“Piano-scuola Renzi”, proposte e analisi con gruppo di studio sul disegno di legge di riforma della scuola

Al lavoro parteciperanno presidi, docenti e parlamentari 

 

In occasione della presentazione del “Piano-scuola Renzi”, si sono svolti in questi giorni incontri promossi dalla prof.ssa Enza Ciraldo dell’Istituto Alberghiero di Catania, con la presenza del Deputato Nazionale on. Giuseppe Castiglione  e il regionale on. Nino D’Asero, per riflettere sulla nuova legge e apportare in Parlamento proposte migliorative; l’obiettivo ha coinvolto numerosi dirigenti e docenti che hanno aderito all’invito partecipando ad un gruppo di studio che legge, interpreta e commenta il Disegno di Legge sulla riforma della scuola e si impegna a presentare delle osservazioni migliorative al testo nell’ottica di una funzionalità della scuola. I lavori sono stati aperti dalla Prof. Ciraldo in modo qualificato, a cui è seguito un dibattito animato che ha sintetizzato i seguenti punti: Titolarità territoriale, per cui c’è il pericolo che i docenti diventeranno gli Unici nel settore pubblico a non avere più diritto alla titolarità sul posto di lavoro; Eliminazione delle garanzie contrattuali, valutazioni con licenziamenti, scatti di anzianità, e assunzioni, si sta distruggendo lo stato giuridico e retributivo dei docenti e di tutto il personale dell’Istruzione Pubblica. Un confronto che è stato in piena regola con la notizia e ha segnato un’occasione pubblica per spiegare il Piano Renzi. Illustre relatore il preside Giuseppe Adernò, il quale con chiarezza e sintesi ha illustrato le linee portanti del disegno di legge nei suoi 25 articoli evidenziando alcuni aspetti che meritano attenzione.

Nel primo capitolo sono indicate tante qualità significative del sistema scuola: autonomia, efficacia ed efficienza dei servizi, flessibilità, nuove tecnologie, strutture, edilizia, assunzioni del personale, offerta formativa triennale, potenziamento delle competenze degli studenti, apertura alla comunicata scolastica del territorio, manca, però l’anima della scuola: l’educazione, la formazione integrale dell’uomo e del cittadino.

Questa mancanza, sostiene Adernò, mortifica l’identità della scuola e, anche se potrebbe essere implicitamente intesa,  in un testo di legge di riforma, è bene che venga esplicitata e appaia manifesta l’intenzionalità educativa che sostiene l’apparato dell’istruzione e lo sviluppo delle competenze.

La programmazione triennale dell’offerta formativa,  la cooperazione in rete tra le scuole, sollecitano una cultura nuova nella progettazione. La definizione dell’organico dell’autonomia, non dovrebbe trovare barriere e ostacoli nella limitatezza delle risorse disponibili a livello provinciale e regionale. Se tutto ciò non viene garantito come si potrà pensare ad una progettazione triennale? Lo studente che viene descritto al capitolo 2 e al comma 3 dove sono elencate le competenze da conseguire appare “ben imbottito” con una superdose di competenze vitaminiche che afferiscono ai diversi settori: letterari, scientifici, artistici, musicali, sociali e tecnologici. È un “curriculum density” per usare un’espressione efficace del mondo anglosassone.

Il Dsga Mimmo Mazzeo ha puntualizzato in modo incisivo come nel Disegno di Legge non viene data importanza e rilievo ai compiti e alle funzioni del Personale ATA, indispensabili per il funzionamento della scuola. Facendo riferimento alla Legge di Stabilità 2015,  introdotta dalla Legge 196/2009 che ha sostituito la Legge Finanziaria a partire dal 1° gennaio 2010 penalizza soprattutto la categoria del personale Ata (Amministrativo, Tecnico, Ausiliario) che si vede escluso dal processo innovativo denominato “La Buona Scuola”, e a decorrere dal 1º settembre 2015, infatti,  i dirigenti scolastici non possono conferire loro le supplenze brevi per i primi sette giorni di assenza, alla sostituzione si può provvedere mediante l’attribuzione al personale in servizio delle ore eccedenti (che risultano sempre ridotte).

Apprezzato e valido il contributo offerto alla riunione del Prof. Giuseppe D’Orsi, che ha evidenziato i punti di forza ma anche le debolezze della legge, con proposte positive per il tavolo di lavoro da inviare al Ministero “e su tanto ancora c’è da confrontarsi, speriamo che nel settore scuola il governo metta il segno più”. Sagge e riflessive le proposte del dirigente scolastico Daniela Di Piazza che ha fatto emergere numerosi spunti di interesse durante il confronto.

Negli interventi successivi la preside Marinella Leonardi dell’Istituto “Cavour” ha elencato le discordanze tra la “bella favola” del disegno di legge che racconta  di una scuola italiana inesistente, e fa notare le difficoltà attuative specie in merito all’organico dell’autonomia, che dovrebbe essere funzionale ai bisogni della scuola. La preside Valeria Aranzulla, invece, ha chiarito la necessità di una valutazione e non solo dei dirigenti, come viene esplicitato al comma 3 dell’art. 7, ma per tutto il personale della scuola nella logica della qualità dei servizi.

I media hanno esaltato il ruolo dei presidi e certi privilegi di autonomia che sono indicati nel disegno di legge: sindaco, manager, sceriffo, plenipotenziario, elemosiniere, dittatore, datore di lavoro, piccolo boss, pilota dell’organico dell’autonomia, in tutti questi appellativi non c’è quello connotativo: educatore. Dirigente,- manager- resta sempre un “uomo di scuola”.

Da capire: le procedure di nomina dei docenti precari, ancora non definite, l’avanzamento di carriera per  merito e la premialità che dovrebbe accompagnare la progressione di carriera del personale docente. In merito  ai tempi della scuola, che si vuole aperta anche in orario pomeridiano per servizi culturali al territorio, occorre fare i conti con le esigenze del personale ausiliario che viene sempre più ridotto di numero e con difficoltà per eventuali sostituzioni. Restano sempre aperti i problemi relativi alle emergenze dell’edilizia  scolastica, al sostegno per i disabili, ai criteri per l’albo regionale e alla reale autonomia scolastica annunciata, proclamata e non ancora realizzata.

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