Stop allo spreco alimentare!

I nostri cugini d’Oltralpe sempre attenti all’ambiente, hanno approvato, il 10 dicembre una legge che dovrebbe ridurre di circa 8 milioni di tonnellate di cibo che ogni anno viene buttato nella spazzatura mentre dalla Sicilia arriva una start up salva-cibo

5,1 tonnellate di alimenti vengono sprecati ogni anno, recuperati 500 mila, pari al 9 per cento delle eccedenze, questo è quanto emerge da un rapporto stilato da tre docenti del Politecnico di Milano sugli sprechi alimentari che ci sono in Italia. Le proposte sono molteplici che si snodano dal riciclaggio alla “doggy bag”. Parafrasando quello che scriveva  Alessandro Manzoni le iniziative vengono “dalle Alpi alle Piramidi”, cioè dalla Francia e dalla Sicilia.

I nostri cugini d’Oltralpe sempre attenti all’ambiente, hanno approvato, il 10 dicembre una legge che dovrebbe ridurre di circa 8 milioni di tonnellate di cibo che ogni anno viene buttato nella spazzatura e nei primi giorni di questo 2016 si attende la definitiva entrata in vigore del dispositivo, dopo il passaggio al Senato.  A chi si rivolge?  ai supermercati e ai ristoranti.  Nel primo caso, devono essere supermercati di 400 metri quadrati (quindi, di grandi dimensioni) e li obbliga a girare alle organizzazioni caritatevoli il cibo prossimo alla data entro la quale è “preferibile” consumarlo, oppure di trasformarlo in mangime per gli animali o ancora compost. Per far sì che ciò accada davvero, si prevede un obbligo di accordo con le organizzazioni e la mancata definizione di questi protocolli può costare fino a 75mila euro di multa o due anni di reclusione, si delinea il reato “di spreco alimentare”. Nel secondo caso, i ristoranti dovranno agevolare la preparazione e consegna del cibo avanzato ai clienti che lo richiedono in apposite vaschette. 

Invece, il progetto “Save”, nasce dall’idea di Giuseppe Galatà, consulente aziendale per finanziamenti, idee e innovazione e certificato dall’ Università di Messina. L’obiettivo è quello di recuperare il cibo scartato dalle grandi catene di Gdo per trasformarlo in alimenti per animali. Dallo studio è emerso che la frutta e la verdura trasformate hanno rivelato possedere il 18% di proteine in più rispetto ai mangimi tradizionali e le analisi sui vitelli hanno accertato la migliore crescita degli animali.

In Italia pare che si stiano muovendo passi verso la direzione giusta. Penso allo chef Pietro Parisi, il cuoco contadino, con la sua cucina del riciclo, retaggio delle ricette di nonna Nannina. Un passo in avanti deve essere fatto dai consumatori che devono dare valore a ciò che c’è dentro il frigo di casa, senza buttarlo direttamente in pattumiera.

Se un attimo ci fermassimo, pensando che nel mondo ci sono circa 800 milioni di persone che muoiono di fame o combattono con la malnutrizione, forse, staremmo più attenti e non daremmo nulla per scontato.

 

 

 

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