XX edizione premio “Rosario Livatino e Antonino Saetta”

CATANIA – Da quest’anno, menzione “in memoria” di Antonietta Labisi. Un premio per chi si è speso a favore della legalità, contro l’indifferenza di chi preferisce voltarsi dall’altra parte…

Difendere la legalità è fondamentale! Questo è il punto focale attorno a cui ruota il Premio “Rosario Livatino e Antonino Saetta” (organizzato dall’omonimo Comitato antimafia di Giarre, presieduto da Attilio Cavallaro), ormai giunto alla sua XX edizione.

Svoltosi lo scorso 10 maggio a Catania nella sala conferenze della Casa circondariale di Bicocca, diretta da Giovanni Rizza, quest’anno il premio, che porta il nome dei due magistrati assassinati dalla mafia, si è arricchito di un’altra “memoria” degna di nota: quella di Antonietta Labisi, che nel 1953 fondò un’associazione dedicata a Lucia Mangano, allo scopo di risollevare le sorti socio – economiche del quartiere San Cristoforo. Grandi presenze hanno preso parte all’evento, tra le quali il giudice Vittorio Fontana, l’avv. Corrado Labisi e la prof. Rosaria Livatino, cugina del giudice brutalmente assassinato.

Un evento, contro l’indifferenza di chi preferisce voltarsi dall’altra parte: questo vuol essere questo premio, un’occasione per riconoscere a personalità di spicco l’importanza sociale delle loro attività lavorative, nei più disparati ambiti, come anche l’impegno profuso nell’ambito della difesa della legalità.

Fra i premiati, il magistrato Patrizia Todisco e il giornalista Tonio Attino, che hanno seguito il caso Ilva; Antonio Loconte, giornalista barese, destinatario di minacce per un’inchiesta sul ‘118′; Domenico Lestingi, operaio di Conversano, che denunciò e fece scoprire una discarica abusiva; Claudia Salvestrini e Matilde D’Amelio del consorzio Polieco, che si occupa di reati ambientali; Ugo Tomaselli (già tecnico del tg di Antenna Sicilia che, all’epoca dell’assassinio del giudice, montò le immagini a supporto del servizio realizzato dal compianto Tony Barlesi) “per l’impegno sociale”; Carmelo Di Mauro, giornalista de “La Sicilia”, che si occupa di cronaca nera e di problematiche legate al fenomeno della droga; Giovanni Tamburino, capo dipartimento dell’amm. penitenziaria di Roma; Maurizio Veneziano, provveditore della regione Sicilia; il capo della Polizia Alessandro Pansa; il Pm Sara Ombra, che ha avanzato la richiesta di condanna dell’ex presidente della Regione Calabria. E, ancora, i sindaci di Corleone e Sant’Alfio, Giuseppe Nicotra e Leoluchina Savona; i questori di Siracusa Mario Caggegi, di Messina Giuseppe Cucchiara e di Ragusa Giuseppe Gammino. Premi ai comandanti della Guardia di Finanza di Lodi, Marco Abate e di L’Aquila, Stefano Musumeci; a Francesco Augusto Rio, sostituto procuratore di Enna, alla criminologa Vanessa Vinci, a Gabriella Li Gregni, dirigente della Ps di Adrano, a Leonardo Privitera, comandante del 62° Reggimento Fanteria Sicilia, all’avv. Carola Parano, al vice questore di Taormina Vincenzo Coccoli, a Carmelo Strano della “Brunelleschi” di Acireale, a Maria Randazzo, direttrice Bicocca/Minori, Giovanni Virgilio, il regista catanese, che ha realizzato un cortometraggio sulla mafia – proiettato nel corso della cerimonia -, al comandante polizia penitenziaria di Bicocca, Emiliano Guardì, al comandate della Pm di Castiglione, Gaetano di Carlo, al capitano di Fregata Massimo Di Marco di Porto Empedocle e al comandante in seconda, Pietro Carosia. Per continuare con Vincenzo Tedesco, dell’Associazione Bersaglieri d’Italia, il Comitato antimafia di Sant’Alfio, il sovrintendente di Ps, Nunzio Caggegi di Alessandria, i giudici di pace Salvatore Cocuzza e Beatrice Raneri, Francesco Arcidiacono del “Mazzei” di Giarre, l’avv. Mario Leotta, Tritto Savino di Legambiente Lucania, Fausto Sanfilippo dell’ass. “Alfredo Agosta”, Rinaldo Di Martino della Capitaneria di porto di Catania e Pasquale Quercia, presidente Lidu Catania.

L’illustre premiato, direttore nazionale della DIA, Arturo De Felice, ha commentato ‘Condivido questo riconoscimento a tutto il nostro personale’.

Un momento di ringraziamento, di resoconto del lavoro di molte persone che – nonostante tutto – continuano ancora oggi a credere nella necessità di una società fondata sulla legalità, per sconfiggere insieme una grossa piaga: la mafia.

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