Il “pozzo” dei desideri dormiente. Ma…

La vittoria contro il Siracusa ha rilanciato le ambizioni di playoff del Catania. Per proseguire il buon momento originatosi con il successo nel derby, però, serve ritrovare un Pozzebon all’altezza, che torni nella sua versione “messinese”.

calciocatania.it
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26 febbraio 2017. Sono passati esattamente sessantasei giorni da questa data e molto è cambiato alle falde dell’Etna. In quel freddo e piovoso pomeriggio messinese, il Catania dell’allora mister Mario Petrone espugnava il “San Filippo” e si imponeva col punteggio di 2-1 in un derby importantissimo, fondamentale per le ambizioni rossoazzurre. Petrone, oggi, non c’è più, dimessosi sette giorni dopo quella vittoria, dopo la debacle interna contro il Melfi. Da sicura e pericolosa partecipante dei playoff, gli etnei si sono lentamente tramutati in squadra colma di limiti, di buchi neri psicologici, di difetti intrinseci e strutturali. Quella vittoria, tra l’altro, coincide con l’ultima rete siglata in stagione da Demiro Pozzebon, che timbrò il cartellino da ex, in una gara che lo vide anche fallire un calcio di rigore. Da quel momento in poi, l’attaccante romano non ha più trovato la via della rete. Da “pozzo dei desideri” a “pozzo privo di risorse”, dormiente, in preda ad una carestia semi-irreversibile.

Tante, innumerevoli le occasioni fallite dal numero 9 rossoazzurro, alcune delle quali al limite del clamoroso. Ancora nitide nella mente le strozzate ed imprecise conclusioni di Pagani, brucianti gli errori grossolani commessi a Catanzaro e, soprattutto, Monopoli. Nemmeno contro il Siracusa, nella partita del riscatto “di squadra”, il ritorno al gol non si è manifestato, nonostante una chance abbastanza ghiotta e, tutto sommato, semplice per uno come lui. Ma al di là di ciò, contro gli aretusei, si è visto un Pozzebon diverso rispetto al periodo recente, più centrato, più attivo, all’interno della partita e dell’azione, dedito al sacrificio, che ha subito molti interventi duri, frutto di una partecipazione continua alla manovra, e che ha creato quasi dal nulla la rete del raddoppio momentaneo di Di Grazia, con un lancio tanto bello quanto preciso. Quasi il sintomo di una lenta guarigione dopo mesi di letargo. Un Pozzebon del genere serve come l’aria, il suo coinvolgimento lo rende elemento importante per le sorti della squadra. Ma è altrettanto vero come un attaccante venga sempre giudicato dalle reti che mette a segno. Da quando è arrivato a Catania, Pozzebon di gol ne ha fatti solo due, entrambi pesanti certo, ma comunque troppo poco per un elemento della sua caratura, arrivato con i galloni di “salvatore della patria”.

Perché, in fin dei conti, il rendimento generale di Pozzebon non si discosta troppo da quello dei tanto vituperati Calil e Paolucci. E’ ovvio come non si possano giudicare giocatori in momenti psicologici e tecnici diversi, ma è altresì vero che da uno che prima di giungere al Catania aveva realizzato la metà delle reti messe a segno dalla sua ex squadra ci si aspettava qualcosa di più. Ma il tempo per rimediare, per svegliarsi dal torpore e per tornare alla versione “pozzo dei desideri” c’è ancora. L’occasione è lì, lampante. A Caserta gli etnei si giocano tutto, 90′ per conquistare l’accesso ai playoff. Una partita cruciale, per modificare, anche se solo marginalmente, il giudizio su un’intera stagione, per centrare l’obiettivo stagionale e, magari, continuare a sognare. Per farlo, servirà la vena realizzativa del bomber, quella vista raramente in quest’annata, quella che appartiene a Demiro Pozzebon da sempre, mostrata a fasi alterne in carriera, ma pur sempre presente.

Caserta per spiccare il volo, Caserta per tornare decisivi e per esultare nuovamente. Per porre di nuovo le mani attorno alle orecchie e gioire. Per realizzare desideri che, solo un po’ di giorni fa, sembravano mere chimere.

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