Peste nera, influenza spagnola e COVID-19: le più grandi pandemie mai esistite

La storia è stata segnata senza dubbio, da pandemie molto importanti che hanno sconvolto l’intera umanità. Oggi si rivive questo grande incubo con il Coronavirus, il cui attuale ceppo è poco conosciuto nel mondo della scienza. Gli scienziati, infatti, stanno già studiando da un paio di mesi per cercare di debellarlo e per creare un vaccino entro l’anno prossimo.

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Quali epidemie ci sono state nel corso dei secoli? le più conosciute sono la peste nera e l’influenza spagnola. Per cominciare, la peste nera è una malattia altamente infettiva causata da un batterio coccobacillo chiamato Yersinia pestis. Essa non è stata ancora debellata e ha provocato dal 2010 a questa parte, oltre 3000 casi in tutto il mondo, con 584 morti.

La “peste bubbonica” è causata dall’introduzione del suddetto bacillo attraverso la cute, provocato del morso di una pulce infetta. Esso si va ad introdurre nel sistema immunitario e nel sistema linfatico fino a moltiplicarsi. Ciò provoca una infiammazione dei linfonodi che divengono più gonfi e detti per l’appunto “bubboni”, che contengono sangue e tessuto necrotico. Quando i linfonodi non sono più in grado di sopportare la malattia, il batterio va a diffondersi in tutto l’organismo provocando a sua volta la “peste setticemica“. Raggiunge gli organi principali dando luogo ad una sepsi diffusa, la quale se non curata tempestivamente, risulta fatale. Vi è un’altra variante, ovvero la  “peste polmonare“, anch’essa molto grave, che coinvolge l’apparato respiratorio e a differenza della forma bubbonica, la peste polmonare è trasmessa per via aerea (proprio come il Coronavirus), e viene contratta tramite le goccioline di saliva di un paziente infetto. La peste nera è una delle più gravi pandemie esplose a metà del XIV secolo. I sintomi sono: febbre molto alta (tra i 38 e i 41°), dolori alle articolazioni, nausea, vomito, mal di testa, sensazione di malessere generale. La peste polmonare può provocare difficoltà respiratorie, sonnolenza e colorito cianotico. Il batterio va prelevato dal paziente ed analizzato nel più breve tempo possibile, per evitare che la malattia progredisca molto velocemente, dunque se trattata con antibiotici, nella maggioranza dei casi viene curata.

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L’influenza spagnola (chiamata anche la grande influenza), è stata anch’essa una grande pandemia insorta tra il 1918 e il 1920 e che provocò milioni di vittime in tutto il mondo, arrivando ad infettare circa 500 milioni di persone. A quel tempo, la popolazione mondiale si aggirava intorno ai 2 miliardi. La sua letalità è stata nettamente maggiore rispetto a quella della peste nera. Il nome “influenza spagnola” non è dato dal fatto che il virus provenisse dalla Spagna, ma dal fatto che furono i giornali spagnoli a parlarne per primi. Essi, durante la guerra erano sottoposti a censura, quindi non si era a conoscenza che questa grande pandemia non fosse solamente circoscritta in Spagna.

Nel XX secolo ridusse drasticamente l’aspettativa di vita (di circa 12 anni). Solitamente le epidemie influenzali colpiscono soprattutto anziani e persone con un sistema immunitario già compromesso, ma l’influenza spagnola uccise prevalentemente persone giovani e sane (tra i 18 e i 30 anni). Dei ricercatori hanno scoperto che la trasfezione negli animali, provocava un’insufficienza respiratoria e la conseguente morte, a causa di una reazione eccessiva del sistema immunitario. Per questo motivo, l’influenza spagnola colpiva paradossalmente più giovani che anziani e persone con sistema immunitario debole. Altri studi più recenti basati su referti medici di quel tempo, hanno dimostrato che questo virus non era più aggressivo di altre influenze precedenti, ma che la malnutrizione e la scarsa igiene contribuirono a provocarne un’alta mortalità. La prima guerra mondiale, contribuì inoltre nella diffusione di questa malattia, infatti nel 1918 milioni di militari vivevano quindi ammassati in trincee favorendone il contagio.

L’influenza spagnola e il nostro attuale Coronavirus, hanno qualcosa in comune, come il rischio di polmonite: la morte sopraggiunge e sopraggiungeva a causa di essa. Il virus infatti arriva ai polmoni danneggiandoli, compromettendo l’ossigenazione del sangue. Nessuno è immune dal contagio, cioè nessun Paese può essere risparmiato dal virus. Essi sono virus diversi che prendono di mira fasce d’età diverse, ciò significa che anche i giovani possono essere colpiti dal Coronavirus, anche se in questo caso a differenza dell’influenza spagnola, i più colpiti sono gli anziani e le persone con un sistema immunitario debole. La pandemia di influenza spagnola ebbe bisogno di un sistema sanitario pubblico. In quel periodo, solo le persone ricche e agiate potevano permettersi di curarsi e oggi sarebbe impossibile pensare ad una cosa simile.

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