Vendere tutto, il libro che svela i segreti di Amazon

Amazon ha chiuso il bilancio 2012 in passivo e lo sarà anche quello del 2013, ma gli azionisti non sono affatto preoccupati, anzi…

Il bilancio 2012 di Amazon, il colosso mondiale dell’e-commerce, è stato fortemente in perdita e anche quest’anno le cose non cambieranno poi molto. Colpa dell’acquisizione di una società per l’educazione online e la creazione di un sistema di pagamento su Internet che farà la concorrenza a PayPal; inoltre la società di Bezos ha cominciato a vendere vino a New York, ha lanciato una linea di tablet, presto darà il via ai pilot di venti serie televisive, e l’anno scorso ha creato dei magazzini propri all’interno delle aziende fornitrici (Procter & Gamble, per esempio) in modo da sveltire le consegne. Colpa delle nuove acquisizioni, certo, ma in vista di un futuro migliore considerando che il portale di e-commerce sta per superare Target, il suo principale concorrente, in termini di vendite annuali.

Vendere tutto. Jeff Bezos e l’era di Amazon

Il paradigma fare molti affari e guadagnare poco è stato messo alla prova da Brad Stone nel suo nuovo libro “Vendere tutto. Jeff Bezos e l’era di Amazon“, uscito in Italia lunedì 28 ottobre per Hoepli (qui in versione Kindle), in cui cerca di analizzare il ‘fenomeno Amazon’ partendo non dai numeri societari, bensì dai numeri che Jeff Bezos è riuscito a portare all’attenzione del mondo finanziario con una società che ha vinto la sua scommessa su internet partendo da zero.

Stone pone molte domande a cui molti hanno cercato di dare risposte. Ci ha provato anche Marcus Wohlsen con una tesi molto semplice: non importa se Amazon sta perdendo soldi, non si stanno analizzando bene i numeri; si dovrebbe guardare l’influenza di Amazon nei mercati esteri, un dato che i diretti concorrenti non riescono a sopperire col fatturato maggiore. «Di tutti i grandi rivenditori americani – spiega Wohlsen – solo Amazon può affermare di essere un’azienda veramente globale».

Guardiamo i numeri: i 72 miliardi di dollari di vendite di Target provengono dagli States; Walmart, il colosso mondiale della vendita al dettaglio, sta schiacciando la concorrenza – compreso Amazon – con i suoi 468 miliardi di dollari di vendite annue, ma più del 70% provengono dagli Stati Uniti. Entrambe le società stanno cercando di espandersi all’estero solo da un biennio – Target sta per aprire in Canada, Walmart ha appena aperto nuovi negozi in Cina e in India – mentre Amazon ha raggranellato oltreoceano quasi la metà delle vendite totali, ovvero 26,7 miliardi di dollari a fronte dei 61,1 totali.

Amazon non cerca solo di vendere, crea infrastrutture in quei paesi in cui la cultura dell’e-commerce non è abbastanza all’avanguardia o addirittura inesistente. L’India – come spiega Tom Szukutak, Cto della società, nel libro di Brad Stone – manca di infrastrutture avanzate per l’e-commerce e, naturalmente, Amazon è ben lieta di aiutare la nazione a costruirle. La capacità di Amazon di vendere in tutto il mondo è una dimostrazione di forza non indifferente. E poco importa se in patria il portale non sia nemmeno entrato nella top-ten delle vendite, internet è globale e globale è il range di vendite di Amazon.

La vendita tradizionale dipende dalla natura fisica del luogo di lavoro; Amazon ha un approccio completamente diverso e il sito permette di fare affari con tutti e promette di arricchire tutti. Per questo gli investitori non sono preoccupati: «Il futuro del business è globale – conclude Wohlsen – E Amazon è un business del futuro. Potrebbe anche non fare soldi subito. Ma, sicuramente, si sta preparando per prendere i soldi nei posti giusti».

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