Musiche d’amore e di bellezza a Taormina con il Teatro Bellini

Il gala diretto dal Maestro Carminati ha registrato la partecipazione del celebre soprano Anna Pirozzi che con i colleghi ha deliziato il pubblico, insieme all’orchestra e coro nel bimillenario palcoscenico.

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Quando in una serata di passione musicale si canta di Amore, tutto può accadere, anche le stelle seguono il loro corso, verso la morale la virtù e la libertà. Il gala “Solo per amore” che la rassegna “Bellini reinassance” ha veduto la sera del 14 agosto nella cornice unica del teatro antico di Taormina, ha voluto riprendere la tradizione del ritorno della bellezza nello scenario creato dagli Elleni e che gli eventi hanno fortunosamente serbato insino a noi. Organizzato dal teatro Bellini di Catania in collaborazione col Vittorio Emanuele di Messina, l’evento -facente parte della rassegna di rilancio del teatro, come l’altra in corso Bellezza Belcanto, ideata dal vulcanico Sovrintendente Giovanni Cultrera di Montesano– ha riscosso il successo che meritavano i cantanti che hanno partecipato, organizzati diretti e sapientemente guidati dalla illustre bacchetta del Direttore Artistico del Bellini, quel Maestro Fabrizio Maria Carminati il quale -diminuita l’emergenza sanitaria, che comunque pone le sue non indifferenti limitazioni agli spettacoli, in primis il drastico “taglio” del pubblico- si è precipitato a Catania dal suo nord, per riprendere il timone della gloriosa istituzione etnea, con salda mano e competente organicità di scelte.

Le sinfonie, le arie, i concertati, i cori che hanno avuto luogo nelle due ore di spettacolo, sono state tra le più belle, note ma anche scelte con la ricercatezza che contraddistingue il Maestro Carminati, pagine in onore del Cigno catinense. Si eseguirono molti brani e arie dalla Norma, dai Puritani, dai Capuleti e Montecchi; altresì arie da Puccini, Cilea e il gran bussetano che unificò l’Italia, il Cavaliere dell’Ordine al Merito Civile di Savoja e Senatore del Regno Giuseppe Verdi (per chi non lo ricordasse, durante il Risorgimento per inneggiare all’Unità nazionale i teatri venivano inondati di manifestini con la scritta “viva V.E.R.D.I.”, celante il nome di colui che sarà il primo Re d’Italia, Vittorio Emanuele II).

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Precisamente il programma svolto nella intensa e partecipata serata fu: sinfonia di Norma; “Ah per sempre io ti perdei” (Simone Piazzola); “Se Romeo m’uccise un figlio” (Veronica Simeoni); “La tremenda ultrice spada” (Simeoni); “meco all’altar di Venere” (Fabio Sartori); “Casta diva” (Anna Pirozzi); “Oh bello a me ritorna (Pirozzi); “Madì”, terzetto (Sartori Simeoni Pirozzi); sinfonia da la forza del destino; “Oh dolcezze perdute” (Piazzola); coro del Va pensiero; “per me è giunto il dì” (Piazzola); “La mamma morta” (Pirozzi); “acerba voluttà” (Simeoni); “Vissi d’arte” (Pirozzi); “nessun dorma” (Simeoni); bis col coro del Nabucco.

Andando ai cantanti, menzione primaria e d’onore alla splendida Anna Pirozzi, oggi una delle voci più importanti ed acclamate del panorama sopranile internazionale; reduce dai successi napoletani della sua Campania, la signora Anna ha ben superato sia la microfonatura distanziata del teatro taorminese (ma lei non ne ha proprio bisogno, chi ha sentito in teatro il suo timbro clarissimo e potente senza fare niuno sforzo, può rendersene conto) con filati di bellissima fattura e di grande eleganza nelle pagine belliniane, per volare nell’alto della vocalità pucciniana senza limiti di tempo e spazio. Una artista seria sicura e raffinata che non capita sovente di ascoltare nelle nostre province dell’ex impero romano, per cui siamo grati a chi la volle ospite delle vàlli sicule. Le pagine belliniane affrontate dal mezzosoprano Veronica Simeoni, duttile e vocalmente stabile, se non furono mai scritte per quella figura (Bellini al massimo, come sempre rammenta lo studioso Domenico De Meo, scriveva per soprano secondo) ressero bene il ruolo; ella s’avviò comunque meglio in Cilea. Per quanto concerne il tenore Fabio Sartori, si può dire le sue esecuzioni essere senza infamia e senza lode, a volte sfumate dalla orchestra; meglio fece il baritono (con scurità da basso) Simone Piazzola, in particolare nella difficile aria verdiana del Don Carlo.

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Bisogna mettere in rilievo, anche se è nota la competenza, la estrema professionalità e passione con cui il Maestro Carminati diresse le sinfonie, in particolare la simbolica “Forza del destino”: lì la chiave della Parola si crea e frange per poi ricostruirsi nei tre tòcchi iniziali, come sapeva il buon Verdi che riprendendo dai maiores, coniugò la Luce degli infiniti azzurri, alla virtù del possibile in questo mondo.  Sulla orchestra del nostro teatro, che il Maestro con la sua educatissima temperanza ha trascinato nei necessari atti di crescendo delle partiture, aggiungiamo che ha superato bene la prova della umidità che gli oltre trenta gradi del clima siculo, hanno imposto. Come da rilevare (forse,ha scritto qualcuno, si meriterebbero una medaglietta al valore) la abnegazione del coro femminile e maschile, per aver provato in questi giorni in un clima non ideale e dato in ogni caso ampia prova della loro ben nota professionalità elevata, diretti dal Maestro Petrozziello.

Pubblico abbastanza numeroso e variegato, pur se costretto a giacersi sulle bimillenarie gradinate in pietra e ben distanziato dagli esecutori (noi provvedemmo in ogni caso pe’ particolari con un binoccolo d’imperial nipponica fattura, che ci permise altresì di ammirare i vestiti di gran classe della signora Pirozzi e della signora Simeoni), e ben rappresentato per il glamour che una serata ferragostana deve avere: tra i presenti il soprano Daniela Schillaci (prossima interprete di Idomeneo in scena al Bellini in settembre), la pittrice Ausilia Miceli, il professore Antonino Marcellino, l’immancabile Sovrintendente Giovanni Cultrera di Montesano e signora Lisa, esponenti dell’Ordine al Merito Civile della Real Casa di Savoja, della Legione Garibaldina comando per la Sicilia e dei Rotary clubs. Le normative rispettate con l’apposizione delle mascherine, pur nei tempi e luoghi necessari, non impedirono alfine alla melagrana musicale  di essere dischiusa, come alla vigilia di mezzanotte, di concludere con alcuni minuti di applausi che il pubblico volle tributare agli artisti, l’Armonia delle note che non si possono mai fermare.

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