U.S.A, sospesa la pena capitale per Lisa Montgomery

La 52enne era stata condannata all’iniezione letale per un crimine commesso nel 2004 negli Stati Uniti.

Oggi, 12 gennaio 2021, sarebbe stato il giorno dell’esecuzione per Lisa M. Montgomery, la prima donna condannata in sessantasette anni all’iniezione letale negli USA, e che si trova attualmente nel braccio della morte nello Stato dell’India da sedici anni.

Montgomery è colpevole di aver ucciso la 23enne Bobbie Jo Stinnett, allora all’ottavo mese di gravidanza, e di averla strangolata prima di tagliarle il ventre per estrarre il feto ancora vivo, con l’intenzione di rapirlo e infine spacciarlo per proprio. La donna, allevatrice di cani, era stata contattata online con la scusa dell’adozione di un cucciolo.

L’esecuzione avrebbe dovuto aver luogo nel Federal Correctional Complex di Terre Haute, nell’Indiana, già nell’8 dicembre scorso. La prima volta è stata sospesa a causa di ragioni dovute all’emergenza Coronavirus, quest’ultima invece sospesa in quanto è stata richiesta un’ulteriore perizia psichiatrica nei confronti dell’imputata, poiché anche vittima di abusi sessuali sofferti nell’infanzia. Gli avvocati sono riusciti a sospendere la procedura e hanno spiegato che essi potrebbero aver causato gravi traumi che l’hanno portata all’infermità mentale. I sostenitori della donna pensano che non sia giusto condannarla alla pena capitale, ma che sia giusto farle scontare la pena in carcere. Il nuovo presidente degli Stati Uniti, Joe Biden sta lottando per l’abolizione di questa pratica e della “cauzione in contanti”. 

La sorella di Montgomery ha spiegato: «Le persone dovrebbero capire che i bambini che subiscono degli abusi, cambiano il loro modo di essere. Ci sono passata e mi ci sono voluti anni e anni per superarlo, ma ho anche avuto aiuto da parte di una buona struttura. Lisa non l’ha avuto ed era distrutta»

Infatti il passato della donna è stato molto travagliato, pieno di sofferenza e tormenti. Minacciata dalla madre alcolizzata, con quattro figli e due matrimoni falliti alle spalle. Il patrigno commetteva gli abusi davanti la moglie, ma lei non era mai intervenuta per paura.

Gli Stati Uniti non sono gli unici ad aver in vigore questo metodo di punizione legale, ma anche altri 75 Stati nel mondo. In molti Stati della Repubblica federale è stata abrogata, ma è ancora presente in: Louisiana, Arizona, Kentucky, Pennsylvania, Kansas, Nevada, Oklahoma, California, Montana, Carolina del Nord, Wyoming e Utah. In alcuni di questi ultimi, la pena di morte non viene eseguita da diversi anni. Il Colorado è il 22esimo stato degli USA ad averla abolita e il suo governatore, Jared Polis, l’ha sostituita con la pena al carcere senza possibilità di libertà condizionale per tre detenuti che si trovano ancora nel braccio della morte.

L’ultima donna giustiziata fu Bonnie Heady, nel 1953, morta in una camera a gas e colpevole di aver ucciso il figlio di sei anni insieme al fidanzato tossicodipendente.

Anche Amnesty International, l’organizzazione internazionale contro le ingiustizie e in difesa dei diritti umani nel mondo, fondata nel 1961, si prodiga per la battaglia contro essa perché considerata ingiusta, degradante, crudele, viola il diritto alla vita e potrebbe essere inflitta a persone innocenti. È  stato accertato che la pena di morte non funziona come deterrente e non diminuisce gli omicidi, poiché negli Stati Uniti la percentuale di criminalità continua ad essere molto alta. La soluzione più ragionevole sarebbe quella di puntare sulla riabilitazione e reinserimento dei detenuti.

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