Il personaggio rossazzurro: Pietro Lo Monaco, soluzioni e risposte

Questa settimana vi parliamo dell’a.d. rossazzurro Pietro Lo Monaco, l’uomo da cui è partita la rinascita e da cui dovrà nascere una nuova ripartenza

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La storia, recente e non, di Pietro Lo Monaco è ben nota a tutti. Per anni tra i migliori dirigenti del panorama calcistico italiano grazie anche a quel suo “figlio”, il Catania, che in serie A si segnalava per gioco, qualità e forza. Il ‘Catania degli argentini’, proprio per il gran numero di talenti scoperti e portati in Italia dall’a.d. rossazzurro nel corso degli anni, era diventato un esempio di società capace di investire e rinnovarsi rimanendo sempre al top. Poi l’addio di Lo Monaco e da lì a poco il disastro, la storia che tutti i tifosi etnei non avrebbero voluto conoscere ma che poi purtroppo oggi ben sanno: due retrocessioni e il Catania che sognava l’Europa si trova in Lega Pro.

Nel frattempo Lo Monaco guarda da lontano in direzione Etna. Le esperienze in altre piazze durano poco e non sbocciano, quella più proficua si realizza in una città straordinariamente vicina a quella che anni prima aveva portato al vertice: Messina. Lo Monaco prende un’altra squadra con un recente passato importante ma ormai caduta in disgrazia e la porta nuovamente tra i professionisti prima di lasciare. Ma dalla Sicilia il dirigente non si muove. Perché, dopo il primo anno di Lega Pro in cui i rossazzurri hanno evitato uno scenario ancora più nefasto solo all’ultima giornata, Pietro Lo Monaco ritrova quel figlio che, per vari motivi, aveva perso in un momento in cui tecnicamente sembrava anche che potesse camminare da solo. Il nuovo matrimonio tra l’a.d. e il club etneo è stata forse la prima notizia degli ultimi anni che ha fatto ben sperare i tifosi catanesi, ben consapevoli del carattere, della forza e delle capacità del dirigente e fiduciosi di un rapido ritorno in categorie superiori.

Lo Monaco sceglie un nuovo tecnico (Rigoli) e rivoluziona la squadra portando a casa anche due ritorni importanti, quelli di capitan Biagianti e di Michele Paolucci, due nomi cari alla piazza. I risultati però non sono quelli sperati: complice anche un pesantissimo -7 (caso Castro) i rossazzurri faticano soprattutto in trasferta a fare risultato sedendosi sì sul treno playoff ma non sfiorando mai i primi vagoni. A gennaio altre operazioni di “riparazione”, tra partenze e arrivi: in particolare un altro ritorno, quello di Giovanni Marchese, tanto aspettato dai tifosi e l’acquisto di uno degli attaccanti più forti della categoria, Demiro Pozzebon. Agrigento però è la Waterloo di Rigoli: dopo la sconfitta con l’Akragas infatti società e tecnico decidono di interrompere il proprio rapporto lavorativo. Lo Monaco stesso ammetterà che si sia trattata più di una scelta per dare un segnale all’ambiente e allo spogliatoio che rivolta verso il tecnico. Arriva Mario Petrone che, dopo tre gare, si dimette. Una decisione probabilmente inaspettata anche dallo stesso Lo Monaco che forse si aspettava almeno di terminare la stagione con l’ex Ascoli e che alla fine opta per la “promozione” di un uomo che il rossazzurro ormai lo veste da anni: Giovanni Pulvirenti. Semplice traghettatore o il prescelto? Difficile dirlo, visti i tanti fattori in gioco.

Oggi l’entusiasmo che si respirava alle falde dell’Etna a giugno, con l’arrivo di Lo Monaco, rimane un ricordo. Non tanto per le scelte della dirigenza rossazzurra ma per il momento che vive il Catania. Tre tecnici, la “maledizione” trasferte e una posizione in classifica che, ad oggi, non qualificherebbe gli etnei nemmeno ai play-off compromettono e non poco la fiducia e la speranza dei tifosi catanesi. In un momento del genere chi può risolvere la situazione? Pietro Lo Monaco. Non si parla né di supereroi né di santi, si parla solo di uomini, con difetti e pregi, che però conoscono il loro lavoro e le situazioni che si vengono a creare. Che sia un problema psicologico o meno, toccherà proprio all’a.d. rossazzurro trovare in fretta risposte e “cura” per risollevare la situazione e far funzionare nuovamente il bellissimo, almeno sulla carta, giocattolo che tra giugno e gennaio aveva creato.

 

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