Dioniso da leggere per imparare a bere

Dioniso: alcol e disturbi correlati. Concettualizzazione e trattamento secondo l’orientamento cognitivo” (Franco Angeli edizioni), presentato al Camplus d’Aragona il nuovo libro del professor Scrimali.

drink

“Giovani, imparate a bere. Sballarsi coi super alcolici è gravissimo”. È quello che ha detto il Professor Tullio Scrimali – docente di Psicologia Clinica e Psicologia Clinica delle Dipendenze all’Università di Catania e direttore del centro clinico ‘ALETEIA‘- giovedì 23 giugno al Camplus d’Aragona di Catania in occasione della presentazione del suo nuovo libro, “Dioniso: alcol e disturbi correlati. Concettualizzazione e trattamento secondo l’orientamento cognitivo” (Franco Angeli ed.). Al convegno, presente anche il deputato regionale Concetta Raia.

 “Il legame tra alcol e cultura esiste da almeno tremila anni- spiega Scrimaliperché la Sicilia è conosciuta già dal 1000 a.c. (prima della colonizzazione da parte dei greci) come una grande area di produzione di ottimi vini, dunque c’è un forte linkage del quale ho tenuto conto nel mio libro. La maggior parte dei modelli di terapie alcologiche da me descritti sono d’ispirazione anglosassone, dove in realtà birra e vino sono solo strumenti ‘da sballo’, ovvero si assumono per alterare lo stato della mente, non fanno parte della tradizione dell’alimentazione inglese a differenza di quanto avviene da noi. Tutto ciò per noi siciliani assume una dimensione particolare trovandoci di fronte ad una droga contenuta in un alimento che però è al centro della nostra cultura. Non solo. Ma il vino è anche nella nostra economia, perché la Sicilia è la regione d’Italia con la maggior superficie di terreni coltivati a vite. Siamo i maggiori produttori di uve e mosto ma siamo solo il quarto produttore di vino e siamo superati dalla Toscana. Il motivo? La Sicilia si è fatta sempre derubare le sue ricchezze, siamo succubi e la grande tradizione enologica in Italia si è stabilita al Nord, in particolare in Piemonte con la permanenza dei francesi nella regione stessa. Motivo per cui i grandi produttori di vini italiani sono concentrati in Piemonte, Veneto e in Toscana. Avevano questi ultimi la tradizione di acquistare i nostri mosti e tagliarli creando ottimi vini. Acquistavano cioè – continua Scrimali   il mosto a cinquanta centesimi al litro per poi farlo diventare un vino da cinquanta euro a bottiglia. Quindi per noi il vino non è solo tradizione culturale, come l’episodio di Ulisse che ubriaca il Ciclope”.

bevande_ libro

Non solo cultura, dunque secondo il docente “ma anche un potente fattore di economia – continua il professore Scrimaliconsiderando che abbiamo tutte le carte in regola per diventare i migliori produttori di ottimi vini. Basti pensare che Nero d’Avola, Nerello mascalese, Grillo, Alcamo, ed altri, sono diventati vini di eccellenza internazionale. Potremmo svilupparla ulteriormente questa ricchezza, non solo vendendo i vini ma anche con l’inserimento di itinerari vinicoli, abbinando la degustazione del vino agli itinerari gastronomici”.

Insomma, in Sicilia, non solo vino, ma anche vini liquorosi come la Malvasìa e lo Zibibbo delle nostre isole minori, patrimonio che va valorizzato.

Come si configura l’alcol in una dimensione di condivisone tra i commensali?

“L’ultima cena è l’elemento culminante di Gesù Cristo che istituisce il sacramento dell’eucarestia basato sul pane e sul vino, ovvero su alimentazione e vino. E tutt’ora, anche nella messa ortodossa si beve un bicchiere di vino. Insomma la cultura dell’alcol, per il suo effetto euforizzante, socializzante e inibente è un promotore di benessere e socialità. Il tutto però – aggiunge il docente – va preso con equilibrio. A piccole dosi, infatti, può portare salute, benessere, allegria e aggregazione, ma in persone predisposte e senza una cultura del saper bere, può diventare un vulnus incredibile che rischia di trasformarsi in malattie difficili da curare.

Il consiglio– conclude Scrimaliè psicoeducare nelle scuole, insegnare ai giovani a bere confrontandosi con un’abitudine da imparare. Consiglio a questi ultimi di astenersi dal bere superalcolici, sopratutto quelli a basso costo e scarso pregio come il gin, il rum, la vodka, creati dall’uomo solo per alterare lo stato della mente. Si tratta infatti di bevande che non contengono nutrienti e non sono socializzanti, ma solo alteranti. Porterei avanti la cultura del vino e della birra come alimenti da consumare in maniera competente, ovvero lentamente e accompagnati dai pasti. Vorrei vedere i i giovani sorseggiare un buon bicchiere di vino rosso o di prosecco. Questo è sano. Sballarsi coi super alcolici è deleterio”.

Gli fa eco Concetta Raia, deputato regionale, che mette l’accento sulla prevenzione “partendo dalla scuola- dice l’onorevole- perché è qui che si imparano stili di vita per far crescere i giovani in modo sano. Per legge, il 5% del bilancio deve essere dedicato alla prevenzione, ma non sempre questi soldi sono destinati, sarebbe opportuno quindi investire in prevenzione. La regione Sicilia ha tante risorse da parte della comunità europea, usiamole- conclude la Raia- se non vogliamo che i giovani vadano via”.

a Cognita Design production
Torna in alto