Intervista al produttore di pasta e scrittore Nunzio Russo

Dal 1875, la famiglia siciliana Russo produttori di pasta esportata in tutto il mondo. Intervista a Nunzio Russo leader dell’azienda e scrittore di due romanzi “Il romanzo della pasta italiana” “La voce del maestrale”.

Lei, Nunzio, ha già al suo arrivo due libri. Vuole ricordare ai lettori di GLOBUS i titoli?

“Grazie della domanda, con piacere. La Voce del Maestrale è un romanzo. Sono quattro le edizioni cartacee, oltre quella tradotta in lingua inglese e gli ebook. Il romanzo ha ricevuto il Premio Elmo nel 2014, a Rizziconi (Rc). Nel 2015 ho scritto un saggio di etnostoria dal titolo Il Romanzo della Pasta Italiana,  sia in edizione cartacea che ebook. Pure questo lavoro è stato tradotto in lingua inglese, per il mercato anglosassone e americano. Il Romanzo della Pasta Italiana ha ricevuto nel 2017 il XXI Premio Internazionale del Museo (Roma Ita – San Francisco Usa)”.

Parliamo adesso specificando la trama degli stessi ed i motivi per cui Nunzio hai scritto questi libri?

“La Voce del Maestrale parla da tempi remoti nelle terre siciliane, nascosta tra lo splendore della campagna e l’azzurro del mare. Totò Musumeci è cresciuto ascoltando quella voce e ha conosciuto antiche storie diventate leggenda. Ora una forza misteriosa lo chiama a diventare parte di un’avventura mai svelata, mentre l’impetuoso urlo del vento cerca di coprire ogni cosa. Totò è il nipote del barone di Mezzocannolo, ucciso dalla mafia. È anche un industriale del sud. Quanto ha ereditato è tradizione, e dovrà difenderla come ha già fatto il nonno dalla violenza del principe di Granata, il fondatore del paese, il padrone di tutto. I tempi cambiano e la dinastia del principe si estingue, ma il male resta ed è sempre lo stesso. Il Sole sulla Terra si camuffa dietro accattivanti sembianze e diventa ancora più pericoloso. Totò Musumeci combatterà fino alla fine, nella certezza che dopo di lui qualcuno continuerà a percorrere la strada delle passate generazioni. . E quel giorno, la voce del maestrale sarà il grido di un popolo che conquista la libertà. La Voce del Maestrale è tutto l’amore che esiste nel cuore. E’ vita; è meraviglia; è coraggio. E’ storia in maiuscolo, perché neppure una persona resta da sola. Ciascuno è erede della forza delle proprie origini che riconosce nell’essenza e nella verità della famiglia. Nello stesso tempo i protagonisti vivono secondo personali ideali gli amori e le delusioni, i successi e le sconfitte. Sulle vicende scende come una colonna sonora, appunto, La Voce del Maestrale, e questa sospinge la rotta dell’esistenza in direzione di quei valori e di quelle virtù che ne fanno bene sacro e inviolabile. Il Romanzo della Pasta Italiana è un ritaglio della memoria e della civiltà italiana, non solo di quella gastronomica e più popolare. Da qui l’elogio a tutti quelli che con il proprio lavoro hanno lasciato un messaggio alle nuove generazioni e oggi hanno giusto riposo. Un invito anche ai nuovi imprenditori come a tutti i giovani, donne e uomini, affinché possano meditare. Fare impresa non è un gioco. E’ una missione supportata da onestà e da capitali. Bisogna essere pronti a perdere tutto e avere la forza di resistere alla prepotenza. Sono stato invitato a Taormina per raccontare come nascevano e si affermavano le aziende famigliari italiane che nell’ottocento hanno dato il via al Made in Italy più famoso: quello della pasta, la regina della Dieta Mediterranea, patrimonio culturale immateriale dell’Unesco dal 2010. . Tali aziende, alcune davvero importanti, in prevalenza avevano sede nel mezzogiorno d’Italia e in particolare in Sicilia. Il pubblico di quell’occasione era costituito dagli studenti della University Of Minnesota in viaggio di studio nel nostro paese. Negli Stati Uniti c’è molta attenzione riguardo il cosiddetto family bussines, tanto da farne materia di studio, perché considerato in grado di competere con le grosse compagnie multinazionali in alcuni settori produttivi o del commercio. Da quell’incontro con i ragazzi d’oltreoceano è nata l’idea di scrivere  Il Romanzo della Pasta Italiana”.

Voi famiglia Russo, fin dall’ottocento avete prodotto pasta di tutti i tipi?

“Nel 1875 è stata fondata l’azienda appartenuta alla mia famiglia. La fabbrica si è subito distinta per essere all’avanguardia nell’uso delle più moderne tecnologie. L’innovazione era anche nel cosiddetto ciclo produttivo chiuso che partiva dalla proprietà della terra coltivata a grano, per proseguire con il molino per la macinazione e i due pastifici: uno per il mercato locale, l’altro per la sola esportazione. Si producevano anche prodotti da forno e mangimi per l’alimentazione animale, oltre conserve di pomodoro e sardine in scatola. La nostra pasta era considerata di alta qualità, perché nell’impasto era utilizzata la nota acqua termale della Città di Termini Imerese, sede degli stabilimenti. Di questo hanno scritto gli autori Bontempelli e Trevisani nel loro libro La Sicilia Industriale Commerciale Agricola, edito a Milano nel 1903. Il pastificio è stato premiato nel 1906 alla Fiera di Montecatini e nel 1914 alla Fiera dell’Impero Britannico di Londra”.

La vostra pasta ha anche varcato l’oceano atlantico giungendo in America. Ci racconti un po’ questa storia?

“Il mio trisnonno, Nunzio Russo, era un commerciante di granaglie di Termini Imerese. Nunzio aveva due figli, Antonino e Andrea. Insieme con i due giovani decise di iniziare a produrre pasta alimentare. In quel periodo iniziava la migrazione dei nostri siciliani negli Stati Uniti d’America, e questi ultimi desideravano consumare i prodotti tradizionali della terra d’origine. I due fratelli, Antonino e Andrea Russo, ebbero l’intuizione di raggiungerli con produzioni nate sotto il sole di Sicilia e decisero di separare le loro strade. Antonino restò in Sicilia e fondò la ditta Antonino Russo fu Nunzio, molino e pastificio; Andrea raggiunse Chicago nell’Illinois, dove nacque la società Andrea Russo & Company per l’importazione e la distribuzione di pasta alimentare e altre produzioni siciliane. Fu un successo senza precedenti, che aprì la via a molti altri produttori, non soltanto del sud dell’Italia. I prodotti che uscivano dallo stabilimento sul porto di Termini Imerese erano caricati sulle navi, che attraversano l’oceano per la gioia dei connazionali e degli stessi americani. In effetti, la storia dell’industria siciliana dovrebbe essere riscritta con queste verità quasi dimenticate”.

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