Scoperti batteri ‘filosofali’ che producono oro

La NeoAlchimia Filosofale Batterica

Ingerendo materiale tossico questi batteri super resistenti sono in grado di trasformare il cloruro aurico in pepite d’oro puro. Lo studio dei ricercatori australiani in mostra all’università del Michigan

NEW YORK – Cupriavidus Metallidurans: questo il nome del batterio super resistente che ingerendo materiale tossico è in grado di plasmare oro.

Questo batterio aggressivo è considerato dal tutti gli esperti un estremofilo, cioè un organismo dalla spiccata capacità a resistere ad alte concentrazioni di metalli pesanti. Si tratta di un microrganismo che, in realtà, ha già trovato il suo spazio pratico in campo scientifico e industriale.

Tuttavia, lo studio condotto dal Team di Kazem Kashefi, professore di microbiologia, ha trovato un aspetto del tutto inedito e inaspettato. Come lui stesso afferma, “stiamo facendo alchimia microbica, trasformiamo qualcosa che non ha valore in un metallo prezioso solido dotato di valore”. A sostenere la spiegazione del collega, Adam Brown, professore di arte elettronica dell’università e membro della ricerca: “E’ neoalchimia. Ogni parte e ogni dettaglio del progetto sono a metà strada tra la moderna microbiologia e l’alchimia. La scienza tenta di spiegare il mondo fenomenologico. Come artista, tento di creare un fenomeno. L’arte è la capacità di spingere la ricerca scientifica.

Oltre questo batterio vi è  anche un altro microrganismo, il Delfia acidovorans, noto per la sua abilità di scomporre il cloruro aurico in oro. In una settimana, questo microrganismo riesce a trasformare  il cloruro in pepite d’oro puro da 24 carati sottoforma di nanoparticelle che tendono ad accumularsi nel terreno sotto forma di pepite.


Questi batteri sono  25 volte più resistenti di quelli normali a sostanze chimiche e tossiche, resistendo al cloruro aurico, un materiale dannoso e velenoso se ingerito.

Lo riporta il Science Daily, in cui si precisa che nell’arco di tre – cinque anni si arriverà alla creazione di un bionsensore funzionante che aiutera’ i minatori nella ricerca di oro.

Questa scoperta esibita all’Universita’ del Michigan e ad opera di un gruppo di scienziati australiani ha del clamoroso. Potrebbe infatti aprire nuovi scenari nel campo della scienza e dell’industria mineraria, vista anche l’importanza e le potenzialità lucrative che la ricerca dell’oro porta con se’.

Il cloruro aurico è un sale d’oro dell’acido cloridrico. A temperatura ambiente si presenta come un solido rosso arancio molto solubile in acqua alla quale conferisce una colorazione gialla.

…alla ricerca del Batterio Filosofale

Da dove parte la notizia? Uno scienziato e un artista si sono messi in squadra con un batterio resistente ai metalli chiamato Cuprividus metallidurans per produrre pepite doro in un bioreattore di vetro.

Usando cloruro di oro altamente concentrato, una tossina naturale, i ricercatori hanno fatto crescere il batterio durante un’installazione artistica che hanno chiamato “The great Work of Metal Lover,” (Il grande lavoro di un amante del metallo) che è anche un laboratorio portatile che mette insieme biotecnologia, arte, e alchimia.

“Stiamo creando un’alchimia microbica – trasformando l’oro da qualcosa che non ha valore ad un solido, prezioso metallo di valore”, ha affermato il biologo Kazem Kashefi alla Michigan State Universitu (MSU) in un comunicato stampa.

I ricercatori stavano ricreando un processo che credevano accadesse in natura, e hanno scoperto che il C. metallidurans può sopportare concentrazioni di cloruro di oro almeno 25 volte maggiori rispetto a quanto si pensasse in precedenza, trasformando la tossina in una pepita d’oro in circa una settimana.

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