Intervista all’avvocato Ferruccio Ferruggia

Oggi per  Globus magazine abbiamo il piacere d’intervistare l’avvocato Ferruccio Ferruggia, Commissario straordinario con funzioni di Presidente e C.d.A. dell’Istituto Autonomo per le Case Popolari per la Provincia di Palermo, che ci parlerà del progetto di recupero di edilizia popolare e la rivisitazione dell’antico mercato di Piazza del Carmine.

Vogliamo raccontare brevemente la storia dei mercati palermitani unici al Mondo  e del progetto di riqualificazione che prevede un miglioramento molto significativo del mercato di Piazza del Carmine a Palermo?

Lo IACP di Palermo anni addietro ha partecipato ad un bando finanziato con fondi europei del PO FESR 2014/2020 – Azione 9.4.1 pubblicato dall’Assessorato Regionale delle Infrastrutture e della Mobilità, per la redazione di un progetto in collaborazione con il Dipartimento di Architettura dell’Università degli Studi di Palermo, finalizzato a ristrutturare case popolari con annesse opere di pubblica utilità che hanno previsto percorsi di partecipazione e dialogo con il territorio e che si è concretizzato nell’individuazione di un progetto di recupero di edilizia popolare per la creazione di venti alloggi sociali e la rivisitazione in chiave moderna dell’antico mercato coperto di Piazza del Carmine. Infatti il progetto nel dettaglio ha avuto la finalità di far sorgere e realizzare tra Piazza del Carmine e l’Oratorio di Sant’Alberto nel più antico dei tre mercati storici del capoluogo siciliano, Ballarò – oggi tra i luoghi di maggior richiamo per frotte di turisti a caccia di atmosfere pittoresche – uno spazio coperto, sicuro, colorato in ferro, di forma esagonale irregolare con una corte quadrata centrale aperta che lascerà andare via gli odori di carne e pesce e che sarà grande circa 650 metri quadri. Una copertura con un design contemporaneo che non calpesta la storia, ben integrato con l’ambiente dove pulsa sempre una forte vitalità, riempita dalle immancabili e teatrali “abbanniate” siculo-arabe dei commercianti palermitani nonché dai colori dell’ortofrutta della Conca d’Oro, dai sapori di uno street food che colloca Palermo tra le prime dieci città del mondo specializzate in questa gastronomia a basso costo. Un micro mondo in cui si affaccendano anche tanti lavoratori stranieri, ormai diventato un brulicante coacervo etnico che accorpa Africa e Sud est Asiatico. Accoglienza e solidarietà da una parte, problemi e disagio dall’altra. L’opera è progettata anche per ben integrarsi con la monumentalità della vecchia Palermo, nel quartiere dell’Albergheria ove presente il fascino di alcuni monumenti lungo i fianchi del suo percorso più storici e belli della città, dal monastero di Santa Chiara al convento della Madonna del Carmine, agli edifici prestigiosi come i Palazzi Conte Federico e Alliata di Villafranca, capolavori barocchi come le chiese di Casa Professa e del Carmine Maggiore, torri medievali e altri tesori, come l’oratorio del Carminello e la Camera delle Meraviglie. I mercati di Palermo sono una vera istituzione cittadina, luoghi in cui la tradizione rimane viva ma allo stesso tempo in cui la città si evolve al passo con i tempi. Retaggio del passaggio degli arabi, il mercato palermitano assomiglia più a un bazar perché non è solo un luogo di commercio, ma anche di relazione, comunicazione e scambio. Aperti ogni giorno soprattutto al mattino, i mercati più affollati vengono frequentati giornalmente da centinaia di persone. Non potere non visitare almeno un mercato a Palermo, è questo il modo migliore per entrare in contatto con l’anima profonda di questa città storicamente multietnica. Il mercato di Ballarò, il più famoso e più antico tra i mercati storici di Palermo, quello più amato dai palermitani e quello meno frequentato dai turisti. Viene considerato il mercato popolare per eccellenza: questo dedalo di viuzze è sempre animato e vivacissimo. Per molti palermitani fare la spesa a Ballarò è un rito irrinunciabile nonché una tradizione tramandata di padre in figlio. Secondo alcune testimonianze scritte già nel X secolo esisteva un mercato nella zona in cui oggi troviamo il mercato di Ballarò. In questo antico mercato pare venissero vendute anche merci provenienti dall’India e per questo motivo fu chiamato dagli arabi Balhara, nome di un principe che all’epoca viveva in India. Da qui l’origine del nome Ballarò. Il mercato della Vucciria è uno dei più antichi di Palermo ma anche quello che maggiormente ha risentito del passare del tempo tanto che oggi oramai è in decadimento. Di giorno questo mercato appare spesso tristemente vuoto, ma è comunque piacevole fare una passeggiata nel fitto intreccio di vie intorno a Piazza Caracciolo, cuore del mercato, e magari acquistare alcuni ingredienti tipici della cucina siciliana come sarde, olive, pomodori, limoni e erbe aromatiche. Durante la vostra passeggiata in questo storico mercato all’aperto cercate di immaginarlo ancora gremito di gente, con abbondanza di merci in vendita e animato dalle voci assordanti dei venditori, proprio come l’ha immortalato in un suo celebre dipinto del 1974 il pittore Renato Guttuso. Ritornate poi al calar del sole per vedere questo mercato storico popolarsi di gente e animarsi. Molte delle sue antiche botteghe artigiane sono state infatti convertite in pub e caffetterie e la Vucciria è diventato un popolare luogo di ritrovo per i giovani palermitani, che si danno appuntamento qui per organizzarsi la serata bevendo un drink. Il mercato del Capo è, assieme a Ballarò, il mercato più frequentato di Palermo. Vi si accede dalla monumentale Porta Carini, facendosi largo tra la folla e insinuandosi negli stretti spazi lasciati liberi dalle bancarelle. Il Capo è un vero labirinto di stradine e vicoli, dove si può acquistare carne, pesce, verdura e frutta al riparo dal sole cocente grazie ai caratteristici tendoni colorati. Dal mercato potete facilmente raggiungere la magnifica Cattedrale di Palermo e altri punti di interesse nel centro storico”.

I progetti che nascono da menti aperte e sono concretizzate al fine del bene comune riescono sempre. E’ d’accordo, gentile Dott. Ferruggia, con questo mio concetto ?

“L’art. 9 della Costituzione della Repubblica Italiana, promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica, tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione. Quindi sono d’accordo quando mette in evidenza ciò che pone nella domanda. Ogni attività che comporta trasformazione, anche temporanea, urbanistica ed edilizia del territorio, è finalizzato al bene comune. Lo storico romano Tito Livio sosteneva che “il bene comune era la grande catena che lega insieme gli uomini nella società”.

Potrebbe esporre in maniera riassuntiva i progetti che l’hanno coinvolto in questi anni?

“In questi 2 anni e oltre di mia gestione commissariale, oltre al progetto del mercato Ballarò, sono stati tanti e diversi i progetti con finalità diverse in cui lo scrivente ha assunto un ruolo di primo piano per l’ottenimento da parte della Regione siciliana, di finanziamenti destinati ai progetti denominati “RUISS” per la cosiddetta “rigenerazione urbana” di alcuni dei quartieri più degradati della città di Palermo, come il quartiere San Filippo Neri (Zen1 e Zen2), oppure per l’ottenimento di fondi al fine del recupero e restauro della Chiesa dei Tre Re edificio di culto ubicato nel centro storico di Palermo nel mandamento Monte di Pietà o Seralcadi in via Montevergini, ove presente all’interno della stessa una navata unica con un addobbo decorativo realizzato nel 1700 da Procopio Serpotta e Giovanni Maria Serpotta, rispettivamente figlio e nipote del grande stuccatore Giacomo Serpotta”

L’arte dovrà essere apprezzata da tutti e servirà da stimolo per migliorare la propria vita! Sono certa che sarà interessato ad essere presente come sostenitore dell’arte e della cultura in almeno uno dei progetti doc che sto curando. La cultura sente la “necessita’” di essere affiancata da uomini e donne del fare, da persone perbene e da menti aperte?

“Le rispondo, come ci si può esimere nel non accettare una simile richiesta fatta da una nobile e affascinante Signora come lo è Lei ? Prescindendo dalla considerazione da me fatta, Oscar Wilde sosteneva (Ritratto di Dorian Gray) che si può esistere senza arte e cultura, ma senza di esse non si può vivere. Quindi il mio coinvolgimento in progetti da Lei curati non può che trovarmi disponibile compatibilmente con i miei notevoli e spesso improrogabili impegni lavorativi e istituzionali. Eraclito diceva: “Avere una grande cultura non significa essere intelligente”.

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