Presentati a Siracusa i racconti surreali di Alessandro Marinaro

Il regista e sceneggiatore catanese Alessandro Marinaro ha presentato anche a Siracusa, dopo averlo fatto con enorme successo alla Feltrinelli di Catania, il suo libro nella Mediterranea Art Gallery di via Dione 21 in Ortigia.

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Il regista e sceneggiatore catanese Alessandro Marinaro ha presentato anche a Siracusa, dopo averlo fatto con enorme successo alla Feltrinelli di Catania, il suo libro nella Mediterranea Art Gallery di via Dione 21 in Ortigia. “Storie di presunti imbecilli” è il suo libro di esordio: una raccolta di racconti surreali e grotteschi in cui l’autore, giocando con stilemi desunti da Verga a Pirandello, da Maupassant a Cechov, passando per Gogol, Mann, Buzzati, racconta la Sicilia e i suoi “invisibili”, gente che magari non voleva essere raccontata, ma che sicuramente sarebbe fiera di interessare i lettori.

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Sono personaggi bizzarri e densi di umanità, di cui ridiamo e che compatiamo, ma che hanno sempre qualcosa di eroico nel loro “volerci essere” a tutti i costi. Alessandro Marinaro, conosciuto soprattutto come regista cinematografico, ha ottenuto importanti riconoscimenti con i suoi film ma, negli ultimi anni, ha partecipato a diversi concorsi letterari, rientrando fra i 25 vincitori del concorso “Racconti nella Rete” con la breve novella “La scoperta del piccolo Emmanuele”, inclusa poi nell’antologia edita da Nottetempo.

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Nella serata del 18 novembre, presentata dal direttore della Mediterranea Art Gallery Raimondo Raimondi e vivacizzata dall’intervento del musicoterapeuta Paolo Greco, ha relazionato sul libro di Marinaro il semiologo Salvo Sequenzia, che così si è espresso: “I quindici racconti che compongono Storie di presunti imbecilli di Alessandro Marinaro appaiono, nella loro testura formale, strutturalmente “reticolari”, enigmatici, scissi tra due poli: quello dell’adesione mimetica alla realtà e e quello della poetica dell’assurdo. Gli avvenimenti narrati diventano, nella loro dimensione metaforica e simbolica, costituenti di una strategia narrativa colta e sottile, che il narratore intrama dando vita a un testo in cui precipitano, fondendosi in una prosa coltivata e sorvegliatissima, l’umoristico, il grottesco e il drammatico. I racconti di Marinaro sono caratterizzati, infatti, dall’uso sapiente di un registro umoristico che agisce sul fondo di ogni storia, nella quale si muove una umanità deragliata, confinata ai margini della società, chiusa nella propria tragedia, nei propri sogni.
Per dare voce a questa umanità oscura Marinaro ricorre a una scrittura densa di paradossi, di metafore, di iperboli, eppure immediata, nitida, studiata”.

 

 

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