Il romanzo di letteratura italiana della Miceli narra un processo storico e personale, introducendo il lettore alla conoscenza del Mondo Iniziatico.
L’evento, che sarà presentato a Catania giovedì 14 gennaio, ore 19.00, presso la sede del Blues Club, piazza S. Francesco D’Assisi n.9, è organizzato in collaborazione con Comunicazione Globale, Globus Magazine, Globus Television e Globus Radio Station.
Alla presentazione prenderanno parte, oltre all’autrice, il Patron del Premio Donna Siciliana Antonio Omero, il critico e Semiologo Salvatore Sequenzia, il Col. med. dott. Enzo Stroscio, General Manager di Globus Magazine Network.
L’opera è pregevolissima, riconosciuta nel Premio Donna Siciliana 2016, Speciale per la letteratura, entrerà nelle antologie e come l’autrice sarà storicizzato e molto probabilmente, grazie alla trama filmica che esalta anche i luoghi Siciliani, se ne trarrà un film.
L’opera verrà presentata giovedì 14 gennaio, alle ore 19.00, presso la sede del Blues Club, piazza S. Francesco D’Assisi n 9, dai catanesi detta piazza Dusmet, angolo via Crociferi a Catania. Il nuovo romanzo di Melinda Miceli, definita nella prefazione del critico e semiologo prof. Salvatore Sequenzia “Scrittrice raffinata, coltissima e di stendhaliana eleganza”, narra nella sua trama «la singolare storia di una ragazza nata da famiglia borghese» che attraversa «come una supernova» uno spaccato di storia dagli anni Settanta ad oggi, fulminando con la sua «viscerale bellezza» una realtà in cui a cercare di dominare, ancora, nonostante tutto, è il maschio.
In una Siracusa di antiche sontuose dimore patrizie Ursula, creatura dall’alea soprannaturale, è la mistagoga che, attraverso la sua maturazione umana, sessuale e intellettuale, ci guida in un universo che l’autrice tratteggia con scrittura ariosa e abbagliante, ricca di digressioni e di accensioni filosofiche, esoteriche e misteriche. Romanzo di formazione e ‘journal’ sentimentale, Primadonna in Sicilia è, soprattutto, il resoconto di un complesso percorso di conoscenza dell’Essere e del Cosmo che l’Autrice dipana dando anima a personaggi che si muovono dentro la storia con la levità di figure danzanti, espressione di quell’ideologia del tempo congelato che, da Sterne a Eco, ha nutrito le pagine più alte del romanzo europeo.
Sotto quest’aspetto, Primadonna in Sicilia di Melinda Miceli possiede senza dubbio tutte le qualità di un’epica moderna, di cui l’Ulisse joyciano costituisce il prototipo… L’eccedenza di significazione che si coglie nel romanzo costituisce il diretto risultato di un mondo percepito alchemicamente ed esotericamente, da decifrare simbolicamente e da divorare linguisticamente.
Una pagina tira l’altra, vorticosamente. Alchimia, esoterismo, gematria e kabbaláh ebraica si rincorrono spalancando le porte all’invisibile, in un viluppo gaddiano sedimentandole nel rizoma di una scrittura che diviene “portentosa macchina narrativa”.
– dice Melinda – Spero di sognare che tutto vada bene“.
“Sii il cambiamento che vuoi vedere nel mondo”. Questa è la frase con la quale Gandhi esorta la popolazione mondiale a migliorare se stessa con azioni poiché senza l’azione il solo pensiero è destinato a sparire. “Si tratta dell’aforisma che più mi ha suggestionato – aggiunge la MIceli – quando ebbi l’ispirazione della prima stesura di Primadonna in Sicilia. Ho immaginato e creato questa variazione dialettica non solo a livello sociale ma anche sulla tematica e sul substrato culturale sul quale cui si regge l’opera. Ho voluto infatti dare vita ad un romanzo colto, indottrinato, dalla grande potenzialità lessicale per tracciare il ritratto autentico della migliore società della Sicilia dagli anni 70 ad oggi, nelle sue metamorfosi storiche, politiche e ideologiche. Un ritratto così autentico da ancorarsi come modello letterario, quello di una Sicilia tangibile ma anche misteriosa, riccamente descritta in una versione minuziosa dalla vena esoterica per svelarne al grande pubblico i suoi segreti più intimi e ancestrali”.
Una Sicilia impantanata nella retorica del gallismo e dell’immobilismo politico dove la donna intellettuale e indipendente fa ancora paura a tanti e non riesce a trovare la sua fausta dimensione sentimentale; una Sicilia in cerca di futuro e di cambiamento, la cui voce triste si avverte nelle digressioni e nelle rievocazioni colte di luoghi visitati e non, divenuti scheletri di un passato glorioso.
Il tema della Primadonna o Stella d’Oriente è originale e ricercato ma affrontato con un dipanarsi coinvolgente mentre abbraccia altri sottotemi che includono ampi messaggi sociali ed etici.
“Il mio obiettivo in quest’opera – continua l’autrice – è stato anche quello di rendere la trama filmica, quasi una sceneggiatura avvincente per annunciare e presentare le trasformazioni epocali che la nostra società sta registrando grazie ai messaggi delle scienze occulte e delle varie teorie scientifiche e teosofiche che scuotono il sapere tradizionale. In virtù di ciò la mia protagonista Ursula, un’eroina classica ma rivisitata dalla morale contemporanea, dopo un periodo di ‘contaminazio’ riemerge con la sua vera indole ed educazione e ritrova la sua strada attraverso la penna e lascia la sua Sicilia, quella terra che tanto ama e conosce per cercare quella ‘porta santa’ che la introdurrà alla salvezza e alla sua redenzione“.
Con il suo finale rifiuto del materialismo, la sua superiore concezione dei valori e il suo grande intuito Ursula è un personaggio femminile che segna il cambiamento di un’epoca e rivoluziona anche il ruolo culturale e universale della donna nella società moderna. La parabola discendente e ascendente di Ursula, Rosa Mistica o Stella d’Oriente che si contamina per poi assurgere a creatura di luce si conclude con un’ascesa trionfante del bene sul male tratteggiata attraversando vizi, perversioni, limiti e circostanze ambientali da scenario dantesco, nel quale metafore, simboli esoterici, che racchiudono freudianamente l’indole dei personaggi, sono il vero caleidoscopio culturale del ventunesimo secolo.
Una realtà in parte vissuta in prima persona dalla Miceli e in parte studiata, ricostruita e indagata per lanciare un messaggio di educazione al bello, indirizzato a smuovere e sconfiggere gli schemi sociali ed economici aridi e improduttivi che da secoli riavviano in un circolo vizioso l’immobilismo siciliano.
“L’intento finale è stato quello di creare un romanzo siciliano – conclude la Miceli – ma sprovincializzato dove i miei modelli letterari – Tomasi di Lampedusa con l’immobilismo del suo Gattopardo e Vitaliano Brancati con il galllismo del Don Giovanni in Sicilia – fossero superati in un’opera di riscatto morale di respiro europeo“.
“Prima donna in Sicilia” è volutamente uno strumento culturale per comprendere la Sicilia e la sua anima ancestrale che si dibatte tra eros, vizi e virtù in un paesaggio sempre complice e pregno di arte e simbolismi che riflettono l’anima del misterioso intreccio.