Da Noto, un nuovo concetto di EVANESCENZA con Silvia Berton, Alessandro Costagliola e Vincenzo Zarbo

Venerdì 5 Agosto, alle 18,30, alla presenza del Sindaco di Noto Corrado Figura e altre autorità, avrà luogo l’aperitivo in cortile con gli Artisti e l’apertura dell’esposizione Evanescenza E’ Forza, curata da Vincenzo Medica, fondatore di Studio Barnum contemporary, scopritore e promotore di talenti artistici e Carlo Tozzi, fondatore di st-Art, società internazionale con sede ad Amsterdam che promuove artisti affermati e funge da incubatore per artisti emergenti.
I tre autori ed i curatori si sono confrontati sul tema dell’Evanescenza vista come virtù, esprimendosi in maniera visivamente diversa, ma comunicando lo stesso effetto sull’osservatore : Forza interiore ed Energia.
L’Evanescenza come astrazione dalla realtà, percepita come trasparenza che genera isolamento, è una condizione estremamente diffusa negli artisti e nei soggetti che loro rappresentano. Nonostante ciò il potere di questi tre artisti é rappresentare soggetti evanescenti, ma forti, isolati ma solo apparentemente, manifestando in realtà una vigoria di espressione ed un grande equilibrio interiore.
Silvia Berton nei suoi personaggi infonde una evanescenza fisica, caratterizzata sempre da una grande forza interiore, tutt’altro che sfuggevole. I suoi soggetti sono giovani donne la cui bellezza e fragilità trasudano dall’incarnato pallido che l’artista conferisce; con la loro apparente leggerezza, sembrano estraniarsi dalla frenesia del quotidiano, per librarsi in una nuova dimensione. Nonostante ciò hanno una espressione decisa che non ammette compromessi, Il potere dei suoi soggetti si intuisce in maniera inequivocabile negli sguardi di queste giovani donne, ragazze segnate, stanche, ma piene di determinazione. L’artista utilizza dei graffi sugli occhi e sul volto esattamente per indurre un pathos maggiore nell’osservatore e per sottolineare dettagli invisibili del loro vivere.
Alessandro Costagliola: fluttuanti ma decisi e vigorosi sono i corpi modellati con l’argilla rossa dall’artista, sospesi plasticamente nell’atmosfera, in una dimensione quasi irreale, sfidando la forza di gravità. Come in Giacometti, lo spazio intorno alla scultura ha un ruolo chiave ed integrante; è visto quasi come un elemento di tensione portante. Il risultato e’ sorprendente: l’immateriale é diventato materiale, partecipa, sostiene e sospinge i corpi manipolati da Alessandro, con una leggerezza quasi impalpabile, che però mai svanisce. Le opere di Costagliola, pur essendo concepite con un’anima in ferro al loro interno, riescono sempre più a meravigliarci perché nonostante appaiano leggere, fugaci e intangibili, risultano sempre solide e concrete.
Vincenzo Zarbo nella sua produzione ritrae persone apparentemente comuni, semplici, anonime….evanescenti. In realtà sono soggetti con una forte complessità interiore, pugili, con vissuti travagliati, i cui visi sono segnati dalle cicatrici della vita. Evanescenti a confronto di una società’ basata sulla bellezza esteriore ad ogni costo, che si esprime in incarnati talvolta multicolori, altre volte monocromatici, fortemente ispirati dai soggetti di Lucian Freud e caratterizzati da una sorta di isolamento interiore. Tutte caratteristiche che raccontano e mettono insieme le passioni di un pittore di oggi, che sa coniugare la bellezza della storia dell’Arte con la vibrante interpretazione contemporanea. Da sempre, l’esplorazione artistica di Vincenzo, contempla la transitorietà , la fragilità, la fugacità.
Inoltre i due curatori della mostra, hanno coinvolto nel progetto anche Davide Bramante, artista italiano riconosciuto a livello internazionale per le sue foto che ritraggono metropoli del mondo, realizzate con la sua personale tecnica delle esposizioni multiple. L’artista è stato invitato a realizzare uno specifico progetto illuminotecnico per la sala d’ingresso del Museo Santa Chiara e ne è venuta fuori, attraverso l’installazione di due esclusive fotografie luminose di grande formato, una dimensione sorprendente capace di esaltare la storia e i reperti del luogo, trasformandolo in una suggestione sfuggente ma evocativa, fino a rovesciare il rapporto immagine-realtà. Infatti le sue composizioni fotografiche di luoghi immaginari composti da più di cinque scatti di luoghi reali, sembrerebbero opere di arte astratta e sfiorano l’effimero, anche per il supporto trasparente su cui sono stampate, ma contemporaneamente conferiscono al luogo con la loro luce blu soffusa, una sensazione di sicurezza e di benessere, riportandoci alla realtà.
a Cognita Design production
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