Ministero degli Interni: “L’Osservatorio Metropolitano sui minori e Liberi di scegliere potrebbe diventare legge”

Partecipata e lungimirante la conferenza “Scuola e Magistratura Minorile: verso una Comunità Educante” promossa dall’associazione «Libera – Associazioni, nomi e numeri contro le mafie», da CAMMINO,  Camera Avvocati per la persona, le relazioni familiari ed i minorenni,  insieme con l’Università degli Studi di Catania – Dipartimento di Scienze Politiche e Sociali.

Gremita l’aula conferenze del Polo Didattico del DSPS che ha visto una numerosa presenza di studenti, ma anche di istituzioni e rappresentanti del terzo settore che hanno dato il loro contributo all’incontro che ha riportato al centro dell’attenzione il mondo dei minori.

Dopo gli interventi di apertura di Francesca Longo, Prorettore dell’Università di Catania, e di Pinella Di Gregorio, Direttore del Dipartimento di Scienze Politiche e Sociali, ha preso la parola Roberto Di Bella, Presidente del Tribunale dei Minori di Catania.

«Bisogna intervenire su questo segmento di popolazione – ha dichiarato Roberto Di Bella – perché alla genesi delle mafie ci sono proprio i minori. A Catania sono migliaia i ragazzi che non vanno a scuola e stiamo intervenendo in maniera decisa, mappando il territorio, programmando e attuando strategie importanti. Oggi questo strumento sta destando grande interesse anche a Roma e l’onorevole Eugenio Saitta, Capogruppo in Commissione Giustizia ha detto di aver fatto richiesta al Ministero dell’Interno per proporre l’Osservatorio metropolitano sui Minori e “Liberi di scegliere” a livello nazionale – conclude –  e farlo diventare legge per istituzionalizzarlo su una scala più ampia».

Diventa necessaria la sinergia tra le istituzioni così come con il terzo settore, con raccordi operativi, che proprio nel caso di “Liberi di scegliere”, nato con Libera, sta aiutando molti minori e madri che vogliono emanciparsi dai contesti di criminalità, attraverso un protocollo governativo nazionale.

La trasformazione in legge consentirebbe di dare continuità giuridica, sociale, economica e culturale a questo processo di “infiltrazione” in Cosa Nostra che ha permesso al progetto di entrare già all’interno delle famiglie di ‘ndrangheta in Calabria e ora di mafia.

Strategie condivise che hanno portato a risultati importanti in poco più di un anno attraverso una mappatura dei quartieri a rischio, quali Librino, San Giovanni Galermo e San Cristoforo, per citarne alcuni, individuando le offerte e i modelli attrattivi per i ragazzi per toglierli dalla strada.

«Siamo passati dalle 40 a 700 segnalazioni per dispersione scolastica, ed è un successo – ha detto il prefetto Maria Carmela Librizzi. È stato realizzato un protocollo con l’Inps connesso con l’obbligo scolastico e che tocca il reddito di cittadinanza che viene revocato se non si mandano i propri figli a scuola. In atto un altro progetto che mette un’equipe multidisciplinare dell’Asp al servizio dell’autorità giudiziaria minorile».

Tre le sessioni in cui è stato suddiviso l’incontro “Minori e fascinazione delle mafie fra diritti, società e istituzioni”, “Catania: l’esperienza dell’Osservatorio contro la devianza minorile” e “Le istituzioni a lavoro” e che ha visto la presenza anche dell’Assessore della famiglia, delle politiche sociali e del lavoro Regione Sicilia, On. Antonio Scavone, il Garante per l’Infanzia e l’Adolescenza della Regione Sicilia, Giuseppe Vecchio e l’On. Claudio Fava, presidente della Commissione Antimafia Regionale.

Ad intervenire, tra gli altri, anche il rettore dell’Università di Catania, Francesco Priolo.

«L’Università di Catania è un ateneo del territorio e in quanto tale è consapevole del ruolo che ricopre e da sempre è disponibile a lavorare con tutti gli attori presenti per contrastare le difficoltà in ambito sociale. Il problema della devianza minorile a Catania è piuttosto importante e l’Università è in prima linea per trovare le soluzioni. Tra queste penso alla cultura, lo strumento migliore che abbiamo per aiutare i giovani che, purtroppo, in determinati contesti abbandonano i percorsi di istruzione per essere attratti da altre realtà. È fondamentale, quindi, la sinergia con tutte le istituzioni e operare sul campo. L’Ateneo, dal mese di aprile, ha avviato per alcuni giovani anche dei tirocini di inclusione sociale per la manutenzione del verde nel giardino dell’Orto botanico».

A concludere la giornata di lavoro, condotta dal giornalista Daniele Lo Porto e scandita anche dagli interventi di Maria Concetta La Delfa, Segretaria del Consiglio Ordine Avvocati di Catania e Giuseppe Ciulla, Presidente Consiglio Regionale Ordine Assistenti Sociali, i tre organizzatori che hanno sottolineato il valore di un incontro-dibattito che ha permesso di riflettere su una tematica importante, ma che al contempo richiede degli interventi immediati.

«Questo progetto richiede “responsabilità e azione” – ha commentato Dario Montana di Libera – e che si vada oltre la burocratizzazione. Non è più tempo di aspettare. E la domanda che adesso mi pongo è come trattare questi 700 ragazzi che prima nessuno vedeva, 700 nomi, e dietro un nome c’è una storia da incontrare e accompagnare. Mi sento in difficoltà, perché in questo momento non abbiamo con chi dialogare, in una città in cui si dimettono gli assessori e un sindaco sospeso che non si dimette. Le critiche valgono anche per noi del terzo settore – conclude – che parliamo di rete, ma siamo in grado di realizzarla? Chi andrà, ad esempio, a casa di Ercolano e Santapaola a fare doposcuola? Anche questo significa assumersi responsabilità. Questo è un problema che riguarda tutti, la città deve entrare nelle scuole e fare in modo che i nostri ragazzi vadano lì per vivere e conoscere altro».

Cammino in prima fila nel sostegno ai minori, così come ha spiegato Maria Elena Parisi, Presidente Cammino, sede territoriale di Catania.

«L’avvocatura chiede di essere specializzata e formata così come i magistrati. Questo è un progetto che vede i minori come soggetti vulnerabili ancora più esposti alle insidie della criminalità. Di Bella è un visionario perché è riuscito ad avere un’idea chiara di come operare, agire e lo sta facendo mobilitando tutta la comunità».

Quanto all’università, 13 studenti del Dipartimento di Scienze Politiche e Sociali stanno svolgendo un monitoraggio e una valutazione dei centri di aggregazione giovanile in supporto ai centri dei servizi sociali e alla fine verrà realizzato un dossier.

«Siamo allargando il gruppo di lavoro dell’Ateneo – spiega Carlo Colloca, Presidente CdL Magistrale in Politiche e Servizi Sociali DSPS – UNICT, nonché delegato del Rettore all’Osservatorio Prefettizio – anche ai colleghi di Agraria, Architettura, Economia e Scienze della formazione, e non soltanto, alfine di contribuire all’attività dell’Osservatorio promuovendo processi di rigenerazione urbana integrata che prevedano non solo una rifunzionalizzazione degli spazi, ma intervengano anche sulla dimensione sociale, economica e culturale. L’Università di Catania del resto ha già questo approccio interdisciplinare nelle attività di terza missione».

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