho letto la mia poesia “Proiezioni interiori”, un percorso onirico sull’onda di intense emozioni che indagano nell’inconscio e che si coniugano perfettamente con la modalità espressiva dell’artista Del Bianco. 

Il 25 gennaio, invece, sono stata invitata al reading poetico che si è svolto al Centro Ebraico “Il Pitigliani” per commemorare la Giornata della Memoria. Ho letto la mia poesia “Alba senza fine”, dove ho ripercorso in chiave lirica il dramma dei rastrellamenti del 16 ottobre 1943 al Portico d’Ottavia. Oltre mille persone furono deportate ad Auschwitz e solo 17 rientrarono a casa, di cui 16 uomini, una donna. Nessun bambino, purtroppo, fece ritorno a casa…”

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