“La radio libera la radio prigioniera”: un libro sul mondo della radio, caso letterario… ma è proprio così?

Ubaldo Ferrini con il suo “La radio libera la radio prigioniera”, edizioni Akkuaria, sta riscuotendo un ottimo successo. Molti ne parlano come un caso letterario, in quanto, da diverse settimane, tra i primissimi posti, sulla piattaforma di Amazon in compagnia di nomi altisonanti dello spettacolo in Italia.

Certo, parlare, o meglio, scrivere di radio in un periodo come questo, potrebbe sembrare desueto, superato o, per certi aspetti, inutile.
Invece il libro di Ubaldo FerriniLa radio libera la radio prigioniera” edizioni Akkuaria, sta riscuotendo un ottimo successo. Primo, da diverse settimane nella categoria Radio sulla piattaforma di Amazon e, scalando le ulteriori categorie, piazzato saldamente tra i primissimi posti in compagnia di nomi altisonanti dello spettacolo in Italia.
Tale successo ha delle ragioni oggettive, prima di tutto Ubaldo, pur essendo alla sua prima fatica letteraria, mostra una grande capacità di narrazione, in un libro ben strutturato che, nei vari capitoli affronta, con cognizione il mondo della radio e, spesso, della comunicazione e del marketing, apportando utili riflessioni sul possibile futuro di questo mezzo.
Ubaldo racconta la propria esperienza di ragazzino che, nei magici anni 80 (del secolo scorso), scopre l’affascinante mondo della “radio libera”. Lo scrittore lo fa, senza un senso di nostalgia demoralizzata o rassegnata perché, in fondo, racconta uno spaccato di vita vissuta con l’ingenuità e l’energia dei vent’anni, così come lo si può raccontare ad un amico, d’avanti una birra ad un tavolo di un Pub (cosa che in questo momento aneliamo tutti). L’autore ha la capacità di far riaffiorare le emozioni e le sensazioni anche di chi, adolescente in quel periodo, stava dall’altra parte dell’apparecchio e trascorreva i giorni o le notti ad ascoltare quelle voci che, spesso, facevano ridere e divertire ma, altrettanto, riflettere e crescere.

Il libro, inoltre, è anche un buon manuale offerto da un appassionato del settore ma, anche conoscitore e tecnico, non dimentichiamo che Ubaldo Ferrini ha diretto diverse emittenti del catanese ed è, successivamente, diventato docente di corsi legati alla comunicazione ed allo spettacolo, oltre che organizzatore di meeting sulla comunicazione radiofonica.
Lo stesso, infatti, con leggerezza e semplicità dialettica e pur nella consapevolezza che i tempi son cambiati rispetto agli anni 80, periodo in cui “la magica frequenza” era un must per coloro che giocavano a essere protagonisti dell’etere (alcuni, successivamente, lo sono diventati, facendo carriere di tutto rispetto nel mondo della comunicazione nazionale), propone nuove vie di vitalità, per tutte quelle strutture legate al territorio. Oggi, infatti, non si gareggia più per accaparrare una frequenza disponibile, magari intralciando i concorrenti con segnali di disturbo ma, lo si fa, cercando di emergere dall’oceano digitale tanto ampio ma anche e, forse soprattutto, stracolmo di una moltitudine di pesciolini grigi che faticano a diventare rossi.
Le potenziali soluzioni, Ubaldo le focalizza, in particolare, in due concetti (nel libro spiegati molto bene e con vari esempi esplicativi): contenuti e identità. Le radio di oggi, per essere appetibili, devono offrire contenuti importanti e non soltanto programmi musicali, nella ricerca spasmodica del competere con le moderne piattaforme musicali quali Spotify, SoundCloud o Deezer. Inoltre, è inutile scimmiottare i grandi network, credendo che sia il viatico per attrarre ascoltatori, ma la direzione corretta dovrebbe essere quella di diventare punto di riferimento nel proprio territorio, con temi legati ad esso. Questi sono alcuni degli spunti che lo scrittore pone sul tavolo (in questo caso pagine), per cominciare a riflettere su questo strumento che ha accompagnato e che, in futuro, inevitabilmente, con gli opportuni correttivi, potrà ancora accompagnarci.

Infine, come direbbe un buon conduttore, last but not least, quando un progetto ottiene un endorsement di giganti del settore del calibro di Marco Biondi e Massimo Lualdi (chi non li conosce basta leggere i loro curricula) con la loro prefazione e postfazione, senza dimenticare la bella grafica di copertina, curata dal giovane artista Turi Papale oltre l’editing della preziosa (e paziente) Carola Pilato, è evidente la presenza di tutti i presupposti per cui questo libro possa riscuotere il giusto interesse e il conseguente successo.
Alla luce di ciò, parlare di caso editoriale, visto che spesso, tale concetto non è sinonimo di qualità (anzi, più spesso di quanto si creda, è vero il contrario), non è forse il corretto appellativo. Questo è un ottimo libro, frutto di lavoro, riflessioni, esperienza e condivisione. Utile a chi è esperto del settore ma, anche per coloro che sono distanti da questo mondo.

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