Un folto pubblico ha accolto nella chiesa madre di Linguaglossa la monografia su Salvatore Incorpora (1920 – 2010), a cura di Vittorio Sgarbi che illustra l’ampio orizzonte dell’artista espressionista e raccoglie oltre 600 opere tra pitture, sculture e disegni.
A Linguaglossa: presentato il volume a cura di Vittorio Sgarbi “Incorpora, l’arte che nasce dalle viscere della Terra”
Il coordinamento è la ricognizione meticolosa è stata effettuata da Antonio D’Amico e Stefano Saponaro, che restituiscono Incorpora alla storia dell’Arte del Novecento, edizione Silvana Editoriale, che ci aiuta a comprendere attraverso l’artista Incorpora la grande arte siciliana.
Apre i lavori l’arciprete di Linguaglossa Orazio Barbarino, D’Amico introduce la monografia e legge anche una poesia di Salvatore Incorpora, il suo saggio “Dal “classicismo emozionale” al “realismo espressionistico”. Mani e piedi grandi per comprendere la vita: Messina e Incorpora sono due facce del Novecento italiano, il secondo è un artista che ha dedicato tanto ai giovani, le persone muoiono ma vivono i personaggi. Stefano Saponaro elabora il saggio “Io sono d’un paese tutto sole.
Salvatore Incorpora. L’uomo e l’artista ”Intervengono per i saluti il sindaco di Linguaglossa, Salvatore Puglisi, l’assessore BB.CC. e identità comune Linguaglossa, Andrea Cerra, il vicegovernatore della Calabria Francesco Russo, il sindaco di Gioiosa Ionica, città natale di Incorpora Salvatore Fuda, e altre figure istituzionali dell’hinterland di Linguaglossa.
In sala anche i già sovrintendenti BB. CC. Fulvia Caffo e Maria Costanza Lentini; gli alunni del Liceo Scientifico “M. Amari” di Linguaglossa.
Il prezioso volume, frutto di studi e ricerche, è un importante catalogo delle opere arricchito da cinque saggi che nell’insieme rappresentano e mettono in luce la varietà di interessi di Incorpora: dai motivi sociali e civili (quale l’emigrazione, la guerra e il lavoro, che lasciano trasparire un’ispirazione verghiana, alla sensibilità per i temi religiosi e la vita quotidiana, incluse le nature morte.
Il testo ci conduce all’effervescenza culturale tra Linguaglossa e Catania negli anni ’50 e’60 e l’incontro con Salvatore Incorpora l’uomo e l’artista “ostinato, caparbio, aggressivo, scontroso, sentimentale e irridente” ma anche dallo slancio indomabile che
vive intensamente le battaglie culturali a lui care. Viene tratteggiata la maturità dell’artista e il rapporto tra la produzione letteraria e quella figurativa che slega Incorpora dal suo piccolo nido periferico e lo inserisce in una fitta trama di riscoperti
rapporti intellettuali e figurativi. Un artista che lotta con il suo tempo, la sua contemporaneità “solo, nel suo dolore, uomo dai piedi nudi”.
La monografia con stile raffinato costruisce una ricognizione non lacunosa del corpus abbondante: attraverso scultura, pittura, disegno, poesia e autobiografia, mustrano la sua sensibilità versatile. Gli eredi: Giovanni, Gemma ed Egidio nel 2009 hanno fondato con dedizione e impegno l’ Associazione culturale Salvatore Incorpora onlus promuovendo la schedatura delle opere del maestro e l’ordinamento dell’archivio documentario relativo alla sua attività. Vittorio Sgarbi accompagna questi lavori e dà una nuova lettura di interpretazione critica di Incorpora-Messina “è interessante che nella città di Linguaglossa, che ha un significativo patrimonio artistico e religioso, siano “nati” due artisti attivi su fronti estetici così diversi: Francesco Messina e, non nato ma attivo a Linguaglossa, Salvatore Incorpora. I due non erano destinati a piacersi, ma sono complementari: Messina si occupa della dimensione apollinea della bellezza, Incorpora invece è un pittore civile che affronta una dimensione del’uomo che deve resistere a tempi difficili e lo sforzo di una continua tensione per affermare la propria dignità e la propria presenza nella storia e nel suo tempo.
Incorpora è un pittore che ha più affinità con Guttuso per certi versi, ma che ha una pittura più stilizzata con tentazione espressive che sfiorano l’astratto, e in questo è l’opposto di Messina.
“Incorpora nelle sue opere, chiarisce Sgarbi, sovrappone natura e storia in un incrocio lucido e deformante” Ha una coscienza del Meridione che ha un nesso tra storia, natura, vitalità ed energia dei luoghi”.
Un aspetto rilevante ed efficace di sinergie, metafore pittoriche, evocazioni linguistiche, affrontate con modalità approfondita, documenta l’andare struggente di Incorpora, curato da Sarah Zapulla Muscarà (Università degli Studi Catania) nel suo saggio “La necessità fatale dell’universo poetico di Giovanni Verga e Salvatore Incorpora”. Con immediatezza riesce a dare la visione dell’universo verghiano di Salvatore Incorpora
contestualizzandolo attraverso le opere: “I Malavoglia”, “Mastro don Gesualdo”. Non manca di sottolineare il viaggio di Incorpora attraverso l’Etna, la sciara, la lava, Acitrezza, e le pennellate che vanno dai neri, grigi, verdi agli azzurri, gialli, viola, arrotolandosi e portando tanto pathos e sofferenza. Trasmette al lettore azione e passione e sottolinea il fil rouge della “necessità fatale” e l’infelicità storica del periodo di Incorpora. Con equilibrio evidenzia i rapporti con Capuana, De Roberto, Pirandello “lo
spogliarsi d’ogni superfluo” e il richiamo alle origini. Chiarisce “il fascino di Verga, come quello di Incoprora, non scaturisce dallo strumento utilizzato, bensì dall’ossequio al proprio immaginario”. Don Salvatore Vitiello (Università Cattolica Sacro Cuore Roma),
declinando il nome dell’artista in latino, illustra il suo saggio “La bellezza nei corpi” ove ha curato l’aspetto religioso, Incorpora si incontra con il mistero e chiede ai presenti, soprattutto ai giovani, “Cos’è la bellezza? Un corpo ideologico, no ipertrofia del corpo,
ma unione tra arte e sacro”.
Conclude Vittorio Sgarbi, curatore della monografia, “Il Novecento è un periodo complesso, attraversato da ordine e disordine, da una volontà eversiva entro cui può configurarsi Salvatore Incorpora, che sembra incarnare il verbo “incorporare”, dialogando con il tempo e lo spazio che lo circonda. Qualora volessimo, dopo Manzoni immaginare il luogo dove l’Italia si è espressa senza i separatismi e senza autonomie, in una coscienza nazionale fortificata, potremmo pensare proprio alla grande letteratura e pittura di fine Ottocento e del Novecento siciliano. Incoprora con la sua vasta produzione è un’addizione importante alla conoscenza e alla definizione della storia dell’arte italiana”.
“Il mondo contadino è dominante nelle opere di Incorpora, conclude Sgarbi, la sua è una poetica squisitamente socialista; mani e grandi piedi è espressiva ed espressionistica insieme”. Tra emotività contadina e Natività ecco la fertile produzione dell’artista legato alle tradizioni popolari siciliane con il ritorno alla natura.
L’espressionismo europeo, vive nella dimensione contemporanea senza trascurare l’aspetto religioso, anzi è uno dei pochissimi religiosi del Novecento, non devozionale, come sostiene l’illustre saggista e critico d’arte. Il saggio monografico riflette tutta la passione di Incorpora, grazie a Sgarbi e lo staff che ha curato la monografia; la serata organizzata ha suggellato un incontro che ha fatto gustare l’arte.