A scuola il Covid non porta i pidocchi, ed i genitori nei gruppi WhatsApp lo sanno già.

Le norme dettate dalle buone maniere, fondamentali per poter vivere nella società, sono state sostituite in un batter di lockdown dai  protocolli per la ripresa in sicurezza dell’anno scolastico. logo 2 scuola

“Mi raccomando, non prendere un puntino nel registro!” . Che bei tempi quelli in cui l’unica preoccupazione dei genitori era quella di crescere dei figli educati , giudiziosi, e studiosi.

Certo, portare a casa un brutto voto o qualche pidocchio annidato tra i capelli,  non era il massimo delle aspettative, e così l’efficiente  comitato delle mamme, ancora quello dei papà era in modalità non pervenuto,  si mobilitava con ogni mezzo per cercare di capire chi avesse avuto il Pidocchio zero, o meglio fosse l’untore, il “paziente zero” della classe, o se l’impreparato era frutto di una mancanza da parte del proprio figlio o piuttosto dell’eccessivo zelo del professore.

E’ il caso di dire, bei tempi quelli dei pidocchi.

Oggi è tutto diverso: la scuola, i rapporti tra  docenti e  alunni, gli argomenti  tra genitori sulle modalità didattiche dell’istituto,  la figura del tanto amato e complice bidello ( scusate, personale ATA), l’aitante aiuto del parcheggiatore davanti alle scuole che accelerava ed incastrava  alla perfezione i Suv parcheggiati in terza fila. Oggi, è tutto assolutamente diverso, anche il dispenser di merendine non può più dispensare.

Le norme dettate dalle buone maniere, fondamentali per poter vivere nella società, sono state sostituite in un batter di lockdown dai  protocolli per la ripresa in sicurezza dell’anno scolastico.

“Non alzare la voce”,  “Non rispondere ai professori”,  “Non ti distrarre durante la spiegazione”,

 “Non dimenticare il vocabolario” , “Alza la mano per farti interrogare, vai volontario!”, sembrano tutti moniti di un’era lontana quasi Manzoniana. Adesso non importa se hai messo nello zaino la borraccia ecologica , ( mai mostrare un’inquinate bottiglietta di plastica ) , per non restare assetato, l’importante è avere con sé almeno due mascherine ( naturalmente non biodegradabili) ,  il disinfettante,  mantenere almeno il metro di distanza con i propri simili ed evitare assolutamente di starnutire, se si ha l’intenzione di starnutire a propria insaputa, piuttosto  si sceglie di restare a casa, crepi l’istruzione.

Piccoli cuccioli in materna educati a temere l’abbraccio o il tenero scambio di coccole da parte di altri cuccioli, la domanda è: cosa sta insegnando a loro il Professor Covid-19 ?

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Nessuno vorrebbe vivere e lavorare in queste condizioni, eppure  considerando i rischi a cui si va incontro nella mancata osservanza dei nuovi protocolli, dettati dalla pandemia, l’intera umanità è costretta  a rispettare anche all’interno dell’ambiente scolastico le normative in vigore, atte a proteggere la salute di tutti.

… All’interno dell’ambiente scolastico …  e all’esterno ?

Beh, bisogna ammetterlo, i ragazzi vanno a scuola sullo  stesso scooter, si incontrano per fare quattro chiacchiere, (forse anche  cinque) , nel  pomeriggio, alle feste, si salutano con affetto e vivono le emozioni della loro età come l’istinto comanda, e le mamme ? Si, forse anche loro. vicine, vicine , sorseggiano al chiosco un caffè ristretto parlando delle misure di distanza non adottate in classe. Adesso, anche i papà che ormai nel 2020 sono in modalità pervenuta , si manifestano agguerritissimi nelle chat di gruppo delle classi.

Ed ecco a leggere,  su questi gruppi WhatsApp i commenti di improbabili virologi, medici, scienziati, che di professione magari sono impiegati statali o altro, che riescono a scaricare  dai molteplici siti gli ultimissimi aggiornamenti sulle restrizioni  da Covid seminando il totale panico nelle menti di chi ancora non ha ben capito che strada sta percorrendo l’intera umanità.

Se si potesse riscrivere la Sacra Bibbia, l’espressione : «Date a Cesare quel che è di Cesare e a Dio quel che è di Dio»  dovrebbe essere integrata  dalla frase «Date ai docenti quel che è dei docenti », buon lavoro professori cari, nella speranza che si possa ritornare ad istruire con dedizione e passione per l’insegnamento, distrutte, molto probabilmente, anche queste dal Covid.

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