Intervista allo scrittore, Italo Iovene

La poesia, quando sei fortunato, è un incantesimo. Italo Iovene presenta il suo nuovo libro “Crepuscolando“.

Napoli ed Italo amore indissolubile! Poeta, scrittore, sceneggiatore, attore: una vita dedicata all’arte vera fonte di vita e di rinascita! In fondo la vita è come una grande rappresentazione scenica in cui ciascuno di noi è chiamato ad impersonare ruoli diversi, in ognuno dei quali c’è un frammento di noi stessi!

Parliamo della sua recente partecipazione alla Fiera del libro che si è svolta a Napoli pochi giorni fa. Commenti, osservazioni?

La Fiera del libro è di per sé sempre una piacevole occasione di incontri, sia con altri scrittori ed editori, sia con amici che non vedevi da tanto tempo, sia con un pubblico anonimo, ma particolare per il suo interesse per la lettura. La particolarità sta nel fatto che in una società caratterizzata dalla velocità della tecnologia della comunicazione globale, la lettura di un libro, invece, stimola l’apertura mentale verso la riflessione ed offre la possibilità di cogliere, in un tempo lungo, sensazioni, stati d’animo, problematiche della realtà e dello spirito dando vita inoltre ad un incontro personale tra lettore ed autore”.

I suoi quattro libri stanno riscuotendo molti apprezzamenti da un pubblico sempre più attento a nuove tematiche ed a importanti temi sociali che lei con tanta destrezza a messo nero su bianco. Ci vorrebbe ricordare i titoli ed una breve sinossi di tutti i suoi libri?

I miei libri pubblicati fino ad oggi sono i romanzi “Le forbici di Atropo”, “Il sogno dell’architetto”, “La sindrome di Orfeo”, “L’ultimo duca”, “Il commissario Iovine – la verità che non si può dire” e due libri di poesie “Fragorosi silenzi e pensieri bradi” ed infine “Crepuscolando”. I miei romanzi sono sempre frutto della fantasia, anche se le tematiche riguardano il sociale e l’attualità. Prevalentemente i fatti si svolgono a Napoli, la città nella quale sono nato ed ho vissuto e che amo tantissimo con tutti i suoi difetti e le sue contradizioni. Nel primo “Le forbici di Atropo”, Atropo, la parca mitologica greca che recide il filo della vita, perde le forbici che cadono dall’Olimpo e finiscono sulla Terra, a Napoli, in un vicolo popolare della città. Un uomo le raccoglie e, prima senza rendersene conto, poi volontariamente, se ne serve per “punire” le varie icone di coloro che infangano le leggi della convivenza civile: lo scippatore, lo strozzino, il politico corrotto e tanti altri responsabili dell’umana ingiustizia. Il secondo romanzo è “Il sogno dell’architetto”. Siamo a Napoli durante il week end ferragostano; l’architetto, uomo giovane, aitante, con una vita turbolenta tra un amore e un altro, sogna una fanciulla bellissima che, per una particolare contingenza, si materializza e si presenta nella palazzina di via Petrarca nella quale all’ultimo piano abita l’architetto. Ma non trova nessuno: l’architetto è uscito. Lei allora, smarrita e tremante, scende al piano sottostante ed incontra un altro inquilino, un tipo diametralmente opposto all’architetto. È un artista, marito fedele, rimasto solo in quanto la moglie è in vacanza. Colpito dalla fanciulla, l’accoglie e la porta in giro per due giorni a visitare le bellezze della città. Il finale imprevedibile del romanzo è ancora una volta una trovata della mia fantasia. Anche il terzo romanzo “La sindrome di Orfeo” parte da una mia invenzione che attraversa tutto il romanzo: si tratta di messaggi sussurrati da famosi dipinti pubblicati nel libro e, quindi, visibili dal lettore. La conclusione è inattesa e, credo, divertente. “L’ultimo duca” è la storia di un vecchio, nobile e ricco, che, durante la pandemia, si è ritirato con la servitù nella sua villa di Marechiaro dove festeggia il 95° compleanno. Come si può intuire, il romanzo è uno sguardo al passato, ad una vita sempre movimentata, articolata in episodi particolari che rivelano il carattere e gli affetti del protagonista. Ma il romanzo non è soltanto una storia personale, è anche una rivisitazione dei momenti storici di quasi un secolo, una disamina della lenta evoluzione della società che ha soppiantato i vecchi valori con una nuova visione del mondo. Con “Il commissario Iovine-La verità che non si può dire”, mi sono cimentato in un poliziesco, ricco di colpi di scena, puntando su un racconto certamente non vero, ma verosimile. Anche in questo romanzo molte pagine sono dedicate alla personalità del protagonista, ai suoi ideali, alle sue emozioni, al suo mondo interiore.”

Nel suo ultimo libro finito di stampare a Settembre del 2022, lei, Italo ha scelto un titolo molto originale: CREPUSCOLANDO. Ci vorrebbe spiegare il significato recondito di questo termine e perché lei ha pensato di intitolare il suo libro di poesie cosi’?

C’è un’altra mia pubblicazione, che poi è la prima di un po’ di tempo fa, “Fragorosi silenzi e pensieri bradi”, che è una raccolta di alcune delle tante poesie che ho scritto nel corso degli anni, dalla giovinezza alla maturità. In fondo la poesia è stata il mio primo “amore”. Anche la mia ultima pubblicazione “Crepuscolando” è un libro di poesie (ritorno al primo amore). Perché l’ho intitolato così? Perché la vita di ciascuno di noi è simile ad una giornata che si snoda dall’alba al tramonto, ed il crepuscolo è il lento passaggio alla notte. Alla mia età mi è sembrato il titolo più adatto. Sono quasi tutte poesie brevi, perché brevi e talvolta sfuggenti sono gli attimi di ricordi o di sensazioni provate. In “Vittima di un inganno” pagina 11, c’è anche un’allusione alla mia attività amatoriale di attore teatrale che ho praticato negli ultimi vent’anni. In fondo la vita è come una grande rappresentazione scenica in cui ciascuno di noi è chiamato ad impersonare ruoli diversi, in ognuno dei quali c’è un frammento di noi stessi. Così come nella poesia “Dal primo vagito” pag. 31 il rapporto padre-figlio si trasforma nel tempo fino al capovolgimento delle parti.

Struggenti, profonde, riflessive fino alle lacrime, malinconiche e piene d’amore, romantiche. Più di 230 poesie brevi che appassionano e fanno riflettere. Il poeta Italo ha aperto la sua anima ai suoi lettori?

Lei mi chiede se il poeta Italo ha aperto la propria anima ai lettori. Non so risponderle, perché a volte mi torna difficile aprirla anche a me stesso, come credo capiti a gran parte dell’umanità!”.

Qual è lo stato di “salute” della poesia oggi?

Credo che oggi il romanzo, il saggio, l’inchiesta, siano prevalenti rispetto alla “poesia” come genere specifico, ma ciò non toglie che la poesia possa essere presente anche in tutte le altre manifestazioni dello spirito. In fondo c’è una commistione di generi purché si tratti sempre di produzioni artistiche come il teatro, la musica, la pittura, il cinema ed altro.

A suo avviso, perché siamo più un Paese di poeti che di lettori?

L’espressione “siamo un paese di poeti”, credo si riferisca al fatto che siamo sognatori, che facilmente sventoliamo bandiere, che siamo pronti a scendere in piazza per rivendicare i diritti ma spesso dimenticando i doveri. Quello che oggi risulta forse più difficile non è soltanto leggere giornali o romanzi, ma leggere la realtà.

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