Coinvolti circa 15mila tra ginecologi e ostetrici Sale parto chiuse il 12 febbraio
ROMA – Niente parti programmati, esami e visite per le future mamme il 12 febbraio. Scatta il primo sciopero di ginecologi e ostetrici, che esprimeranno cosi’ il grave disagio degli operatori per i tagli che “hanno messo in ginocchio l’assistenza e il contenzioso medico-legale è ormai a livelli insostenibili”.
La “scelta estrema” dei circa 15 mila operatori che lavorano nei reparti e nei servizi di ginecologia, è già stata comunicata al comitato di garanzia per gli scioperi nel settore pubblico. Il 18 gennaio l’incontro con il ministro Balduzzi che ha convocato tutti i rappresentanti di tutte le sigle dei ginecologi e delle ostetriche.
Il primo sciopero nazionale “delle nascite” – spiegano in conferenza stampa a Roma gli operatori di diverse associazioni di ginecologi e ostetrici – bloccherà l’attività di tutti i punti nascita italiani. Quindi, niente cesarei programmati e niente induzione di parti programmati, per un totale di circa 1.100 interventi stimati che dovranno essere rinviati o anticipati, di cui poco meno di 600 sono cesarei. Non solo. Fatte salve le urgenze indifferibili, che saranno comunque garantite, il black out riguarderà anche l’attività dei consultori familiari e di tutti gli ambulatori ostetrici del territorio, dove non verranno effettuati esami clinici, visite specialistiche ed ecografie.
Alla base della protesta due motivazioni principali. In primo luogo i tagli della spending review e delle altre manovre finanziarie degli ultimi anni che stanno mettendo in ginocchio l’assistenza sanitaria anche in settori chiave come quello del “percorso nascita, impedendone anche la messa in sicurezza“. Seconda motivazione la crescita ormai incontrollata del contenzioso medico legale, che sta portando alla sempre maggiore diffusione del fenomeno della medicina-difensiva, sottolineano gli operatori.
Tre le richieste “politiche” che vengono fatte in vista delle elezioni: «La certezza del finanziamento per la sanità; l’impegno ad applicare immediatamente la riforma dei punti nascita, approvata ormai due anni fa: la garanzia di misure cogenti sulla responsabilità professionale in sanità».
Lo sciopero è stato indetto dalle principali associazioni di categoria: Associazione ostetrici ginecologi ospedalieri italiani (Aogoi), Società italiana di ginecologia (Sigo), Associazione ginecologi universitari (Agui), Federazione sindacale medici dirigenti (Fesmed), Associazione ginecologi territoriali (Agite), Società italiana di ecografia ostetrica e ginecologica e metodologie biofisiche (Sieog) e Associazione italiana di ostetricia (Aio).
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