R.I.P. Lemmy Kilmister, leader dei Motörhead

Nella notte del 28 dicembre ci ha lasciato uno dei più grandi interpreti dell’heavy metal di fama mondiale, Lemmy Kilmister, leader dei Motörhead. Aveva 70 anni.

Ha scoperto due giorni dopo il suo 70° compleanno, avvenuto il 24 dicembre, di avere un cancro incurabile e nella notte tra il 28 e il 29 dicembre ci ha lasciato per sempre.

Ian “Lemmy” Kilmister nacque a Burslem, Stoke on Trend nello Staffordshire, il 24 dicembre del 1945 e crebbe ad Anglesey, nel Galles. Suo padre era un cappellano della Royal Air Force che lasciò la famiglia quando Lemmy aveva solo tre mesi, questo contribuì ad alimentare il suo odio profondo verso la religione come evidenziano alcuni testi delle sue canzoni.

Avevo una fattoria nel Galles, con due stalloni che avevo comprato per 34 sterline e domato io stesso. Poi ho sentito Little Richard, ho venduto i cavalli e me ne sono andato per la mia strada”.

    Inizia così l’avventura di una icona della musica rock.

Lemmy ha avuto come ispiratori i grandi musicisti dell’epoca Little Richard, Chuck Berry e gli Who.

Lucille e Good Golly Miss Molly di Little Richard. Sono state loro a catturarmi… Chuck Berry è stato il primo a scrivere testi intelligenti, il primo che in una canzone ti raccontava davvero una storia”.

Little Richard se ne fregava di tutto e di tutti. Lo adoravo perché era completamente pazzo”.

Gli Who erano un fottuto delirio totale: salivano sul palco, cantavano armonie a tre voci con toni incredibilmente alti e poi sfasciavano tutta la strumentazione”.

Ma l’idolo indiscusso anche per Lemmy rimane il re del rock Elvis Presley: “Elvis è stato il primo. Non sorrideva: sogghignava, e aveva le basette. Era magro e aveva un’aria poco raccomandabile. Noi volevamo qualcosa di potente, di trascinante e all’epoca non c’era niente di tutto questo. Non puoi capire come fosse prima del rock’ n’ roll!!!”.

Negli anni sessanta Kilmister forma dei gruppi di breve durata: gli Opal Butterfly, Sam Gopal e i The Rockin’ Vickers, questi ultimi riscossero un discreto successo e Lemmy ha raccontato come è nata la sua avventura con questo gruppo:

I Rockin’ Vickers sono stati il primo gruppo pop a suonare oltre la cortina di ferro. Una sera ero all’Oasis di Manchester mentre stavano suonando, avevo i capelli lunghi fino al culo mentre tutti gli altri indossavano giacche e scarpe da Mod, camminavano da Mod e tutto il resto, e io non c’entravo nulla! Ero un capellone vestito con un vecchio giaccone militare e non me ne fregava prorpio niente. Alla fine del concerto potevi recuperare un mucchio di numeri di telefono, tutti scritti col rossetto sul furgone, così ho pensato <<Questo sì che sembra essere divertente!>>. Poi ho sentito da uno dei loro roadie che il chitarrista voleva andarsene e ha detto che mi avrebbe fatto sapere qualcosa.

Qualche settimana dopo ricevo questa telefonata <<Sai suonare la chitarra da solista?>>, io risposi di sì, ma non avevo la minima idea di come si facesse. Feci un’audizione nel loro appartamenton e in qualche modo riuscii ad intortarmeli sino a convincerli che sapevo suonare da solista. Avevano un concerto quella sera stessa, mi avevano dato una chitarra, tutta l’attrezzatura e non era nemmeno roba mia. Così mi agitai come un pazzo furioso, infilzai la chitarra negli amplificatori, mi misi a correre in giro mentre la chitarra urlava e fischiava, poi ne collegai un’altra e la fracassai contro la prima e sopra il pianoforte che stava a lato del palco. Pensavano che fossi la cosa migliore che avessero mai visto! Non sapevo suonare bene da solista, ma avevo fatto uno spettacolo notevole. Per me i Rockin’ Vicars durarono dal ’66 sino a metà del ’67, poi mi spostai a Londra e mi unii agli Opal Butterlfy e a Sam Gopal”.

Gli Opal Butterfly però erano una band ormai in declino e da un giorno all’altro Lemmy si ritrovò a fare il facchino nel tour di Jimi Hendrix. “C’erano Hendrix, i Move, i Pink Floyd con Syd Barret, gli Amen Corner, i Nice con Davy O’List e gli Eire Apparent che sarebbero diventati la Grease Band. Era davvero grandioso poter vedere Hendrix al culmine della sua potenza, dopo qualla volta ha solo fatto “Electric Landlady” e poi è scomparso. Spesso Jimi mi mandava in giro a recuperare acido, ne recuperavo dieci, lui se ne prendeva sei e io tenevo gli altri quattro”.

Arrivò poi il capitolo degli Hawkwind, nel 1971, stanco di spacciare droga, Lemmy si mette in cerca di una band a cui unirsi e, quasi per puro caso trovò gli Hawkwinds, o meglio loro trovarono lui come ha raccontato lui stesso: “Dik Mik (tastierista della band, ndr.), arrivò all’improvviso nel bel mezzo della notte nella baracca abusiva dove vivevo e cominciammo a farci di speed. Andammo avanti qualche mese, sino a quando lui non finì i soldi e volle riunirsi agli Hawkwind, mi chiese cosa volessi fare e io risposi <<la chitarra solista andrà bene>>. Non abbiamo mai studiato a tavolino i concerti…alla fine venne fuori un casino incredibile, ma funzionò”.

La storia con gli Hawkwind finì con la scusa che un giorno, mentre erano in tour negli Usa e Canada, Lemmy fu arrestato per essere stato beccato con degli stupefacenti al confine con il Canada.

Rimasi per dieci giorni in una cella comune nella prigione di Cook Country e proprio mentre ero nudo con la mia tuta da lavoro sotto braccio, pronto a farmi spruzzare di antipulci, una voce alle mie spalle gridò che la mia cauzione era stata pagata. Mi misero su un aereo per Toronto, lì tutti mi dissero di essere felici di rivedermi, feci il concerto e alle quattro del mattino venni licenziato perché pensavano che avrei potuto causare altri problemi di tipo legale durante il tour americano. Venni a sapere tempo dopo che l’unico motivo per cui avevano pagato la mia cauzione per fami uscire di galera fu che il rimpiazzo che avevano chiamato non sarebbe arrivato in tempo. Essere licenziati da un gruppo per qualcosa di cui è colpevole ogni singolo componente della band è la cosa più triste che possa succedere. Quindi me ne sono tornato a casa e sono andato a farmi tutte le loro mogli. Ovviamente ho lasciato perdere quelle brutte, ma comunque me ne sono fatte almeno quattro.

Comunque non posso lamentarmi, perché se non mi avessero cacciato via dagli Hawkwind non avrei messo in piedi i Motörhead. Però devo ammettere che ci sono rimasto male”.

Ed eccoci al capitolo Motörhead. La band che ha consacrato Lemmy Kilmister a icona assoluta di un genere che oscilla tra l’heavy metal e il punk che ha mandato in delirio milioni di fans.

L’ex-roadie di Jimi Hendrix chiamò la sua nuova band con il nome di una canzone degli Hawkwind che aveva scritto lui stesso. La formazione originale del gruppo, un power-trio, era completata dall’ex chitarrista dei Pink Fairies, Larry Wallis e da Lucas Fox alla batteria. Nick Kent, giornalista del New Musical Express, li recensì subito come “il peggior gruppo del mondo”, ma a Lemmy non gliene fregava proprio nulla.

Il suo scopo, suonare “come gli MC5- veloce e depravato” gli permise di reclutare seguaci sia nei territori metal che in quelli punk.

Per un gruppo heavy metal, ai tempi in cui nacquero i Motörhead, era raro ottenere risultati come quelli che raggiunse la band di Lemmy e che ci fosse riuscito con un disco dal vivo era una cosa che non si era mai sentita prima. E anche se l’idillio della formazione Kilmister/Taylor/Clarke si sarebbe dissolto poco tempo dopo, i Motörhead- dei quali l’ultima formazione era composta da Lemmy, dal batterista svedese Mikkey Dee e dal chitarrista Phil Campbell– hanno fissato lo standard con il quale ora vengono giudicati tutti i gruppi di culto.

I decibel dei loro concerti erano sempre altissimi tanto che una volta a Port Vale costruirono un palco solo con gli amplificatori e mentre la band faceva il soundcheck venne chiamata un tizio che abitava a più di quattro miglia che disse che non riusciva a sentire la tv in casa.

I Motörhead sono universali. Vanno bene per tutti. Noi non limitiamo i confini del nostro pubblico. Chiunque apprezzi quello che facciamo si merita di avere spazi per vederci. Avevo una visione molto chiara di quello che volevo suonare e l’unico modo in cui potevo realizzarla era formare questo gruppo. Ma non avevo intenzione di fare io il cantante. Io dovevo essere solo il bassista”. I primi ricordi che ho della band sono di povertà incredibile, vivevamo in case abbandonate. Eravamo con le pezze al culo, ma ce la siamo cavata lo stesso. Per parecchio tempo non abbiamo avuto nemmeno il pane da mangiare, poi in capo a sei mesi abbiamo fatto il botto”.

Il primo album della band fu On Parole del 1975, seguito da Overkill del 1979 che fu il primo ad avere successo in classifica e che conteneva brani come “Overkill”, “Bomber” e la famosissima “Ace of Spades”.

Se si dovesse stilare una classifica dei brani rock’ n’ roll che in qualche modo esprimono un desiderio di morte, allora “Ace of Spades” dei Motörhead con la sua frase “I don’t wanna live forever” occuperebbe sicuramente la posizione più alta insieme a “My Generation” degli Who.

In molti trovano incredibile che la persona che l’ha scritta, proprio Lemmy Kilmister, sia riuscita a vivere così a lungo, soprattutto considerando la sua proverbiale inclinazione verso la dissolutezza tipica del rock’ n’ roll per non parlare dell’uso costante di droghe varie ma nel novembre del 2000 la sua band ha addirittura festeggiato alla Brixton Academy di Londra il venticinquesimo anno di attività.

Durante questo periodo Lemmy e il suo gruppo hanno varcato i confini dell’heavy metal per diventare star della musica internazionale.

 Lemmy inoltre ha collaborato con diversi artisti come Ozzy Osbourne, Dave Grohl e ogni tanto anche con gli “amici” degli Hawkwind.

Ha lavorato anche in tv in alcuni film e spettacoli anche se non era molto entusiasta della vita davanti alle telecamere.  Lui amava il suo pubblico, quello vero, quello che ad ogni loro concerto era sempre presente.

Il 15 marzo 2010 è stato presentato per la prima volta al South by Southwest Film and Music Festival il film/documentario diretto dalla coppia Greg Olliver-Wes Orshoski e intitolato Lemmy che ha cominciato a fare il giro di molti festival cinematografici del mondo. Il rockumentary è incentrato sulla vita del bassista, dagli inizi con gli Hawkwind fino ai giorni attuali con i Motörhead. Il film è stato successivamente pubblicato in DVD il 25 gennaio 2011 ottenendo subito il Disco d’Oro in Germania. Nello stesso anno Lemmy ha collaborato col chitarrista Slash all’album omonimo, nella canzone Dr. Alibi.

Una frase che Lemmy disse nel lontano 1989 farà in questo momento riflettere tutto il mondo della musica, dalle case discografiche con cui spesso aveva dei diverbi, agli artisti con cui ha collaborato e cioè: “Penso che i Motörhead siano destinati ad essere apprezzati solo quando non ci saranno più”.

Ai posteri la sentenza, adesso che il gruppo ha perso il suo leader, i Motörhead sono morti con lui?

 

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