Salvatore Barbaro con il libro di poesie “Tra estasi e rabbia”

È stato presentato giorno 5 maggio 2017 alla Libreria Colapesce e il 26 maggio alla Sala Consiglio di Palazzo dei Leoni sempre a Messina, il libro di poesie “Tra Estasi e Rabbia” del poeta Salvatore Barbaro. Un libro all’insegna della libertà.

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È stato presentato giorno 5 maggio 2017 alla Libreria Colapesce e il 26 maggio alla Sala Consiglio di Palazzo dei Leoni sempre a Messina, il libro di poesie “Tra Estasi e Rabbia” del poeta, Salvatore Barbaro, messinese, laureato in Pedagogia e Filosofia, che ha curato anche la copertina del libro rappresentata da una foto, molto bella, da lui scattata nel fantastico Stretto.

La Libreria Colapesce, interessante e originale punto d’incontro culturale nella nostra città, proprio alcuni giorni prima si è adoperata per offrire a chi abitualmente la frequenta e a chi ancora non avesse avuto modo di conoscerla, una veste nuova, moderna e più funzionale.

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La Città Metropolitana di Messina anche quest’anno ha aderito alla manifestazione culturale “Il Maggio dei Libri” giunta quest’anno alla VII Edizione. Il programma ha avuto inizio il 2 maggio e si è concluso il 31 maggio 2017 e le iniziative sono state realizzate nella Sala Consiglio di Palazzo dei Leoni e nella Galleria d’Arte Moderna e contemporanea “Lucio Barbera”.

Rosaria Landro alla libreria Colapesce e Luigi Parisi presso la Città Metropolitana, hanno letto con enfasi alcune delle poesie.

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Il Prof. Salvatore Ruggiano, che ha insegnato lingua e letteratura inglese ed è autore di testi teatrali, ha invece curato, in maniera molto elegante e forbita, la recensione delle poesie contenute in questo libro. Riportando qui di seguito alcuni passi della sua recensione, scrive il Prof. Ruggiano: “L’arte è il tentativo da parte dell’artista di concettualizzare, attraverso l’opera, i propri impulsi, stimoli, che racchiudono passioni, paure, desideri, sogni, ansie, amore e morte. L’artista si esprime attraverso l’opera. La poesia, può racchiudere in sé la musica, la pittura, la letteratura, la storia, la profezia, la critica. Essa è Merce inconsumabile (P.P .Pasolini), non soggetta, cioè, all’usura del tempo e dei costumi. La poesia vive svincolata dal potere; sua inimitabile caratteristica è la Libertà.

“Il poeta– continua Ruggiano- è filtro di sentimenti, di ansie e sofferenza; le spiega in parole, immagini, suoni e armonie musicali prendo l’immagine dell’albatros, il gabbiano del Nord, del poeta Baudelaire, nei suoi “fleurs du mal”. Anch’egli vive il conflitto interiore tra estasi e orrore, come Salvatore Barbaro patisce la rabbia conseguente ad una realtà brutta, distorta, caotica, mentre anela, aspira e contempla estatico la bellezza del cosmos, della vita. Un contrasto che talvolta porta il poeta a fuggire dalla realtà, ma non il nostro Barbaro, il quale come l’albatros vola libero per i cieli, i mari, perché altri imparino a contemplare e gustare le belle e buone cose e non fermarsi alla miseria e alle brutture del mondo.

Ecco il primo e fondamentale tema di Barbaro: la libertà; non si può essere viventi, pensanti, se non da uomini liberi e forti delle proprie capacità”.

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La giustizia, ecco un’altra parola chiave. Il poeta traguarda col suo occhio interiore la reazione della gente e coglie tanta falsità e ipocrisia e si appella ai giovani.

Quanti giovani sanno il prezzo di tante cose, ma non il valore dei loro beni interiori.

Dobbiamo ringraziare i poeti che si adoperano per risvegliare le coscienze e ricordare i buoni sentimenti e principi morali, che abbiamo disciolti nell’acido dei sistemi del malaffare, rendendo questa società liquida, alla deriva, senza sostegno, senza regole, senza riferimenti culturali. Ringraziarli per la loro estasi come contemplazione, respiro e gusto della bellezza e grazie per la rabbia, che è sdegno, sacrosanto, giusto, provocatorio, per scuoterci dal grasso dell’ indifferenza, dell’ apatia e dell’ ipocrisia”.

In tutte le poesie di questa raccolta aleggia un sostantivo: la libertà, ma chiediamo a Salvatore Barbaro cosa lo ha spinto a dividere il libro nei due aspetti dell’estasi e della rabbia:

Creo poesie da quando avevo 15-16 anni, le scrivevo su quaderni, su fogli volanti e poi qualche anno fa ho cominciato a raccoglierle e mi sono accorto che si potevano riassumere in due filoni: quello dell’estasi come senso di contemplazione che non è solo quella sacrale, ma anche quella fatta di osservazione diciamo quasi neutrale, quasi senza passione però con partecipazione fra me e la natura. Poesie che nascevano tra me e il rapporto con la natura, dell’io con la natura e dell’io con se stesso. Rabbia perché l’io è nella natura, ma è anche in società ed è anche l’io che partecipa con gli altri perché l’uomo è un animale sociale che ricerca anche la sua solitudine ma che non può stare con gli occhi chiusi perchè vediamo tante di quelle ingiustizie, di quella ipocrisia, che per me è il sentimento più scandaloso e più meschino. E ancora rabbia per quel certo potere che cerca di additare le colpe sui soggetti deboli, sui giovani, vittime di prospettiva, sui migranti, sui rom, sugli omosessuali, tutti soggetti facilmente attaccabili e quindi tutto questo è anche un grido di dolore, un grido di protesta. La poesia è anche questo, cercare di protestare, di mandare un messaggio”.

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Alla domanda se la rabbia nasce anche dal ricordo della sua gioventù, dal confronto di quando tutto era un po’ più limpido coi tempi di oggi risponde che:

“Una volta si dialogava, quando ci si incontrava si discuteva, oggi il dialogo è ridotto all’osso, è messaggistica, è impoverimento del linguaggio, noi ci si parlava. La libertà è la caratteristica fondamentale dell’uomo. Il suo pensiero non può mai essere imprigionato e fino a quando esisterà l’uomo che comincia e continua a pensare, io avrò fiducia”.

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