Nuove Pillole di Italiano: i nuovi errori da non fare

Accademia della Crusca – Dalla carta al web 1995-2005: ecco il nuovo libro dell’Accademia, che risponde alle domande di specialisti e non, rispolverando vecchie regole e rinfrescando la lingua con neologismi. Grandi novità prima “sgrammaticate”

La ‘conservatrice Crusca’ è impazzita? Chissà…

Fatto è che l’Accademia della Crusca – così come di consueto – dispensa ancora una volta a noi, poveri mortali, al fine di districarci dalla ingarbugliata matassa che è la lingua italiana, consigli, pareri e regole da non trascurare. E sebbene formata da specialisti, che da sempre hanno tentano di preservare la purezza della lingua dal 1583, questa volta “la Crusca ci spiazza” con regole e termini altamente innovativi, che metteranno alla prova persino i più preparati prof di italiano. Ma come, i nostri genitori ci correggevano, i nostri insegnanti ci davano cattivi voti e adesso, quelli che per noi erano errori proibitivi, sono parte integrante ammessa della lingua italiana. I quattro secoli di vita dell’Accademia insegnano che la conservazione di un idioma non significa necessariamente “fossilizzarlo” , come ha rivelato il presidente della stessa, Nicoletta Maraschio.

Infatti la Crusca ha ufficialmente indicato come espressione corretta “il ministro” che sia riferito a donna o uomo. In questo discorso prevale la tendenza alla conservazione: infatti, come nell’antichità, l’uso del genere maschile esteso al femminile vale quando ci si riferisce a proprietà condivise da tutto il genere umano. Aboliti gli incroci tra articolo femminile e sostantivo coniugato al maschile tipo “la ministro”, “la presidente”, né tantomeno “la ministra”. 
Ma la notizia choc, cari ragazzi e non, è un’altra! Vi ricordate… “si dice lo zucchero”… Tempi passati! Adesso giustissimo anche “il zucchero”. Stesso discorso per i termini inizianti per “z”, come “lo/il zaino”. Via libero anche alla possibilità di iniziare un periodo o una frase con il gerundio. 

L’Accademia della Crusca ha, inoltre, sfatato alcune abitudini linguistiche e stilistiche diffuse tra giornalisti, come quella di incominciare i titoli con la congiunzione “e”, senza che la frase sia effettivamente preceduta da un antefatto. Una prassi ereditata direttamente dagli Apostoli, che, tuttavia, qualche ragione per utilizzare così frequentemente quella congiunzione l’avevano davvero. Infatti, come spiega Francesco Sabatini, uno degli autori del libro, ‘i Vangeli rappresentano non altro che “collane di episodi della vita di Gesù” e prevedono, pertanto, uno svolgimento senza soluzione di continuità. Mentre, ad un tal signore che pretendeva di sostituire l’espressione “tutti e quindici” con “tutti i quindici”, l’esperto risponde che si tratta di un cavillo inutile e insensato, essendo la prima utilizzata da uno dei padri della lingua italiana come Dante’. Infine, approvati taluni neologismi o termini dialettali quale “inciucio” o “grande Mela” come epiteto per New York.

Quindi, cari studenti, orecchie e occhi aperti: sappiate che, se la prof vi corregge questo insolito modo di scrivere, potete appellarvi alla regola riconosciuta dalla Crusca e consigliare all’insegnante di rinfrescare la sua grammatica!

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