TEMPO SOSPESO: POESIA FA RIMA CON PANDEMIA

Può apparire singolare un’opera poetica prodotta in tempi di Covid-19. Eppure, scandagliando bene, un legame tra la poesia e la pandemia può esistere per davvero.

copertina libro

Quest’ultima, come sappiamo, ha alterato di brutto il palinsesto della rappresentazione giornaliera degli umani, compreso quella del poeta che, nel periodo più buio dell’isolamento sociale, ha preso carta e penna dando sfogo alla sua passione per vincere la sfida alle paure di oggi e di domani, tra virus mortali e disastri ambientali, laddove tutte le nostre certezze paiono crollare, mentre si profila un futuro disastroso. Raimondo Raimondi sostiene però che è possibile fare poesia in tempo di terrore pandemico, nel periodo più buio dell’isolamento sociale, anzi pare lo sfogo naturale alla paura e alla solitudine, ma certamente non è per tutti. L’autore lo fa con sguardo contemporaneo, con un modo personale di sentire e di rappresentare, riportando all’interno della propria opera citazioni, allusioni, rimandi e contaminazioni. Giornalista pubblicista, si occupa di letteratura e di critica d’arte. Ha pubblicato numerosi libri di poesia, narrativa e saggistica. Tra le sue opere più recenti: “Un filo di luna” (Melino Nerella Editore, 2009), “L’undicesima” (Edizioni Il Foglio, 2014), il romanzo “La cattiveria del silenzio” (Edizioni Il Foglio, 2017) e le raccolte di poesie “Tempo di fughe” (A&A Edizioni, 2017), Rapsodia della Rinascita” (Edizioni Il Foglio, 2018) e “Ritratti del Tempo e della Beltà” (Edizioni Fondazione M, 2019). All’interno del volume disegni dell’autore e una prefazione firmata da Enzo Pinnone. In copertina un dipinto della pittrice vicentina Cristina Crestani. Dice il poeta: «Com’è silente Ortigia/senza i turisti infetti/e il vociare sguaiato/nelle bettole oscure/nelle viuzze strette/profanate da trolley…», malinconico si rivolge alla ristretta pattuglia dei suoi amici ortigiani, fiducioso che risorgerà l’isoletta bisognosa d’amore agli antichi splendori. La carrozzella su Via Picherali, mirabilmente disegnata dallo stesso arti-poeta, evoca le centinaia di carrozze ricolme di turisti di un secolo fa e, pur consapevole che il risorgere all’antico splendore sarà problematico, Raimondi, aggrappato a Ortigia come un naufrago alla zattera, non perde la speranza, speranza che in Pasqua 2020 ha un sapore «amarognolo e scuro/come una pinta di birra/o un po’ d’erba rollata/nel buio…» . L’amore, “una cosa meravigliosa”, sembra essere il fil rouge dell’intera raccolta, che si manifesta quasi ovunque, talvolta si rintana ma poi riappare in tutte le sue forme, reali e immaginarie, in ogni tempo della vita e pure in questo “tempo sospeso”.

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