Intervista alla danzatrice, Marilena Puleo

Oggi si parla di danze orientali con Marilena Puleo: oriental dance disciplina culturale oltre che sportiva.

A differenza di quanto si potrebbe pensare le danze orientaleggianti non sono balli esclusivamente eseguiti da una singola danzatrice ma spesso di gruppo. Questa disciplina/danza valuta non soltanto la bravura tecnica ma anche la contestualità di abiti/costumi e coreografie. Si devono imparare alla perfezione le tecniche, la musica giusta. La danza orientale è una disciplina composta ama le espressioni oltre che i gesti.

Noor, ci vuoi parlare del progetto/stage che si svolgera’ nei prossimi mesi a Palermo e che ti coinvolgerà includendo anche dei nuovi allievi?

“Il progetto, che anche quest’anno è già partito in ottobre , è mirato come sempre all’insegnamento delle danze arabe e mediorientali non solo sotto il profilo prioritario della tecnica ma anche sotto il profilo dello studio accurato dei principali ” ritmi”, che sono l’anima e la perogativa specifica della musica orientale. Il progetto è altresì mirato allo studio delle principali nozioni storiche e culturali relative ai vari stili insegnati. La conoscenza della struttura della musica araba credo che sia estremamente importante, a mio avviso, anche per chi si approccia in maniera iniziale a questa danza poiché mette le allieve nelle condizioni di recepire in maniera più completa e consapevole ciò che si studia in sala tramite la tecnica, fornendo maggiore padronanza della danza stessa . Per quanto riguarda invece i miei progetti lavorativi dell’anno in corso posso solo dire che è un anno ricchissimo di eventi lavorativi importanti e con una scaletta molto fitta ; la cosa mi rende molto orgogliosa e mi ripaga dal lavoro svolto costantemente e non posso che ringraziare coloro che mi hanno scelta per portare in scena la mia danza”.

Molte occasioni per esibirti con grande partecipazione di pubblico che ha seguito le varie fasi delle danze e balli orientali che coinvolgono l’anima ed il corpo. Ce ne vuoi parlare?

“Sì, esattamente nel mese di Ottobre col Patrocinio del Comune di Palermo Settore Spettacolo e Cultura (che con entusiasmo ha approvato il progetto culturale presentato) è stato portato in scena presso i Cantieri Culturali della Zisa , con grandissimo riscontro di pubblico,la prima edizione del Raqs Fi Siquelia (le danze di Sicilia). Questo speciale progetto, nato dall’idea di una collega di origini palermitane ma residente in Roma, Federica Sharazad Cacioli (presidente dell’omonima Associazione culturale in Roma) e di cui sono stata co- organizzatrice, è nato dalla congiunta volontà di portare in scena qualcosa di nuovo , qualcosa che non fosse solo limitato alle danze arabe e medio orientali ma che, allargando gli orizzonti, inneggiasse alla cultura siciliana e alla terra di Sicilia (crocevia di un’ infinita di variegate culture e dominazioni, in primis quella araba ) tramite un unione artistica tra tante figure professionali che rappresentano tutto il patrimonio culturale dell’isola; quindi danze arabe antiche e folcloristiche; danze arabe di connotazione più moderna, danze e canti popolari siciliani e ATS che possiamo definire una forma di evoluzione molto moderna e oserei dire futuristica della danza del ventre. l’evento, proprio per la sua tipologia a cui accennavo prima , è stato un veicolo importante relativamente al messaggio che volevamo dare , cioè che la danza orientale insieme alle danze di Sicilia sono un raccordo di culture apparentemente diversificate ma in realtà unite fortemente da un filo conduttore complementare”

“Danzare vuol dire sognare attraverso i propri piedi”. Questa frase che tu hai voluto stigmatizzare che significato possiamo attribuire confrontando i diversi stili di danza antica e moderna orientale che vuoi proporre al tuo pubblico?

Danzare vuol dire sognare attraverso i propri piedi, sì. A questa mia frase cercherò di dare una spiegazione che non può però assolutamente contemplare alcuna differenza tra danza araba antica e la fisiologica evoluzione più moderna della danza stessa perché , a mio avviso, la danza in quanto arte è avulsa dal tempo , essa è movimento nella staticità dell’immortalità dell’arte stessa . Sognare attraverso i propri piedi per me vuol dire che i piedi, che sono lo strumento basico che ci consente di dare vita a ogni movimento ci permettono tramite la codificazione del movimento stesso di dare voce ed espressività alla nostra essenza più intima e vitale permettendoci di sognare dico “permettendoci di sognare” poiché danzando ci permettono di “sognare danzando” perché mentre si danza è come se si sfuggisse per breve tempo alla realtà ritrovandosi altrove in una dimensione emotiva nella quale le idee, l’istinto, la grazia, la femminilità e la consapevolezza di sé prendono forma in un sogno, sogno inteso anche come processo catartico e connessione con la nostra animicita’ e quindi col divino”.

I tuoi corsi dove si svolgeranno in modo particolare il corso base che sta per iniziare a breve. Ricordaci la sede, gli orari, i costi, le ore di lezione che si svolgeranno. Al termine dello stage ci sarà una performance e verra’ rilasciato un attestato. Possono partecipare pure i ragazzi e, se sì, quali sono le danze a loro congeniali e perché?

“Certamente, possono partecipare anche i ragazzi, la danza è per tutti . Non per niente gli uomini arabi ballano gli stili folcloristici e popolari quando si riuniscono in feste o matrimoni. La danza è patrimonio della loro cultura; questo significa che anche in qualsiasi altra parte del mondo ” chiunque ” può approcciarsi a questa danza . Per tradizione potrei dire che le danze di connotazione più tipicamente maschile potrebbero essere la dabke , il Saidi, l’ Alloui, il sufi piuttosto che lo street shabby…ma, in realtà, non è così poiché un uomo o un ragazzo possono tranquillamente danzare uno Raqs sharky e quindi uno stile classico. Non occorrono requisiti particolari se non quelli che valgono parimenti per le donne e cioè: passione, disciplina, costanza ! Nessun altro requisito fisico o di età: la danza è per tutti”.

La danza del candelabro è una delle più coreografiche?

La danza del candelabro ” Raqs al shamadam” è una danza a me molto cara, non ha assolutamente niente a che vedere con le danze nel deserto nelle fredde notti . In realtà essa ha radici antiche, (anche se la sua nascita si attesta orientativamente all’inizio del 900) al tempo in cui gli egiziani celebravano i matrimoni di notte . La sua connotazione specifica come danza di folclore è collegata all’ augurio che, tramite il simbolo delle luci delle candele accese del candelabro (che la danzatrice porta con maestria sul capo) , si fa agli sposi affinché il loro percorso sia armonioso e luminoso . In senso più lato è anche una protezione dalle forze oscure del male. È una danza che ha un ritmo inconfondibile, il ritmo zaffa, marcato dai movimenti della danzatrice che precede il corteo nuziale. A mio avviso è una delle danze più suggestive e particolari anche grazie all’accessorio candelabro. Per quanto riguarda i progetti, come ho già detto in una risposta precedente, si prospetta un anno fervido e ricco di impegni. Il personale desiderio in merito è che il filo conduttore di ogni evento già trascorso e di quelli che in itinere e nel prosieguo mi attendono in questo anno , sia sempre quello di portare tramite la danza un messaggio culturale, storico e artistico ma anche un messaggio di grazia e di amore , l’amore per l’ arte e l’amore per la bellezza nel senso più ampio del termine. Per finire, cosa potrebbe insegnare a noi danzatrici ed a voi utenti e lettori la danza orientale!? Rispondo che la danza insegna la vita; insegna a comprendere la comunicazione tramite il potente linguaggio del corpo; insegna a cogliere le sfumature ed i dettagli delle cose e quindi insegna ad affinare la sensibilità verso gli altri e verso la vita stessa; insegna altresì l’importanza di conoscere il potenziale del proprio corpo e la capacità di gestirlo per farlo divenire linguaggio senza parole; insegna la disciplina ed anche la libertà, libertà di creare ed essere unici nell’espressività artistica. Però credo che la cosa più bella e importante che possa insegnare questa danza a voi e a noi che la pratichiamo sia il rispetto delle diversità culturali di cui rappresenta un’espressione”.

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