Il mercato globale dell’arte e l’Italia

Il rapporto presentato al TEFAF di Maastricht del 2016, l’eccezionale appuntamento  fieristico mondiale per art dealers e collezionisti, art-addicts e operatori  istituzionali e professionali, mette in risalto USA e Cina nel mercato dell’arte globale.

Il mercato globale dell'arte e l'Italia

In questi anni il mercato dell’arte ha visto come protagonisti assoluti gli USA e la Cina, ma nonostante i successi fin qui conseguiti oggi pare che l’ago della bilancia si stia orientando più a favore degli americani. Basta, infatti, ricordare che nel 2014 il mercato USA contribuì ad un incremento delle vendite del 4% sui dati del mercato globale e fu l’unica area geografica a registrare dati positivi in contrapposizione ai dati in calo dell’Europa e alla fortissima contrazione dalla Cina, quasi il 23%, dato ridotto del 50% rispetto al 2011.

Il recente rapporto presentato al TEFAF di Maastricht del 2016, l’eccezionale appuntamento  fieristico mondiale per art dealers e collezionisti, art-addicts e operatori  istituzionali e professionali, evidenzia non solo quanto già detto ma anche un’altro aspetto fondamentale del mercato globale: gli scambi, soprattutto nelle aste, appaiono sempre più concentrati e fanno capo a coloro che ne costituiscono la parte più consistente del mercato. L’antiquariato  e le arti decorative faticano a recuperare il loro peso tradizionale e, fra  le arti visive, soprattutto la fetta del dopoguerra e del contemporaneo,  rappresenta ormai il 50% delle vendite di settore.

Solo i soliti 20 artisti più importanti riescono ancora a raggiungere il 45% del fatturato conseguito con il 3% delle opere battute in asta (ad esempio, le vendite di Andy Warhol nel 2015 hanno superato di gran lunga gli scambi di tutto il mercato delle aste italiane).

Proprio per questo motivo le case d’asta a livello internazionale hanno iniziato a cambiare strategia nella gestione delle vendite enfatizzando più la storia, la provenienza ed il significato degli artefatti che il nome degli autori.

Una delle conseguenze più significative di questa crisi nel mondo dell’arte è che il fatturato nelle aste internazionali degli Old Masters è sceso ai livelli dei primi anni 2000, chiaro indice dei mutamenti di gusto ed interesse dei collezionisti internazionali, ma soprattutto della scarsità di offerta di opere significative  sul mercato.

In questa classifica mondiale del mercato dell’arte, l’Italia risulta al settimo posto, per le esportazioni, con un volume certificato di circa 600 milioni di Dollari Usa nel 2014 ( circa il 2% dell’export mondiale), ma solo al sedicesimo per le importazioni (130 milioni di Dollari), con un surplus commerciale di 470 milioni. I principali mercati di sbocco per l’Italia sono il Regno Unito e gli Stati Uniti, per quanto riguarda l’export, mentre la Francia per quanto riguarda l’import. La differenza tra i dati americani e quelli italiani è ad esempio l’enorme quantità di gente che lavora nel settore: 750000 addetti per l’America, contro i 30000 dell’Italia. Molto importante, nel corso dell’ultimo anno, è stato l’intervento dei compratori cinesi, che con le loro compravendite hanno fatti si, ad esempio che Nu Couché di Amedeo Modigliani fosse battuto da Christie’s a New York per 170 milioni di dollari.

Il mercato U.E. si è attestato al 33% circa di quello globale considerando che il  40% circa del volume di scambi totali proviene propio da li. Regno Unito e la Francia, rispettivamente con il 64 ed il 19% delle vendite nell’area, si sono confermate centri nevralgici del mercato europeo, con Germania (5%) ed Italia(3%) confinate in posizione marginale.

In casa nostra, un dato positivo è la conquista del 3% del mercato europeo e l’1% del mercato globale. Ma questo dato non deve accendere troppo gli entusiasmi dato che, per lo più, stanno aumentando le esportazioni e discapito delle importazioni il cui valore resta costante.

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