Giovani funamboli per il mito Petit. Anteprima ‘The Walk’ per dodici slackliner a Catania

Sono dodici, giovani e coraggiosi. Sono i migliori atleti del mondo. Stiamo parlando degli slackliner, ovvero funamboli acrobatici che hanno avuto il privilegio di assistere a Catania alla proiezione del film sul loro eroe Philippe Petit, il funambolo francese che nel 1974 passeggiò lungo le torri gemelle di New York su un filo.

 

Il film è raccontato in ‘The Walk 3D’ da Robert Zemeckis, in proiezione alla Festa di Roma e in sala con Warner dal 22/10. “Il culmine dei miei film con effetti visivi– dichiara il regista e spiega- la sfida più grande è stata ricreare le Torri esattamente come erano“. Petit è interpretato nella pellicola da Joseph Gordon Levitt.

Seimila spettatori hanno dunque assistito sabato sera in piazza Bellini alle acrobazie degli slackliner per la terza edizione del Red Bull Airlines, che per il secondo anno si svolge a Catania.

La vittoria, decisa dai giudici Giulia Bastiani, Elly Shulte e Reinhard Kleindl, è dell’americano Mickey Wilson, lo slackliner con tanto di master in Fisica, che per prepararsi atleticamente alla gara si è allenato camminando su una fune a novantacinque metri d’altezza sopra i crateri del vulcano Etna.

Il giapponese Kota Hayasaka, anni venti, già vincitore del Tokyo Outside Festival, invita i seimila spettatori di piazza Bellini a praticare questo nuovo sport: “Cominciamo una nuova era di slacklining

Uno sport, questo, spiegato così dallo slackliner francese Louis Boniface che con un double ‘butt flip‘ ha vinto il premio “The Walk Best Trick”: “Bisogna esser giovani per praticarlo, bisogna avere elasticità e cuore, cose che hanno una scadenza.”

Il più giovane è il sedicenne austriaco Moritz Purer, e l’olandese Floris Verbiest si allena solo da un anno e mezzo alle fettucce parallele e alle linee incrociate e singole.

Una sola ragazza tra gli atleti, ovvero la tedesca Christine Chau, che con i suoi venticinque anni e il suo ottimismo cita il socialista armeno Nubar Gulbenkian “La vita è come uno specchio: se tu sorridi essa ti sorriderà di ritorno.” 

Sportivi molto giovani dunque “il limite di età è trent’anni”- spiega l’estone Tauri Vahesaar (secondo classificato), di nazionalità differenti ma con un denominatore comune: quello cioè di diventare come il loro mito, Philippe Petit.

Il funambolo francese, che sarebbe dovuto essere il presidente di giuria a Catania (ha dato forfait all’ultimo minuto), nasce come artista di strada. Fin da ragazzo commette piccoli furti riuscendo sempre a evitare le forze dell’ordine grazie alla sua attività di giocoliere. “Fuggivo dalla polizia col monociclo e spesso restituivo la refurtiva: mi interessava rubare per la bellezza di farlo”– ha dichiarato in un’intervista. Dopo aver passeggiato su una corda tesa tra i due campanili della cattedrale di Nôtre Dame nel 1971, fu la volta di Sydney dove attraversò i piloni dell’Harbour Bridge, poi ancora le cascate di Peterson e del Niagara, ma la sua impresa più famosa e spettacolare fu la traversata a più di 400 metri di altezza delle torri gemelle.

Per l’evento, il funambolo progettò da solo ogni passaggio raggirando dogane, sorveglianza e lasciando tutta New York a bocca aperta. Per fissare i cavi lanciò un lungo invisibile filo di canapa con una freccia dall’ultimo piano di una torre all’altra per issare i cavi. Camminò poi per quarantacinque minuti avanti e indietro lungo le due torri su un cavo di acciaio spesso meno di tre centimetri mentre la polizia gli ordinava di fermarsi. E quando decise di farlo, fu arrestato. 

a Cognita Design production
Torna in alto