Matteo Abbate, scrittore di Barcellona Pozzo di Gotto

Esce il nuovo libro del “re delle fiabe” siciliano Matteo Abbate; direttamente da Barcellona Pozzo di Gotto  presenta “Favole libere”.

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“Re Delle Fiabe”, come lo chiamano i suoi numerosi fan, Matteo Abbate, siciliano di Barcellona Pozzo di Gotto,  è scrittore e narratore di storie per bambini e adulti-bambini, animatore di reading fiabeschi di grande successo nelle librerie e nelle scuole di tutta Italia.

I suoi libri, che appassionano lettori di tutte le età, sono: Caio lo spaventapasseraio (Euno, 2013), Due calzini blu (Euno, 2016); Il Fico Generoso (Lulu, 2018),  La rivolta dei caricabatterie (Albo Illustrato Euno, 2019).

Dopo il successo del libro per fanciulli e non soltanto.. dal titolo: “Due calzini blu”, esce il suo nuovo libro ne vogliamo parlare?

“Il mio nuovo libro si intitola Fiabe Libere, si tratta di un ebook, pubblicato da Siké Edizioni, una raccolta di dieci fiabe, che hanno come filo conduttore il tema della Libertà, come si difende e protegge, cosa significa essere liberi, cosa comporta essere liberi. Un libro in cui gli specchi preparano imboscate, i personaggi cambiano identità e vita in continuazione, parlano con le loro Ombre, storie in cui i Camaleonti devono vedersela con il colpo di spugna dei Leonticama, i Veterinari-per-finta sfidano i Veterinari-per-davvero e i Toreri si trasformano in Pollivendoli. Storie in cui vengono messe in ridicolo delle pietre miliari dell’educazione tradizionale, bacchettona, finta e piena di pregiudizi: “parlo per il tuo bene”, oppure, “ma che Titolo hai per parlare così?”, oppure, “pensa a chi sta peggio di te”. Sono tutte massime false e vuote, che meritano di essere spernacchiate e prese in giro. E questo avviene in Fiabe Libere.  Un libro divertente al punto giusto, ironico al punto giusto, dolce e sognante al punto giusto. Insomma, un libro al punto giusto al momento giusto!”

Che  risvolti pedagogici hanno le sue fiabe?

“Dalle mie fiabe i bambini apprendono che la Vita è meraviglia, sorpresa ed entusiasmo. Che bisogna sempre chiedersi il perché delle cose, che bisogna essere intraprendenti e coraggiosi nel realizzare il proprio sogno di vita, che non vi è differenza tra sognare e realizzare il sogno. Imparano ad essere morbidi, ironici e a ricercare sempre la Luce, accendendosela da sé, se occorre, apprendendo il modo e la fiducia per portarla fuori, per primi, senza aspettare che siano gli altri a dirti: adesso puoi farlo, oppure, adesso non si può! Apprendono che non esiste una sola strada per giungere, che i percorsi ce li creiamo da noi stessi, che abbiamo in noi questa grande capacità. Apprendono che il metodo per costruire la Realtà è esattamente lo stesso della costruzione delle Fiabe: tanta fiducia in se stessi e grande fantasia creativa. Ed è per questo che la Fiaba è una tappa pedagogica fondamentale per dare slancio alla vita presente e futura dei bambini, se vogliamo avere bambini pieni di entusiasmo e capacità di cambiare le cose. Se invece, vogliamo rassegnarci a figli spaventati, sfiduciati e incatenati, ridotti a semplici soldatini che eseguono ordini, anche insensati…”

Lei ha girato tante scuole per fare conoscere i suoi libri e fare apprezzare la lettura ai giovanissimi. E’ stato un lavoro il suo  che ha portato dei frutti?

“E’ un lavoro entusiasmante fatto di incontri e di momenti emozionanti, in cui si passa sempre dalle mie fiabe alle fiabe che i bambini sono capaci di costruire con la loro fantasia. E’ questo il vero tratto distintivo ed il perché degli incontri con il Re di Fiabe, come amano chiamarmi i lettori, il riscoprire che dentro ognuno esiste il germe creativo e la possibilità di inventare storie nuove. Ed è un lavoro che spesso estendo ad Istituti superiori, ad Università della Terza Età, con gli stessi esiti di forte energia, motivazione e attenzione. E ciò perché quando scrivo fiabe, le scrivo per tutti! Le fiabe non hanno una “fascia d’età”, le fiabe sono per coloro che amano e sanno meravigliarsi. Meravigliarsi significa riflettere ogni istante su cosa la realtà sia: e la Realtà è semplicemente Tutto! Anche l’Irreale, che si trasforma continuamente in Reale, come nelle Fiabe. Io non metto steccati tra lettori bambini e lettori adulti, e nemmeno preferenze. Sono tutti una grande famiglia  attenta e curiosa, e utilizzo con tutti lo stesso linguaggio semplice e la mia grande voglia di unirmi a loro, in un dialogo pieno di ascolto e di voglia di sorprendersi  sempre del fatto che esistiamo. Che è la vera Opera D’Arte, la vera Fiaba”.

Quali sono le fonti d’ispirazione di cui si serve quando scrive? Parte da esperienze reali, autobiografiche o dalla sua immaginazione? In altre parole: “Quali sono per lei le influenze reciproche fra letteratura e vita?”

“Il mio metodo di scrittura è lo stesso del mio metodo di vita e del mio modo di ”condurre” gli incontri: io, semplicemente, “mi assento”. Soltanto se ti assenti, se ti svuoti, soltanto se resti senza pensieri e voce, ti metti in condizioni ideali per capire che tutto ciò che ti circonda ha un pensiero e una voce. Tutto! Dalle persone, agli animali, alle piante, alle pietre, all’aria. Io parlo con tutto. E i miei racconti possono partire da esperienze autobiografiche o  da eventi che accadono attorno a me, di cui vengo a conoscenza, e che, per qualche motivo,  stuzzicano la mia voglia di raccontare. Tuttavia, per me, non si tratta di fare la cronaca della realtà. Si tratta semplicemente di uno spunto, dopo di che, ancora una volta, mi assento, e lascio che sia lo spunto a germogliare e a condurmi attraverso le sue  improvvise aperture fantastiche. Io voglio molto bene alle mie aperture fantastiche, loro lo sanno, e ricambiano il mio affetto e la mia fiducia. Visto? Parlo anche con le mie aperture fantastiche! Questo imparano i bambini durante i nostri incontri: a fidarsi completamente della propria creatività e vocina interiore. Ad amare la propria vocina interiore! E ripeto,  Letteratura Fiabesca e Vita sono la stessa cosa, si creano e generano attraverso lo stesso “fare”. Se impari a muoverti con la Fiaba (sia da lettore che da scrittore) sarai sicuramente una persona protagonista e padrona della tua vita, una persona libera, una persona che non puoi ingabbiare. E per questo, per la Libertà, non esiste fascia d’età”.

Empatia come immedesimazione nei propri personaggi?

“Immedesimarsi con i personaggi è fondamentale. Respirare, pensare, emozionarsi con loro, dentro di loro, correre, volteggiare, rattristarsi e gioire per e in loro, avvertire le loro sensazioni come se fossero le tue, ma sono le loro. Scrivere è come partorire un figlio. C’è un legame profondo tra te e chi nasce, tra te e la storia che scrivi, vi comprendete profondamente, e, allo stesso tempo, ti è per molti versi oscura.  Tu gli hai dato corpo e vita, ma non siete la stessa cosa, siete diversi! Meraviglia!E poi, ma contemporanemente, l’immedesimarsi con l’intero corpo della storia, con l’intera orchestra dei personaggi, con il movimento globale della trama, quando sei il primo a riempirti di brividi emozionanti, scrivendo l’ultima parola e capendo, da quei brividi di estremo godimento, che il cerchio si è chiuso come doveva, che ciò che hai scritto è bello. Empatia all’ennesima potenza!”

E’ chiaro che i rapporti reciproci fra empatia dei sentimenti, immedesimazione, finzione letteraria ( o invenzione) e autobiografia, sono complessi e delicati. Non le e’ mai capitato, nella sua attività di scrittore,  che  qualcuna di queste componenti sia sfuggita al suo controllo e abbia preso il sopravvento sulle altre?

“Capita di continuo di sforare, di avere la tentazione di mostrare il “personale”, di dilungarti troppo in considerazioni prolisse sulla realtà, di invadere la storia con l’ingombrante presenza di sentenze e giudizi, o di esasperare un aspetto della creazione, il lato romantico, o quello mordace, o la tentazione di chiudere troppo in fretta, non permettendo alla storia di aprirsi con pazienza. Certo che capita, ma fa parte della bellezza e del rischio della scrittura, trovare l’equilibrio tale, per cui le differenze tra empatia dei sentimenti, invenzione letterarie e autobiografia smettono di esistere,  e resta soltanto un unico, stupendo, completo, momento creativo. Resta soltanto la sublime sintesi della storia”.

Lei pensa davvero che la scrittura possa avere davvero delle proprietà terapeutiche?

“La scrittura è terapeutica quando cessa di essere accademica, cioè un puro vezzo o trofeo da torneo. Quando la scrittura diventa ricerca dell’unicità del proprio pensiero e delle proprie parole, delle parole importanti per ciascuno di noi (e ciascuno di noi è intimamente diverso dall’altro e può raccontare cose che soltanto lui può raccontare), allora la scrittura è semplicemente ricerca e raggiungimento della felicità. Perché chi comprende se stesso e la propria storia, e la racconta con pensieri e parole proprie e uniche, è felice! Semplicemente…”

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