Cina: stop all’importazione di gorgonzola e taleggio

Stretta delle autorità sanitarie di Pechino per i formaggi europei contenenti muffe. Da tre settimane tengono ferme alla dogana camembert, brie e roquefort. Assolatte ha allertato i ministeri della Salute, dello Sviluppo economico e delle Politiche agricole

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L’esportazione dei formaggi made in Italy in Cina, già duramente colpita dalla contraffazione agro-alimentare diffusa in quel paese, rischia di subire un nuovo duro colpo.

È di questi giorni, infatti, la notizia della stretta imposta dalle autorità sanitarie cinesi alle importazioni dei formaggi erborinati europei, vale a dire a quei formaggi contenenti muffe, come il gorgonzola, il taleggio, il camembert e il roquefort.

Alle varie problematiche derivanti dall’imitazione di prodotti italiani, come il provolone, la caciotta e il pecorino che appaiono sui banchi dei supermercati cinesi con marchi diversi (emblematico è il caso del Parmesan), si aggiunge ora la decisione delle autorità sanitarie di Pechino di tenere bloccati alla dogana camembert, brie e roquefort provenienti dalla Francia.

Secondo il nostro Ministero della Sanità anche i formaggi italiani similari a quelli francesi, in particolare gorgonzola e taleggio, potrebbero essere a rischio blocco delle esportazioni in Cina, in quanto alla base della sospensione delle importazioni ci sarebbe un contenzioso tra Cina e Unione Europea.

A lanciare l’allarme è anche il presidente di Assolatte, Giuseppe Amborsi, che nei giorni scorsi ha diffuso una nota nella quale registrava che in Cina si stava verificando “Un pericoloso e inatteso inasprimento nell’applicazione delle norme sull’import dall’Ue dei formaggi prodotti con alcuni fermenti lattici, lieviti e muffe non esattamente previsti dalle restrittive norme cinesi ma finora sempre accettati in base a una sorta di gentleman agreement. Il rischio concreto è che molti famosi formaggi europei, come gorgonzola e taleggio, roquefort e camembert, restino fermi in dogana a tutto vantaggio di quelli prodotti da altri Paesi, come Usa e Australia”.

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Questi improvvisi inasprimenti dei controlli, dati della contraffazione, rischiano nel lungo periodo di danneggiare i produttori italiani e di indebolire l’immagine globale del made in Italy, tanto più in un momento in cui l’esportazione in Cina dei prodotti caseari italiani, secondo uno studio dell’Istituto per il Commercio Estero, registrava un incremento di circa il 40% rispetto al triennio precedente.

Considerata l’esiguità della produzione interna in Cina, nella quale fino a qualche decennio fa il formaggio rappresentava un alimento quasi completamente assente dalla dieta, le potenzialità delle industrie casearie europee e di quelle italiane in particolare di conquistare consistenti quote di mercato sono più che reali, a patto che, sempre secondo il presidente di AssolatteDa una parte vengano raggiunte con Pechino intese commerciali che evitino sul nascere ritorsioni come quella in atto sui formaggi erborinati e dall’altro si difendano i nostri prodotti di qualità dalle contraffazioni”.

Proprio per questo Assolatte sta tentando di stabilire, di concerto con i ministeri della Salute, dello Sviluppo economico e delle Politiche agricole, un nuovo standard che regolarizzi i formaggi italiani, dando loro il «via libera» sul mercato cinese.

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