Over 55 sedicenti “anziani”: grande risorsa economico-solidale del futuro

Censis e ANLA fotografano l’Italia di oggi: meno ‘anziani – nonni’, più over 55 al lavoro che sostentano figli, nipoti e figli fannulloni 

 

 Diminuiscono i cosiddetti “anziani – nonni” a fronte di un aumento del binomio “anziano over 55 – lavoratore”.

Che sia questa una delle concause della dilagante disoccupazione giovanile?

Potrebbe anche essere, ma  in caso  solo una “con causa”!

È notizia battuta dall’Ansa di soli pochi giorni fa quella secondo la quale la fotografia scattata dal Censis degli over 65 in Italia ci mostra una popolazione anziana decisamente arzilla. ‘Sono di più, restano per più tempo al lavoro e fanno meno i nonni… Ma aiutano economicamente figli e nipoti’.

Se dal 2007 al 2012 il numero dei giovani occupati è crollato – con quasi 1 milione e mezzo di posti di lavoro in meno, i lavoratori con più di 55 anni sono aumentati da 2 milioni 766 mila a 3 milioni 445 mila. Un dato che sembrerebbe strettamente correlato, sempre secondo l’indagine condotta dal Censis, al fatto che quasi il 70% dei titolari di grandi aziende preferisce assumere un anziano per maggiori competenze gestionali e organizzative, nel riconoscimento dei valori aziendali, per le competenze specialistiche e per la capacità di leadership.

La ricerca ‘Gli anziani, una risorsa per il Paese’, realizzata dal Censisper l’ANLA (Associazione Nazionale Lavoratori Anziani), afferma che il numero degli anziani occupati, nel 2015, coinciderà con quello relativo alla popolazione giovane (tra i 15 e i 34 anni). Ne deriva che gli anziani faranno i nonni sempre di meno (la percentuale di chi si occupa direttamente dei nipoti scende, infatti, dal 35,8% del 2007 al 22,5%).

Il neo-vitalismo: questo sta alla base di tutto. Tra gli aspetti che oggi caratterizzano gli stili di vita degli anziani e che contribuiscono al miglioramento delle loro condizioni di salute c’èda rilevare la crescente cura di se stessi e l’attenzione alla propria condizione psico-fisica, un’attenzione che si esprime in una serie di scelte e comportamenti nella vita quotidiana. Rispetto al 2002 sono raddoppiati gli anziani che si tengono in forma camminando o facendo attività sportiva all’aperto (praticata dal 53,9%), che prestano attenzione alla qualità biologica del cibo (31,5%) e alla salubrità della dieta quotidiana (23,2%). Circa un terzo degli anziani (30,3%) cerca di trascorrere brevi periodi di vacanza nel corso dell’anno, oltre a quelli legati alla pausa estiva. Il 14,3% frequenta abitualmente palestre e piscine. Il 9,7% si concede almeno una volta all’anno le cure termali. Il 4,4% si sottopone abitualmente a cure estetiche, con sedute di abbronzatura, massaggi per il corpo e per il viso. Una risorsa per la società. L’impegno nel volontariato è un’attività molto diffusa tra gli anziani, che li rende un pilastro dell’altruismo sociale. Nel 2012 sono stati quasi un milione (969mila), vale a dire il 7% della popolazione over 65, gli anziani che hanno svolto attività gratuita di volontariato o partecipato a riunioni nell’ambito delle organizzazioni. Una quota in costante crescita, considerato che rispetto al 2007, se il numero dei volontari in Italia e’ aumentato del 5,7%, tra gli anziani si è registrato un incremento del 24,2% (pari a circa 200mila persone), a testimonianza del ruolo sempre più attivo che questi hanno nella società.

Il divario tra le generazioni in termini di accesso al lavoro, di reddito, di risparmi e consumi non è mai stato così ampio. La percentuale di nonni che si occupano direttamente dei nipoti scende dal 35,8% del 2007 al 22,5%, e si contrae dal 17,5% al 9,7% la quota di anziani che si rendono disponibili per il disbrigo di mansioni in casa o di pratiche burocratiche. Aumenta, però, dal 31,9% del 2004 al 47,9% la quota di over 60 che contribuiscono con un aiuto economico diretto alla vita di figli e/o nipoti. E sono per lo più anziane le famiglie che detengono consistenti patrimoni, quote rilevanti di reddito e sono poco o per nulla indebitate. Se all’inizio degli anni ’90 i nuclei con capofamiglia di età inferiore a 35 anni detenevano il 17,1% della ricchezza totale delle famiglie e le generazioni immediatamente precedenti il 19,6%, negli ultimi vent’anni la loro quota è scesa significativamente: rispettivamente al 5,2% per le prime e al 16% per le seconde. Nel frattempo è aumentata la quota di ricchezza detenuta dalle famiglie più anziane, con capofamiglia ultrasessantacinquenne, passata dal 19,2% al 32,7%.

Stretti nella morsa del “deficit di opportunità”, da un lato, e del “surplus di supporto familiare”, dall’altro, rispetto ai coetanei europei, i giovani italiani mostrano la tendenza a procrastinare sempre di più il momento delle scelte, della responsabilità e della maturità. Il ritardo che caratterizza l’uscita da casa degli italiani è stato aggravato dalla crisi. La quota di 15-34enni celibi e nubili che vivono in casa con i genitori è cresciuta ulteriormente, arrivando al 61%.

Ma a preoccupare di più è la crescita esponenziale del fenomeno che vede sempre più giovani chiamarsi fuori da qualsiasi tipo di impegno, che sia lo studio, il lavoro o la ricerca di un impiego: i NEET, insomma (Not in Education, Employment or Training), giovani che non studiano, non lavorano e non sono intenzionati a cercare alcun tipo di occupazione, ma preferiscono restare a casa. Questi i principali risultati della ricerca realizzata per l’ANLA da Giuseppe Roma, Direttore Generale del Censis e discussa da Antonio Zappi, Presidente nazionale dell’ANLA.

Morale spicciola? Gli uomini e le donne della “vecchia guardia” hanno tutta un’altra tempra! Rimbocchiamoci le maniche, rubiamo galantemente il loro sapere e diamoci da fare. È vero che c’è crisi nel mondo del lavoro, ma se attendiamo la manna dal cielo…

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