Solidarietà dell’Associazione Migralab “A. Sayad” di Messina ad Antonio Mazzeo

Tania Poguisch, presidente dell’Associazione, in una nota, esprime la sua vicinanza nei confronti dell’insegnante e attivista di diritti civili Antonio Mazzeo, in seguito a un provvedimento disciplinare in ambito scolastico foto

Sottolinea Tania Poguisch: “È facile fare un intervento a favore di Antonio Mazzeo, non solo perché dai tempi delle nostre comuni attività politiche e degli studi universitari siamo cresciuti insieme, misurandoci su un terreno umano e politico divenuto sempre più difficile, ma perché abbiamo vissuto spesso sulla nostra pelle tanti isolamenti. Un paio di settimane fa Antonio Mazzeo è stato raggiunto da un provvedimento disciplinare per le critiche che aveva mosso riguardo alla presenza dell’esercito italiano durante alcuni eventi educativi organizzati dalla scuola in cui insegna da circa trent’anni e in cui si è svolta una parata militare davanti agli studenti, “tutti bianchi”, minori, sistemati e “ordinati”. Queste vicende normalmente creano isolamento e solitudine ma in questo caso gli interventi a sostegno di Antonio hanno dimostrato che, se le cose vengono socializzate, possono aiutare a rompere muri e avviare altre narrazioni, arricchendo un dibattito sulla guerra che manca da molti anni. Soprattutto un dibattito sulla necessità di disobbedire di fronte alle scelte che non si condividono.”

“Una parata – continua la presidente dell’associazione Migralab “A. Sayad” – che se io e Antonio avessimo visto in un film l’avremmo definita, con una battuta, da “ordine e sicurezza di altri tempi”. Per fortuna, a noi fanno ancora paura queste immagini perché ci ricordano scene vecchie e già viste e che hanno portato lo stesso Antonio Mazzeo a essere un bravo educatore, fondamentale per la crescita e l’adolescenza di molti ragazzi. Una mente critica che ti conduce a pensare con la tua testa, che ti svela quello che il mondo mediatico oggi non ti vuole svelare sulla formazione di un potere che annichilisce i popoli e genera inutili nazionalismi. Spetta alla scuola fare questo lavoro di svelamento e di ragionamento ma, a quanto pare, ciò è proibito e punito. Mi riferisco a una parata in cui l’esercito ha sfilato davanti a file composte da alunni “bianchi”, scelti in una scuola che ha sempre vantato una presenza numerosa di alunni di origine straniera e frequentata da giovani minori stranieri non accompagnati, fuggiti da guerre terribili. Ciò accade in una scuola di un Paese che forse meglio di altre nazioni ha avuto studi critici di antropologi e sociologi sui temi dell’inclusione dei giovani di origine straniera nelle scuole. Studiosi che, con le loro riflessioni, hanno cercato di orientare scelte di programmi ministeriali sull’inutilità di insistere sulla tendenza a fomentare nazionalismi. Una visione, quella che ci ha mostrato la giornata organizzata da una scuola messinese, che riduce le biografie a un’origine nazionalista, mentre questi giovani studenti dovrebbero essere condotti verso un Paese più aperto, plurale e con la possibilità di sentirsi liberi di crescere in un mondo non imbevuto da un immaginario securitario e ordinato.”

Conclude Tania Poguisch: “La dirigente che ha espletato nei confronti di Antonio un provvedimento nel quale l’accusa di aver leso un’istituzione pubblica perché ha manifestato contrarietà alla parata militare, forse non vuol vedere cosa oggi la macchina del “governo della paura” stia mettendo in atto anche contro quei piccoli giovani messi in fila nel cortile della loro scuola. Uno spazio educativo che dovrebbe proteggerli e tenerli lontani dai simboli della guerra, ripudiata dal nostro caro articolo 11 della Costituzione, si trasforma in una sorta di video game per adolescenti. Evidentemente non si è riflettuto abbastanza che, oggi più che mai, siamo di fronte a una continua de-nazionalizzazione degli Stati, mentre nei fatti, come Paese, siamo pronti a cavalcare la ri-nazionalizzazione delle politiche securitarie che oggi sperimentiamo sulla pelle degli stranieri, dei migranti. Domani chissà su quale pelle passerà la violenza che si sta facendo entrare nei nostri corpi. Ecco, noi vorremmo che la scuola si aprisse al pluralismo e all’elaborazione di pensieri alternativi, senza redarguire chi invita al pensiero critico.”

Messina, 31 maggio 2018