Intervista al regista Rocco Cosentino

Il regista Rocco Cosentino di Cittadella, in provincia di Padova, progetta la quarta edizione dell’importante Premio Internazionale di Cinematografia che dirige come organizzatore e direttore artistico e ci parla anche della pala del Giorgione custodita a Castelfranco Veneto.

Rocco Cosentino

Attore regista scrittore; una vita artistica lunga ed intensa. Le è mai capitato nella sua carriera un momento non troppo “facile”?

“Questo genere di attività è, nel senso più stretto del significato, non troppo facile. La sua componente artistica, intesa come estro creativo, volontà di comunicare e necessità di coinvolgere gli altri, a volte sfugge di mano o non si palese sempre allo stesso modo. Quindi ci si può certo trovare di vivere momenti di “calo” interiore ed esteriore. Per meglio dire, proprio perché è una attività professionale, a volte può risultare molto difficile coniugare la creatività personale con l’esigenza del mercato che deve miscelare la domanda e l’offerta. È necessario riuscire ad essere “camaleontici” e cambiare, adattandosi, per riuscire a vivere e a navigare su un mare spesso in tempesta”.

C’è un progetto che non è riuscito ancora a realizzare che insegue da anni?

“Direi assolutamente di sì. E non solo uno. Quello a cui forse tengo di più è la trascrizione cinematografica del mio romanzo “Nel nome del padre e della madre”, il primo al mondo che ha affrontato, romanticamente e non clinicamente, la Sindrome di Klineferter. Questa anomalia cromosomica maschile che, oltre a procurare specifici disturbi e problematiche psicofisiche rende sterili la popolazione maschile che ne è affetta. Ciò, inevitabilmente, mette in atto scelte di vita legate alla procreazione di coppia visto che questa sindrome, e non patologia, viene scoperta in età non molto tenera e solo a seguito dell’infertilità che ne risulta nel rapporto di coppia. Lo ritengo un grande messaggio e vorrei che venisse affrontato dal punto di vista dell’Amore, così come accade nel romanzo che ha avuto un buon successo”.

Ci descriva il suo ultimo lavoro creativo che parla ed elogia Violante Bentivoglio Malatesta. Chi è stata questa eroina?

“Io vivo in una piccola città in provincia di Padova: Cittadella. Le mura che la racchiudono, uniche in Europa per la possibilità di essere percorse interamente a oltre quindici metri di altezza, le conferiscono un aspetto sicuramente particolare. In questo 2020 compiono esattamente 800 anni da quando, nel 1220, sono state erette a difesa. Intorno alla fine del quattrocento, Pandolfo Malatesta e la giovanissima moglie Violante Bentivoglio, solo quattordicenne, vengono designati come governatori e signori di quel borgo medioevale. Proprio per l’indole guerriera del marito, la giovane, bella e colta Violante si trova, suo malgrado, a governare la città. Una vera rarità per l’epoca. Violante conosce la musica, la letteratura, l’arte, la scrittura. Si circonda di artisti, artigiani, architetti e, nei pochi anni di regno, cambia il volto della piccola città. Verrà amata da tutto il contado e ricordata come donna saggia, lungimirante e amante della cultura e dell’arte”.

Chi sono stati gli attori che hanno interpretato i principali ruoli del film da lei diretto?

“Ho avuto il piacere di potere dirigere giovani talenti e attrici più esperte come Cristina Miriam Chiaffoni. Cristina è anche un talentuoso soprano. Nel film interpreta una giovane giornalista. Sono molto orgoglioso anche della presenza  di un ‘altro bravo attore che risponde al nome di Luca Boscolo, che interpreta il tenero artista amante di Violante. Per il  ruolo principale ho voluto fortemente l’attrice Francesca Amodio; una giovane veneta, ma con il cuore radicato in Campania. Francesca ha lavorato anche nel film che ha ricevuto il premio oscar dal titolo “La grande bellezza”

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Gentile Rocco, sono certa che sarà ben lieto di parlarci del suo impegnativo ed importante nonché lodevole progetto artistico futuro?

“In questo strano momento storico, risulta difficile immaginare il prossimo, e specifico, progetto artistico futuro. A seguito dell’enorme successo mondiale che il CGeOFF – CittadellaGeoFilmFestival ha ottenuto quest’anno, uno di questi progetti potrebbe essere quello di realizzare la quarta edizione dell’importante Premio Internazionale di Cinematografia che dirigo come organizzatore e direttore artistico. Sono stati oltre cinquemila i film iscritti da oltre 70 paesi del mondo e migliaia gli spettatori on line. I Golden Earth, l’ambito trofeo, è stato assegnato ai migliori venti registi e altri quaranta hanno ricevuto menzioni e premi speciali della giuria. Nella serata per la cerimonia di consegna erano collegati 72 registi da oltre quaranta Paesi de mondo”.

La sua città, che tanto ama, si chiama Cittadella e si trova in provincia di Padova. Vuole “approfittare” di questa intervista per elogiare le bellezze e la storia del Veneto?

“Non sarebbe possibile descrive, in poche righe, tutti i tesori artistici, architettonici e storici del Veneto. La mia città, con le sue mura medioevali che possono essere visitate, il Museo del Duomo, il Teatro Sociale che riproduce La Fenice di Venezia, le pievi medioevali e tanto altro, certo non sfigura con altre realtà vicine. Una di queste è Castelfranco Veneto che, all’interno del suo Duomo, custodisce una inestimabile Pala del Giorgione. Fu commissionata dal condottiero della Repubblica Veneta, Tuzio Costanzo, per la cappella di famiglia nel duomo di Santa Maria Assunta e Liberale a Castelfranco, in occasione della morte del figlio Matteo a Ravenna, accaduta tra la primavera del 1504 e l’estate del 1505 nel corso di una campagna militare per conto della Repubblica di Venezia. Il defunto si trova ancora oggi raffigurato in un bassorilievo sulla lapide tombale, ora posta ai piedi dell’altare, ma originariamente murata al lato della cappella. La Pala ha anche vissuto la brutta avventura di essere rubata, nel 1972, ma ritrovata qualche settimana successiva. E’ stata restaurata nel 2006 e, da allora, si trova custodita nel Duomo. Credo sia una grande occasione quella di poterla vedere, magari successivamente ad una passeggiata a quindi metri d’altezza per guardare, da un punto di vista molto particolare, Cittadella e le alte montagne dello storico Grappa, che tanto inchiostro ha fatto scorrere per le note vicende che lo hanno visto protagonista”.

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